utopia
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lunedì 9 marzo 2009
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"e pluribus unum"
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Una lettura allegorica e politica
Una nazione lanciata verso il successo, che vive in uno splendida realtà, apparentemente ricca e quasi isola fuori dal mondo, uccide, abbagliata dalla ricchezza e distratta dal lavoro e dalla tencologia, la propria giovane speranza. e travolge in questa tragedia anche altre vite/nazioni incolpevoli.
Così in un sussulto di orgoglio, sotto una pioggia che lava, si da, non prima di averle messe alla prova, alle diverse anime che formano questa nazione. E ridà così nerbo a chi allena, occhi a chi non vede che il lavoro, fiato a chi vive solo di nostalgia, giustizia con la casa a chi è sfruttato e..soprattutto cuore alla gioventù bella ma rassegnata. e per farlo tocca la medusa, il mistero della vita, malattia inguaribile, che pure ha impratao ad ammirare e rispettare sin da piccolo.
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Una lettura allegorica e politica
Una nazione lanciata verso il successo, che vive in uno splendida realtà, apparentemente ricca e quasi isola fuori dal mondo, uccide, abbagliata dalla ricchezza e distratta dal lavoro e dalla tencologia, la propria giovane speranza. e travolge in questa tragedia anche altre vite/nazioni incolpevoli.
Così in un sussulto di orgoglio, sotto una pioggia che lava, si da, non prima di averle messe alla prova, alle diverse anime che formano questa nazione. E ridà così nerbo a chi allena, occhi a chi non vede che il lavoro, fiato a chi vive solo di nostalgia, giustizia con la casa a chi è sfruttato e..soprattutto cuore alla gioventù bella ma rassegnata. e per farlo tocca la medusa, il mistero della vita, malattia inguaribile, che pure ha impratao ad ammirare e rispettare sin da piccolo. Quasi una "consacrazione" alla nazione. e così alla fine i salvati si riconoscono in quell'uno da cui hanno ricevuto ciascuno un dono che rivitalizza la rispettiva anima. e il coro, anche se giovane, è simbolo di questa ritrovata unità.
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marco46
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domenica 11 gennaio 2009
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troppo melodramma, troppi primi piani
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WILL SMITH, dopo aver esordito come FACCIA SIMPATICA (ve lo ricordate come "principe di Bel Air"?) e come eroe di storie a lieto fine (Indipendance Day, Men in Black, ecc) STA DIVENTANDO UN OTTIMO ATTORE DRAMMATICO (La ricerca della felicità, Io sono leggenda... per non dimenticare Alì).
In questo caso più che drammatico è veramente TRAGICO. Nel senso che più TRAGEDIA di così non si può. C'è una COLPA (il protagonista ha causato la morte di sette persone, tra cui l'adorata moglie, con la sua imprudenza al volante) e c'è L'ESPIAZIONE. Espiazione altrettanto tragica, alla Edipo, che difatti si privò degli occhi.
Però, caro Muccino, stavolta hai esagerato. Troppa enfasi, troppa disperazione, troppo melodramma.
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WILL SMITH, dopo aver esordito come FACCIA SIMPATICA (ve lo ricordate come "principe di Bel Air"?) e come eroe di storie a lieto fine (Indipendance Day, Men in Black, ecc) STA DIVENTANDO UN OTTIMO ATTORE DRAMMATICO (La ricerca della felicità, Io sono leggenda... per non dimenticare Alì).
In questo caso più che drammatico è veramente TRAGICO. Nel senso che più TRAGEDIA di così non si può. C'è una COLPA (il protagonista ha causato la morte di sette persone, tra cui l'adorata moglie, con la sua imprudenza al volante) e c'è L'ESPIAZIONE. Espiazione altrettanto tragica, alla Edipo, che difatti si privò degli occhi.
Però, caro Muccino, stavolta hai esagerato. Troppa enfasi, troppa disperazione, troppo melodramma. E troppi primi piani: il primo piano va usato con moderazione e serve a valorizzare la mimica degli attori, la luce dello sguardo, la malizia degli ammiccamenti. Qui serve più che altro a far vedere le lacrime.
