elgatoloco
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lunedì 23 marzo 2015
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ever on the road
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Mito della nuova frontiera, certo, "western", se vogliamo, ma non declinato in direzione John Wayne, ma anche John Ford, bensì in chiave decisamente "à la Easy Rider"al femminile, in questo "Bonneville"che contempera e sintetizza dramma e commedia(merito di Christopher Rowley, regista e anche coautore della sceneggiatura). Certo: lo spunto di partenza è luttuoso, le protagoniste(bravissime, vere grandi attrici)hanno dietro di sé un percorso di vita decisamente più lungo dei protagonisti di"Easy Rider"(Hopper e Fonda), ma soprattutto l'epoca è diversa, eppure la temperie culturale è quella, in un film che un fondamentalista religioso(una nel film è presente, voglio dire come ruolo ricoperto, ma il tutto è ben altrimenti risolto-amalgamato.
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Mito della nuova frontiera, certo, "western", se vogliamo, ma non declinato in direzione John Wayne, ma anche John Ford, bensì in chiave decisamente "à la Easy Rider"al femminile, in questo "Bonneville"che contempera e sintetizza dramma e commedia(merito di Christopher Rowley, regista e anche coautore della sceneggiatura). Certo: lo spunto di partenza è luttuoso, le protagoniste(bravissime, vere grandi attrici)hanno dietro di sé un percorso di vita decisamente più lungo dei protagonisti di"Easy Rider"(Hopper e Fonda), ma soprattutto l'epoca è diversa, eppure la temperie culturale è quella, in un film che un fondamentalista religioso(una nel film è presente, voglio dire come ruolo ricoperto, ma il tutto è ben altrimenti risolto-amalgamato...)/un militante da"New (e Old, anche...)Right"stigmatizzerebbe come"sovversione", "distruzione dei valori fondamentali dell'Occidente"e comunque simili corbellerie equivalenti o quasi... Tempi praticamente perfetti, ritmo incessante(senza essere schiavo della dromologia e dello stile psichedelico), attrici ottime(ma anche Tom Skerritt non sfigura per nulla). Film da vedere ad ogni costo, comunque. El Gato
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ultimoboyscout
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domenica 16 gennaio 2011
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un viaggio tra ricordi passati.
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Leggera e senza impegno, questa commedia on the road al femminile ha il merito di rimanere sempre viva senza mai scadere nel noioso o nell'eccessivo mieloso. Un viaggio, a volte commovente, attraverso posti già visti e già vissuti che una vedova e le sue amiche compiranno per portare le ceneri del defunto nel luogo di sepoltura convenuto. Molto brave le tre protagoniste, lontanamente mi ricordano "Thelma & Louise" per spensieratezza, allegria e voglia di vivere ed evadere.
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ciccio capozzi
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giovedì 16 aprile 2009
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on the road le amiche si riappropriano della vita
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“QUEL CHE RESTA DI MIO MARITO” di CHRISTOPHER N. ROWLEY; USA, 06. Arvilla da poco vedova è costretta a portare le ceneri del marito a Santa Barbara, dove la figlia di lui, che non ha mai amato la nuova compagna, vuole dargli sepoltura. Dall’Idaho fino alla California, il viaggio è lungo: non le vengono meno nè le sue amiche di sempre, né l’auto, una vecchia ma gloriosa Cadillac Bonneville. Il film solo nel 2008 ha avuto una distribuzione in Italia. Eppure i motivi per cui può interessare sono molti: innanzitutto la splendida e caratterizzante presenza di Jessica Lang e di un terzetto di attrici di grande e maturo fascino. L’interpretazione della vedova è un misto di malinconia, di dolore accettato con dignità: ma anche di un profondo senso di continuità e di accettazione rispetto alla vita.
