Quantum of Solace

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Un film di Marc Forster. Con Daniel Craig, Olga Kurylenko, Mathieu Amalric, Judi Dench, Giancarlo Giannini.
continua»
Azione, durata 106 min. - USA, Gran Bretagna 2008. - Sony Pictures Italia uscita venerdì 7 novembre 2008. MYMONETRO Quantum of Solace * * 1/2 - - valutazione media: 2,87 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il mio James Bond girato in Italia che racconta la crisi della borsa

di Arianna Finos Il Venerdì di Repubblica

L'attore inglese torna nei panni di 007 in Quantum of Solace. E, dopo aver resistito alla produzione che lo voleva nudo, affronta spia e inseguimenti. Ma anche gli intrecci fra soldi e politica.
James Bond al tempo della crisi con i mercati in ginocchio, il fantasma dello recessione, perfino la saga più consumistica nella storia del cinema, nel suo ventiduesimo episodio, corregge il tiro. E cambia natura. «Con lo sceneggiatore Paul Haggis e il regista Marc Foster ci siamo sforzati per far muovere 007 in un contesto legato alla complessità del presente: le grandi speculazioni, gli intrecci perversi tra criminalità, politica e lo sfruttamento delle risorse economiche mondiali». Daniel Craig annuncia così Quantum of Solace, il suo secondo Bond, che stavolta prende corpo con una storia estranea ai libri di Ian Fleming.
Quarant'anni compiuti lo scorso marzo, l'attore inglese sembra aver raggiunto il giusto equilibrio estetico: non mostra jeans sdruciti del primo incontro sul set di due anni fa, né appare ingessato nel trepezzi firmato dallo sponsor, come accadde al tempo della promozione romana del primo film. Oggi che il Bond biondo ha vinto e archiviato la battaglia con i fan di Sean Connery, può sedersi rilassato, camicia e pantaloni neri, in un salotto dell'Oriental Mandarin Hotel di Londra. E spiegare come ha sepolto il predecessore Pierce Brosnan, diventando il secondo migliore interprete di 007, dopo Connery, e con la sua benedizione. «Per quest'ultimo film ci siamo mossi in tre direzioni. Approfondimento psicologico del personaggio, creazione di un contesto legato alla realtà di oggi e fedeltà stilistica ai primi lavori della serie, quelli degli anni Sessanta». Con una particolarità: gran parte del film è girato in Italia.
Partiamo dal contesto. «Senza fare troppa sociologia, abbiamo cercato di fotografare il mondo di oggi, dove è il denaro che fa girare tutto e il potere passa attraverso il controllo delle risorse naturali. Petrolio, gas, acqua: i Paesi poveri che possiedono le risorse non sono capaci di estrarle, hanno bisogno di lavoratori e capitali stranieri. Il cattivo di questo film si chiama Mister Greene, è un miliardario che vuole il monopolio delle risorse di un Paese del Sudamerica ed è pronto, per questo, a organizzare anche un colpo di Stato. Ê il prototipo dell'uomo di potere amorale e indifferente alle sorti dei più deboli».
Mathieu Amalric, che interpreta Dominic Greene, ha detto di essersi ispirato «ai sorrisi falsi di politici come Blair, Sarkozy e Berlusconi, dietro i quali si nasconde la brama assoluta di potere.
«La politica mi interessa, ma preferisco lasciare i proclami e i giudizi ai professionisti. Sono loro che devono parlare di politica e potere, non gli attori».
Quindi George Clooney fa male a esporsi?