TUTTAVIA il film ha un grande pregio. PARLA DELLA DONAZIONE DEGLI ORGANI e l'argomento è importante, molto importante. Perciò, proprio per questo motivo, GLI DO TRE STELLE.
Ultima considerazione. Nella cultura puritana, ultraprotestante, la carità bisogna meritarsela. Per cui il protagonista sembra ossessionato dalla ricerca delle PERSONE PERBENE. O sei buono o peggio per te. Da noi è diverso. Non so quali leggi ci siano in America: da noi c'è la lista d'attesa per i trapianti e non ti chiedono se hai sempre pagato le tasse, hai tradito il marito e quanti punti hai sulla patente. D'altra parte, se anche là ci fosse questa LISTA D'ATTESA, questo film durerebbe la metà.
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(di laura50)
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[+] uso corretto dei primi piani
(di tonnaights)
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limanera
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giovedì 15 gennaio 2009
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7(mila) lacrime
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Sono andata a vedere il film perché adoro will Smith e mi era piaciuta molto la sua collaborazione con Muccino ne "La ricerca della felicità". Ho trovato però questo film diverso. E' un film fatto per far piangere. E basta. E' deludente perché non spontaneo, studiato a tavolino.
Storia toccante, attori strepitosi, ma in fondo quello che vuole è "scavare" dentro lo spettatore e impietosirlo fino all'ultimo. Credo, e parlo da pura profana del cinema, che saper commuovere è tutt'altro. Un bravo sceneggiatore o un bravo regista non ha bisogno di girare un film tra malati terminali, ospedali e quant'altro per riuscire a commuovere; lo riesce a fare con un gesto, con una parola, con una musica. Così è banale.
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Sono andata a vedere il film perché adoro will Smith e mi era piaciuta molto la sua collaborazione con Muccino ne "La ricerca della felicità". Ho trovato però questo film diverso. E' un film fatto per far piangere. E basta. E' deludente perché non spontaneo, studiato a tavolino.
Storia toccante, attori strepitosi, ma in fondo quello che vuole è "scavare" dentro lo spettatore e impietosirlo fino all'ultimo. Credo, e parlo da pura profana del cinema, che saper commuovere è tutt'altro. Un bravo sceneggiatore o un bravo regista non ha bisogno di girare un film tra malati terminali, ospedali e quant'altro per riuscire a commuovere; lo riesce a fare con un gesto, con una parola, con una musica. Così è banale. E scontato era il finale. Ho capito come sarebbe finita tutta la storia quando lui si presenta per la prima volta a lei nell'ospedale, quando sta per essere dimessa dopo gli accertamenti. Quindi dopo un quarto d'ora. Da lì è iniziata l'attesa: l'attesa di conoscere quali fossero le altre 5 anime che avrebbe salvato, l'attesa di sapere quale modo avrebbe scelto Ben/Tim per togliersi la vita...dopo la visita all'acquario però risulta evidente anche quello. "L'animale più velenoso al mondo"...fai due più due e scopri che fa quattro.
Il paragone con "21 grams" può essere fatto, perché quest'ultimo, al pari del film di Muccino è angosciante e penoso, ma meno trasparente. Iñárritu riesce a nascondere il reale susseguirsi della trama per tutto il film. Muccino per soli 15 minuti.
In definitiva è un film forte, struggente ma troppo volutamente duro e prevedibile per colpirti davvero. Fanno più male i colpi improvvisi, che quelli che vedi arrivare.
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valeria
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venerdì 16 gennaio 2009
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"sette anime" infarcite di "buonismo" all'american
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....molti da tempo applaudono allo "sbarco" di Gabriele Muccino in quel di Hollwood, esultando per questo ragazzo che è riuscito dopo tanto tempo a riportare il cinema italiano negli USA. Pochi però forse si sono chiesti che fine ha fatto il vero cinema di Muccino, del quale resta ben poco sia nella prima prova americana della "Ricerca della felicità, sia in quest'ultimo lavoro. Il regista che era riuscito con i suoi film (da "Come te nessuno mai a Ricordati di me") a farci entrare nelle inquietudini dei giovani italiani e nelle crepe della famiglia odierna, presentandoci personaggi sempre complessi, mai scontati, oggi ci offre con "Sette Anime" una "favoletta" dove la retorica è la vera protagonista, e il mondo è popolato non più da essere umani ma solo da "buoni" o da "cattivi".