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“QUEL CHE RESTA DI MIO MARITO” di CHRISTOPHER N. ROWLEY; USA, 06. Arvilla da poco vedova è costretta a portare le ceneri del marito a Santa Barbara, dove la figlia di lui, che non ha mai amato la nuova compagna, vuole dargli sepoltura. Dall’Idaho fino alla California, il viaggio è lungo: non le vengono meno nè le sue amiche di sempre, né l’auto, una vecchia ma gloriosa Cadillac Bonneville. Il film solo nel 2008 ha avuto una distribuzione in Italia. Eppure i motivi per cui può interessare sono molti: innanzitutto la splendida e caratterizzante presenza di Jessica Lang e di un terzetto di attrici di grande e maturo fascino. L’interpretazione della vedova è un misto di malinconia, di dolore accettato con dignità: ma anche di un profondo senso di continuità e di accettazione rispetto alla vita. In questo senso riesce a passare dal dramma alla commedia con grande scioltezza. Ma è una commedia di tipo “pensante”, che si apre alla considerazione dell’insieme della vita, che è fatta anche di appressamento alla morte: anche se a noi sembra lontanissima, e di fatto quasi incredibile (come dice U.Galimberti). E ciò avviene in una favola morale di amore e di amicizia che si snoda come un grande serpente animato dalle soglie della morte sulla dimensione narrativa scelta, che è quella del viaggio. Il Road Movie è un genere particolare, tipico del cinema di Hollywood. Nasce dal profondo della cultura americana, ne accompagna la crescita e addirittura la presa di coscienza e definizione della stessa identità nazionale Usa: basti pensare a Mark Twain. Non solo serve a variare i ritmi narrativi, ma permette di immettere dei cambiamenti nelle psicologie dei personaggi, come in quello dell’amica Mormone, che, grazie a degli incontri “esterni”, in situazioni e con personaggi nuovi, muterà alcuni modi di vedere un po’ troppo sul bacchettonismo. Serve a meglio precisare la psicologia, abbastanza ricca, solare e strutturata in sede di sceneggiatura, della protagonista, a rivelarne aspetti diversi: e tutto ciò grazie ai confronti tra lei e le dimensioni di reciproca e mai allontanata memoria affettiva che proprio i dialoghi effervescenti e ricchi di notazioni tra loro, fanno venire a galla nei loro rapporti di amiche. In questa visione la tensione rappresentatavi è molto intensa: grazie alla qualità delle attrici, senz’altro; ma anche della sobria e attenta regia. Più attenta, anzi, al lato recitazione che all’individuazione di originali spazi visuali. Ma d’altra parte, era molto difficile sottrarsi al fascino umano e professionale della tre protagoniste, tutte geniali, senza la minima ombra di divismo: oltre alla Lang, c’era la raffinata Joan Allen, però fin troppo concentrata sulla sua missione di madre modello: anzi compressa, con leggere ma chiare sfumature di nevrosi. Kathy Bates, pur se generosamente in soprappeso, ha un attaccamento alla vita, che la rende allegramente e quasi elegantemente sensuale, senza sforare nel grottesco o nello scialbo. La loro vicinanza all’amica è resa in chiave non edulcoratamente banale, ma in modi narrativamente dinamici: come ad esempio nella riuscita sequenza di quel gioco collettivo, liberatorio del gettarsi sul lettone come delle ragazzine, in cui prevale la pura dimensione ludica, come un ritorno, pur nella consapevole maturità, di un’allegria individuale e collettiva, molto vitale, quale solo si ha in una dimensione di felicità condivisa, grazie all’amicizia sorerna che viene da molto lontano nel tempo.
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sergio
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lunedì 23 febbraio 2009
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il titolo deriva dalla pontiac bonneville
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Per Marzia Gandolfi
Tutto OK, però la vettura non è una Cadillac, ma una Pontiac Bonneville, modello che ha avuto una discreta fortuna tra gli amatori (americani) di macchine sportive.
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isabella
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mercoledì 28 gennaio 2009
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spot turistico dell'america
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Più che un film mi sembra uno spot turistico per visitare l'America.Infatti l'unica cosa interessante del film sono i paesaggi. Per il resto trama forzata e poco credibile ed in più le protagonioste ridono troppo tanto da non sembrare naturali. Ma che ci sarà mai tanto da ridere? in fondo stanno andando ad un funerale.
