Roberto Nepoti
La Repubblica
All'origine di Prospettive di un delitto ci sono due elementi, sulla carta, suggestivi. Il primo, non nuovo ma sempre efficace, è l'attentato alla vita del presidente americano. Che è a Salamanca per un summit mondiale sull'antiterrorismo quando, nella Plaza Mayor gremita di folla, esplodono colpi di fucile: il presidente si accascia. Entra qui la seconda idea: la sceneggiatura di Barry L. Lewy seleziona otto punti di vista sull'evento (un agente dei servizi segreti, un turista con telecamera, uno spagnolo implicato nell'attentato, una mamma con bambina ecc.) e - previo rewind della pellicola - ce lo ripropone altrettante volte, nell'ottica (parziale e frammentaria) di ciascun personaggio.
Vietato pensare a una variante di "Rashomon", il celebre film di Kurosawa che presentava i fatti in quattro versioni contraddittorie. Mentre Quaid, Whitaker e & C. si agitano intorno ai rispettivi episodi, i vari replay aggiungono informazioni a ciò che lo spettatore già sa: la somma compone per gradi il puzzle di ciò che è "veramente" accaduto. Intrigante? Fino a un certo punto: da intendersi alla lettera, perché un finale assurdo e ridicolo manda in pezzi la laboriosa costruzione.
Da La Repubblica, 29 febbraio 2008
di Roberto Nepoti, 29 febbraio 2008