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....molti da tempo applaudono allo "sbarco" di Gabriele Muccino in quel di Hollwood, esultando per questo ragazzo che è riuscito dopo tanto tempo a riportare il cinema italiano negli USA. Pochi però forse si sono chiesti che fine ha fatto il vero cinema di Muccino, del quale resta ben poco sia nella prima prova americana della "Ricerca della felicità, sia in quest'ultimo lavoro. Il regista che era riuscito con i suoi film (da "Come te nessuno mai a Ricordati di me") a farci entrare nelle inquietudini dei giovani italiani e nelle crepe della famiglia odierna, presentandoci personaggi sempre complessi, mai scontati, oggi ci offre con "Sette Anime" una "favoletta" dove la retorica è la vera protagonista, e il mondo è popolato non più da essere umani ma solo da "buoni" o da "cattivi". Naturalmente il vero scopo del film è la lacrima, che puntualmente arriva alla fine della storia a far tacere ogni dubbio sulla riuscita (commerciale) di questa seconda prova del nostro "illustre emigrante". Peccato!...Sì, peccato per un film come questo che partiva con una storia originale, incisiva, che non aveva certo bisogno di facili stereotipi (la povera anziana e il dottore cattivo, i malati "puri" e buoni di "cuore") o dell'esagerato buonismo , per accattivarsi le simpatie del pubblico. In definitiva alla fine del film l'immagine che è rimasta nei miei occhi è quella di Gabriele Muccino, chinato in adorante servilismo, davanti all'altare della grande industria cinematografica americana , intento a sacrificare tutta la sua arte in cambio di "qualche spicciolo" di notorietà! Dove sono finiti i tormenti esistenziali e la maliconia dei giovani trentenni, l'incertezza e le promesse dell'età adolescenziale, la feroce consapevolezza del tempo che passa e tutto quello che in Italia, questo regista era stato capace di portare davanti ai nostri occhi? Al posto di tutto questo, ci presenta oggi un'opera che a tratti sfiora anche il ridicolo con le gesta di un "super-uomo" che in un solo giorno riesce a fare un trapianto di midolo (senza anestesia!!), una cenetta romantica seguita da performance amorosa, per finire con una concitata corsa sotto uno scenografico acquazzone. Direi che tuto sommato è un pò poco viste le premesse alle quali il "nostro" regista ci aveva abituato in patria!
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teo
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martedì 3 febbraio 2009
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muccino e la ricerca della redenzione
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Un tema forte. Una storia ambiziosa. Un dramma che prometteva agli spettatori impegno e tensione emotiva. La vicenda singolare di Ben Thomas è di quelle che sconvolgono a tal punto che è impossibile rimanere impassibili. È una vicenda che incute timore, certo, ma al contempo infonde uno straordinario attaccamento all’esistenza. Muccino costruisce la sua storia con evidente partecipazione. E il prodotto riesce. In parte. Poiché è proprio nella sceneggiatura che appaiono alcune disturbanti lacune: la poca introspezione dei personaggi rende il film più un teatrino di stereotipi scialbi e patinati che un dramma spiazzante e commovente come, del resto, nelle aspettative. Muccino, infatti, vuole dire troppo, ma finisce per sovraccaricare un po’ troppo il dramma, minimizzando i personaggi, prediligendo spesso la farsa melodrammatica e lacrimosa a una storia costruita con un’intelligente unghiata registica, ridicolizzando certi tratti con inaspettati sensazionalismi.