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dony 64
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venerdì 28 novembre 2008
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lento lento e lento
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Film commedia americana molto lento,spento e con un pizzico di breve ironia.La trama e' poco interessante ed il film puo' aiutare a riposare o dormire.Voto 6
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hari seldon
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domenica 2 novembre 2008
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e' una pontiac, non una cadillac
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Secondo me espressioni come "elaborare il lutto" sono state introdotte nella lingua italiana (e non sarebbe male sapere quando...) solo per giustificare questo tipo di film e i sentimenti un po' pelosi da cui traggono origine. E' ben vero che non ho mai dovuto soffrire una separazione lontanamente paragonabile a quella che ci viene mostrata ma mi sembra proprio che il maniacale attaccamento a ceneri maritali sballottate qua e là, contese tra moglie e figlia(stra), sia solo il pretesto narrativo per uno sguardo intimista e rosa-nero su una delle tante famiglie allargate americane. Che poi questo sguardo si trasformi in una divertita commedia di iniziazione tripla, di separazione rispettiva delle tre protagoniste dai loro fantasmi (cioè l'elaborazione delle loro perdite) va ascritto a merito di regista e sceneggiatore, che virano divertiti su un registro on the road, condito con malinconiche fotografie di paesaggi, verso la frontiera e la destinazione.
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Secondo me espressioni come "elaborare il lutto" sono state introdotte nella lingua italiana (e non sarebbe male sapere quando...) solo per giustificare questo tipo di film e i sentimenti un po' pelosi da cui traggono origine. E' ben vero che non ho mai dovuto soffrire una separazione lontanamente paragonabile a quella che ci viene mostrata ma mi sembra proprio che il maniacale attaccamento a ceneri maritali sballottate qua e là, contese tra moglie e figlia(stra), sia solo il pretesto narrativo per uno sguardo intimista e rosa-nero su una delle tante famiglie allargate americane. Che poi questo sguardo si trasformi in una divertita commedia di iniziazione tripla, di separazione rispettiva delle tre protagoniste dai loro fantasmi (cioè l'elaborazione delle loro perdite) va ascritto a merito di regista e sceneggiatore, che virano divertiti su un registro on the road, condito con malinconiche fotografie di paesaggi, verso la frontiera e la destinazione. Il viaggio comincia su una Pontiac Bonneville di prima generazione, rosso fiammante (attenzione: non una Cadillac, recensori imprudenti e spettatori distratti - si vede benissimo dalla sgangherata autoradio di che marca si tratta!) e le tre amiche sembrano delle Thelma e Louise versione conventuale. Con il bel ragazzo di passaggio occhieggiano divertite. Con il seducente camionista superato per la strada ci vanno a cena, al casino e, una di loro, anche a letto. E quell'urna di coccio dove stanno le ceneri del maritino si sa già che farà quella fine, non senza prima averci deliziato con numerose aperture, una per ogni tappa del viaggio.
Di solito questi film non mi piacciono, ma se non mi sono addormentato vuol dire che in fondo c'era qualcosa che mi teneva avvinto. E se fosse il ricordo di una Jessica Lange alle prese con un postino un po' meno romantico di questi bei personaggi? Fa sempre la sua figura, diciamocelo.
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cos53
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domenica 2 novembre 2008
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come confezionare bene un film inutile
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Pompato com'era dalla critica mi aspettavo qualcosa di meglio.Un film melenso, tre brave attrici (soprattutto la Bates) sprecate, pieno di luoghi comuni e di situazioni scontate. Da spargere al vento dell'oblio come le ceneri del povero marito scomparso. Da dimenticare
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marvelman
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giovedì 30 ottobre 2008
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molto bello !!!
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Mi è piaciuto di più di " Thelma e Louise " : Bravissime tutte e tre le protagoniste !!!
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paolo
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martedì 21 ottobre 2008
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road movie piatto
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In pratica e' il viaggio di queste 3 amiche per riportare le ceneri del marito di una di queste alla figlia del primo matrimonio visitando nel tragitto tutti i luoghi visitati dai due nella loro unione. Una commedia recitata bene da tre ottime attrici che riescono a salvare una trama molto semplice fatta di buoni sentimenti dove non succede praticamente nulla e i caratteri dei personaggi nemmeno sfiorati.
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