«Lui potrebbe fare qualsiasi cosa. Anche candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti. Anzi, lancio la campagna: "George for President". Lo ammiro per l'energia con cui mette la sua fama al servizio delle cause umanitarie e vorrei seguire il suo esempio. È la politica che mi innervosisce, e la sua mancanza di leader carismatici. Per questo i ragazzi oggi sono affascinati solo da popstar e calciatori. Certo, ora c'è Barack Obama, ma da solo non basta».
Anche lei, oggi, è una star. E il tragitto rapido da attore stimato del cinema indipendente a divo l'ha fatto sull'Aston Martin di Bond.
«Per me è stato il percorso per diventare famoso».
Dica la verità, si diverte a fare l'agente segreto e a girare scene spericolate.
«Mi sono slogato, contuso e ferito anche questa volta per fare gli inseguimenti senza controfigura. Nel film ci sono esplosioni, combattimenti e, naturalmente, smoking. Abbiamo girato in Bolivia, Perù, Austria, Svizzera, Italia».
Casino Royale è stato apprezzato: anche dalla critica. Paura del confronto?
«So che ci aspettano al varca per dire che questo non è all'altezza del primo film: se va male, la produzione mi scarica anche se ho un'opzione per un terzo episodio. Ma, tra botti e botte, io e Forster abbiamo cercato d'infilarci anche il tormento di un uomo dal cuore infranto, che cerca la vendetta. Ci siamo ispirati ai thriller psicologici degli anni Sessanta, i primi James Bond, ma anche ai film con Steve McQueen».
Considera McQueen il suo modello?
«Sì, i suoi film sono fantastici, da Bullitt a Il caso Thomas Crown. Hanno uno stile incredibile, che scaturiva dalla sua maniacale attenzione per i dettagli. È quel che abbiamo cercato di fare: nel nostro Bond, ogni oggetto presente in una stanza doveva essere perfetto».
Un altro dei suoi miti era Paul Newman, con il quale ha lavorato in Era mio padre.
«Ricordo quando Sani Mendes mi chiamò nel suo ufficio, qui a Londra, e mi disse che aveva pensato a me per la parte del figlio di Newman. Lo bloccai subito. "Non dirmi altro, se mi dai la parte mi racconti tutto, sennò fermati perché se va male mi suicido". Poi mi sono infilato in un pub e mi sono scolato due birre e altrettanti bourbon».
E invece è andata bene, ma su set le sue gaffe con Newman sono diventate leggendarie.
«Davvero? Ricordo solo che, ogni volta che Paul entrava nella stanza, restavo impalato con la bocca aperta a guardarlo. Il che, lo ammetto, non è il massimo per un giovane attore che deve mettersi in mostra. Adorava le corse d'auto, ma io non ne capisco niente. Alla fine, abbiamo trovato un bizzarro modo di comunicare: ci raccontavamo barzellette sporche. Paul ne conosceva una quantità incredibile».
Il suo Bond, anche se è piaciuto molto, è considerato meno raffinato dei precedenti e un poi proletario: che ne pensa?
«In realtà non vengo da una famiglia operaia, mia madre era insegnante, ma, se mi vogliono paladino della working class, va benissimo, so che cosa significa essere povero. A sedici anni sono andato a vivere da solo a Londra per fare l'attore, per molto tempo ho dormito sui divani e i pavimenti di amici e conoscenti. E oggi, per i giovani, può essere ancora più dura perché Londra è diventata assurdamente cara».
La stampa inglese la accusa di essere antipatico con i giornalisti. Eppure il primo abbraccio della sua vita le è arrivato da un giornale.
È vero. Sono nato in casa e allora si usava avvolgere i neonati nel
quotidiano intonso, che, stampato a temperature altissime, è anche sterile. La balia mi ha consegnato a mamma come un cartoccio di fish and chips».
Qual era il giornale?
«Mi piace pensare fosse il Guardian, ma non potrei giurarci». Perché ha rifiutato di girare la scena di nudo integrale, malgrado le suppliche della produttrice Barbara Broccoli? In passato, di scene scabrose ne ha fatte parecchie. «Questo è un film per famiglie. È vero che mi piacciono i film scabrosi. In La madre facevo sesso con una sessantenne, in Love is the Devil ero l'amante perverso di Francis Bacon, in Infamous il condannato a morte che seduce Truman Capote. Anche il nuovo film, Defiance, non passerà inosservato. È ambientato in Polonia, durante la Seconda guerra mondiale, e racconta la storia vera di tre fratelli che sottraggono un gruppo di ebrei ai nazisti e per quattro anni vivono nella foresta. Per sopravvivere, faranno cose molto discutibili. Ma le assicuro che in Quantum of Solace il nudo era fuori luogo».
Da Il Venerdì di Repubblica, 24 Ottobre 2008

di Arianna Finos, 24 Ottobre 2008

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