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Un tema forte. Una storia ambiziosa. Un dramma che prometteva agli spettatori impegno e tensione emotiva. La vicenda singolare di Ben Thomas è di quelle che sconvolgono a tal punto che è impossibile rimanere impassibili. È una vicenda che incute timore, certo, ma al contempo infonde uno straordinario attaccamento all’esistenza. Muccino costruisce la sua storia con evidente partecipazione. E il prodotto riesce. In parte. Poiché è proprio nella sceneggiatura che appaiono alcune disturbanti lacune: la poca introspezione dei personaggi rende il film più un teatrino di stereotipi scialbi e patinati che un dramma spiazzante e commovente come, del resto, nelle aspettative. Muccino, infatti, vuole dire troppo, ma finisce per sovraccaricare un po’ troppo il dramma, minimizzando i personaggi, prediligendo spesso la farsa melodrammatica e lacrimosa a una storia costruita con un’intelligente unghiata registica, ridicolizzando certi tratti con inaspettati sensazionalismi. Il difetto più evidente è proprio nel protagonista (un Will Smith alquanto bravo, sempre sotto le righe). Il suo personaggio è commovente, certo, ma la sua analisi psicologia manca di alcuni meccanismi che lo avrebbero reso ancore più interessante ed emozionante. Mentre in questo modo Ben Thomas finisce per avere una conformazione un po’ troppo inspiegabile e irrisolta. Il film, tuttavia, ha i suoi bei momenti di pathos ed intensità, specie nei momenti di dialogo tra i due grandi protagonisti (Rosario Dawson una nomination agli Oscar l’avrebbe certamente meritata) ed è tecnicamente impeccabile. Come dire: c’è la forma, ma poco contenuto. Sarà per la prossima volta.
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silvia
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domenica 11 gennaio 2009
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"sette anime" muccino cerca di emozionarci ...
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ieri ho visto al cinema "Sette Anime" ,seconda impresa cinematografica americana di Muccino. Premesso che ho sempre apprezzato la capicità del regista di esplorare e portare sullo schermo i drammi dell 'amore e della vita di coppia forse della realtà-quotidianità italiana.Se "Alla ricerca della felicità"mi aveva lascita perplessa , Sette Anime( il titolo per altro si allontana dal contenuto del film , compromettendolo molto )mi ha delusa: mi ha dato la sensazione di esercizio cinematografico , dove solo alcune cose belle si sono salvate ( fotografia, montaggio) per altro ciò che non è riuscito mi sembra l'intento del film : emozionare, forse Will Smith non ce la farebbe mai comunuque a risultare credibile nell'interpretazione dell'inquietudine, del dolore, del dramma umano, troppo finto ,recitato, sono pose del volto e basta , si vede troppo che si fa finta .
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ieri ho visto al cinema "Sette Anime" ,seconda impresa cinematografica americana di Muccino. Premesso che ho sempre apprezzato la capicità del regista di esplorare e portare sullo schermo i drammi dell 'amore e della vita di coppia forse della realtà-quotidianità italiana.Se "Alla ricerca della felicità"mi aveva lascita perplessa , Sette Anime( il titolo per altro si allontana dal contenuto del film , compromettendolo molto )mi ha delusa: mi ha dato la sensazione di esercizio cinematografico , dove solo alcune cose belle si sono salvate ( fotografia, montaggio) per altro ciò che non è riuscito mi sembra l'intento del film : emozionare, forse Will Smith non ce la farebbe mai comunuque a risultare credibile nell'interpretazione dell'inquietudine, del dolore, del dramma umano, troppo finto ,recitato, sono pose del volto e basta , si vede troppo che si fa finta ...
poi i tempi dedicati ai personaggi non hanno dato la possibilità di affezionarsi, di vivere le vite raccontate molto poco, solo sfiorate, il centro del film non si trova o meglio qual'è ? Forse si perde tra battute scontate , dialoghi poco emozionanti ed emozionati..o tra LE DUE e NON SETTE ANIME del film , una storia d'amore che ha la pretesa di parlarci di redenzione, colpa, espiazione, psicologia, niente sembra profondo , tutto sfiorato e alla fine del film, non mi è rimasto nulla ,perchè forse Muccino riesce meglio a fotografare la vita comune delle persone, e non ce la fa a sondare l'animo umano; lasciamolo fare a chi sa scavare molto , molto ma molto di più .....
Silvia
impiegata|musicista
Casale Moferrato (AL)
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[+] critica a mio parere completamente sbagliata
(di fabio)
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thegame
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lunedì 13 aprile 2009
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prevedibilmente fallimentare
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asettica e ruffiana seconda prova di Gabriele Muccino in terra Hollywoodiana, che finalmente dimostra e serve su un piatto d'argento tutta la sua poca preparazione artistica. dopo aver confezionato l'altrettanto furbo e paradio* successo de "la ricerca della felicità", il regista italiano mette in piedi un'imbazzante show, che sbrodola pochezza etica e cinematografica da ogni poro, dove il suo protettore Will Smith, qui in veste di vero e proprio nuovo messia dedito al suicidio, seguendo il suo presunto inappuntabile giudizio, decide il destino di chi lo circonda. "Sette Anime" è stato definito dalla critica americana come: "uno dei peggiori film della storia del cinema", un giudizio effettivamente eccessivo.
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asettica e ruffiana seconda prova di Gabriele Muccino in terra Hollywoodiana, che finalmente dimostra e serve su un piatto d'argento tutta la sua poca preparazione artistica. dopo aver confezionato l'altrettanto furbo e paradio* successo de "la ricerca della felicità", il regista italiano mette in piedi un'imbazzante show, che sbrodola pochezza etica e cinematografica da ogni poro, dove il suo protettore Will Smith, qui in veste di vero e proprio nuovo messia dedito al suicidio, seguendo il suo presunto inappuntabile giudizio, decide il destino di chi lo circonda. "Sette Anime" è stato definito dalla critica americana come: "uno dei peggiori film della storia del cinema", un giudizio effettivamente eccessivo...ma corretto...
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paride86
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domenica 14 giugno 2009
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non mi è piaciuto per niente
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Opus numero due del Muccino americanizzato, di cui però non ha scritto nulla.
"Sette Anime" è un film veramente insopportabile e inverosimile:
un uomo, responsabile della morte di sette persone, decide di suicidarsi per donare i suoi organi a sette disgraziati meritevoli. Per fare questo è aiutato da un amico e rinuncerà anche ad una storia d'amore.
Ora: ma chi è quell'amico che ti lascia suicidare? E poi: ma dove diavolo la prendi una cubomedusa per toglierti la vita?
Ma veniamo al sodo: l'arroganza del protagonista è davvero insopportabile. Un uomo che non ha più stima di sé per il gesto commesso come può arrogarsi addirittura il diritto di decidere a chi spetteranno i suoi organi? Secondo quali criteri giudica le persone, proprio lui che crede di valere meno di tutti?
Il film lo propone come un individuo estramemente umile, uno che vuole morire donando tutto se stesso agli altri, eppure io non ho mai visto al cinema un personaggio così superbo e pieno di sé, al punto di pensare che gli altri abbiano bisogno del suo aiuto, anche quando non lo vogliono (il caso della donna picchiata dal compagno).
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Opus numero due del Muccino americanizzato, di cui però non ha scritto nulla.
"Sette Anime" è un film veramente insopportabile e inverosimile:
un uomo, responsabile della morte di sette persone, decide di suicidarsi per donare i suoi organi a sette disgraziati meritevoli. Per fare questo è aiutato da un amico e rinuncerà anche ad una storia d'amore.
Ora: ma chi è quell'amico che ti lascia suicidare? E poi: ma dove diavolo la prendi una cubomedusa per toglierti la vita?
Ma veniamo al sodo: l'arroganza del protagonista è davvero insopportabile. Un uomo che non ha più stima di sé per il gesto commesso come può arrogarsi addirittura il diritto di decidere a chi spetteranno i suoi organi? Secondo quali criteri giudica le persone, proprio lui che crede di valere meno di tutti?
Il film lo propone come un individuo estramemente umile, uno che vuole morire donando tutto se stesso agli altri, eppure io non ho mai visto al cinema un personaggio così superbo e pieno di sé, al punto di pensare che gli altri abbiano bisogno del suo aiuto, anche quando non lo vogliono (il caso della donna picchiata dal compagno).
Non c'è arroganza peggiore di quella del volersi imporre agli altri, di chi crede di sapere di cosa gli altri abbiano bisogno. Non sono quei poveri malati ad aver bisogno di lui - semmai hanno bisogno di organi, ma di un qualsiasi donatore morente -, ma è Tim Thomas ad aver bisogno di loro per placare i rimorsi della sua coscienza. Lui li sceglie, li sottopone a dei test, magari anche facendoli affezionare, e poi si toglie la vita. Inoltre, uccidendosi, condanna i destinatari dei suoi organi ad un senso di colpa perpetuo che scaturisce dall'aver contribuito senza saperlo alla morte deliberata di un uomo per il solo fatto di essere malati.
Non è solo l'iniquità e la profonda superbia del messaggio del film a disturbare, ma anche una sceneggiatura che rimane esageratamente edulcorata e incomprensibile per la maggior parte del tempo. Tutto questo, insieme alle stucchevoli interpretazioni degli attori (tra cui spicca, però, Rosario Dawson), dà luogo ad un melodramma di zucchero filato.
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(di docphe)
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alessandro
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lunedì 12 gennaio 2009
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muccino a meta` tra critica e pubblico
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Non posso che essere in accordo con le critiche negative che ho letto in giro. Tutto vero. Ci sono debolezze di vario tipo: concedere allo spettatore la conoscienza dei fatti una goccia alla volta pare essere piu` un escamotage di bassa lega per far crescere la suspance che una reale esigenza narrativa.
Muccino usa uno stile spudoratamente "americano", di massa, dimostrando di essere ormai un ingranaggio hollywoodiano perfetto. Will Smith non riesce a rendere un personaggio dal profilo psicologico a tutto tondo: da` piu` l'idea di una sagoma di cartone, come se, riuscendo a girargli intorno e a guardarlo allo spalle, si potesse vedere l'asta di legno che lo fa stare in piedi. Il "buonismo" del protagonista, assieme all'estremita` della storia, e` piu` irritante che altro: si usano leve fin troppo basse per agire sui piu` facili sentimentalismi.
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Non posso che essere in accordo con le critiche negative che ho letto in giro. Tutto vero. Ci sono debolezze di vario tipo: concedere allo spettatore la conoscienza dei fatti una goccia alla volta pare essere piu` un escamotage di bassa lega per far crescere la suspance che una reale esigenza narrativa.
Muccino usa uno stile spudoratamente "americano", di massa, dimostrando di essere ormai un ingranaggio hollywoodiano perfetto. Will Smith non riesce a rendere un personaggio dal profilo psicologico a tutto tondo: da` piu` l'idea di una sagoma di cartone, come se, riuscendo a girargli intorno e a guardarlo allo spalle, si potesse vedere l'asta di legno che lo fa stare in piedi. Il "buonismo" del protagonista, assieme all'estremita` della storia, e` piu` irritante che altro: si usano leve fin troppo basse per agire sui piu` facili sentimentalismi.
Insomma, "Sette Anime" non avrebbe dovuto piacermi.
Tuttavia... sono uscito dal cinema soddisfatto, e cosi` gran parte di quelli che erano in sala con me.
Ho versato il mio contributo in lacrime (difficile resistere), ho dato sfogo ai miei istinti piu` bassi ed ho sperimentato quell'effetto catartico, proprio delle tragedie di ogni tempo, indotto dall'ineluttabilita` del destino. Il fatto che, in questo caso, il destino muovesse piu` che altro dalla razionalita` - spinta all'estremo - del protagonista, non ha fatto che rendermi piu` coinvolto.
Visto il contesto di major hollywoodiana in cui il progetto e` stato concepito e realizzato, penso si possa anche parlare di "film coraggioso".
Potrebbe piacervi, ma anche no. Merita comunque di essere sottoposto al Vostro giudizio.
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jack the rabbit
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sabato 17 gennaio 2009
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seven points
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1) Non bisognerebbe giudicare i "tempi" di un "artista" secondo molti (e non hanno tutti i torti). Com'è possibile sostenere che sono errati (in assoluto)? Per Gabriele Muccino erano quelli giusti. Bé, per me non lo sono. Ogni storia è come una melodia, ha un determinato ritmo che deve essere rispettato, pena il "fuori tempo". Uscendo dalla metafora, nella prima parte del film ho riscontrato delle lungaggini. Nella seconda si riprende.
2) Agghiacciante! Così definirei la scena del suicidio di Ben Thomas (Will Smith), la "scena madre" del film. Una morte terribile, dolorosa, lenta, non si può restare impassibili. Decisamente riuscita.
3) Will Smith: meno convincente rispetto a La ricerca della felicità (The Pursuit of Happyness), meno convincente rispetto al resto del cast.
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1) Non bisognerebbe giudicare i "tempi" di un "artista" secondo molti (e non hanno tutti i torti). Com'è possibile sostenere che sono errati (in assoluto)? Per Gabriele Muccino erano quelli giusti. Bé, per me non lo sono. Ogni storia è come una melodia, ha un determinato ritmo che deve essere rispettato, pena il "fuori tempo". Uscendo dalla metafora, nella prima parte del film ho riscontrato delle lungaggini. Nella seconda si riprende.
2) Agghiacciante! Così definirei la scena del suicidio di Ben Thomas (Will Smith), la "scena madre" del film. Una morte terribile, dolorosa, lenta, non si può restare impassibili. Decisamente riuscita.
3) Will Smith: meno convincente rispetto a La ricerca della felicità (The Pursuit of Happyness), meno convincente rispetto al resto del cast. Lo superano Rosario Dawson (Emily), Woody Harrelson (il non vedente Ezra) e Barry Pepper (l'amico Dan). Gli ultimi due sono, a mio parere, poco sfruttati. Eppure sono ottimi attori.
Quest'anno niente nomination ai Golden Globe per W. Smith e, mi auguro, neanche per gli Oscar, perché sarebbe immeritata.
4) Quando si racconta una storia non si può raccontare tutto. Bisogna operare una scelta sulle strade da percorrere, quali mostrare interamente, quali per niente, quali in parte. In quest'ultimo caso mi riferisco al personaggio interpretato dall'ottimo Barry Pepper (Dan). Il rapporto di amicizia e complicità tra Dan e Ben è solo accennato, ma si capisce bene quanto sia saldo e vero. Si tratta di amore allo stato puro, di volersi bene con tutto il cuore, di essere disposti a qualunque cosa l'uno per l'altro, al punto tale da aiutare il proprio migliore amico a espiare le sue colpe assecondando e rispettando un piano che conduce alla morte dell'amico stesso. Se questo non è amore vero...
Sarebbe stato bello esplorare/mostrare il rapporto tra Dan e Ben, ma sarebbe stato tutt'altro film (oppure il film sarebbe durato almeno un'altra ora in più; e sarebbe stato deleterio).
5) Gabriele Muccino: un passo indietro rispetto al suo precedente film americano (La ricerca della felicità). Sette Anime (Seven Pounds) è ben realizzato, tecnicamente parlando, ma lo script presenta alcuni problemi: non è solido, non è compatto, ci sono delle stonature, degli stiracchiamenti che lo minano qua e là e ne impediscono l'omogeneità. La ricerca della felicità, invece, oltre a essere meglio interpretato dallo stesso Smith, vanta anche una solida struttura narrativa.
6) Complimenti a Gabriele Muccino per essere riuscito ad arrivare dove molti registi italiani e non (anche quelli che disprezzano l'America e i film americani) vorrebbero arrivare. Certo, non è tutto merito suo, c'è stata una buona dose di fortuna, di essere al posto giusto nel momento giusto, di essere piaciuto a una star dello show business come Will Smith, in grado di imporsi e di realizzare, o far realizzare, i film che desidera.
7) Facendo una summa di quanto scritto sopra posso dire che il film è ridondante e scialacquatore nella prima parte, buono nella seconda. E' imperfetto, non è eccelso, ma si lascia guardare. Per me raggiunge la sufficienza.
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[+] sette anime
(di anto)
[ - ] sette anime
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