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Pinocchio: La fiaba italiana senza tempo torna in tv

Domenica e lunedì la miniserie dal celebre racconto di Collodi.
di Edoardo Becattini

Un nuovo Pinocchio televisivo
Luciana Littizzetto (59 anni) 29 ottobre 1964, Torino (Italia) - Scorpione. Interpreta Grillo Parlante nel film di Alberto Sironi Pinocchio.

martedì 27 ottobre 2009 - Televisione

Un nuovo Pinocchio televisivo
Le fiabe sono fatte per essere raccontate e per trovare a ogni nuova lettura un senso ulteriore che le renda universali e senza tempo. "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi godono di questo fascino eterno grazie a una serie di personaggi e di situazioni eternamente rinnovabili in base allo spirito del tempo, a cominciare dalla straordinaria figura protagonista: un bambino di legno vivace e curioso che impara, attraverso prove dure e incredibili, come si sta al mondo.
Pinocchio come favola dell'infanzia e della maturità, capace di affascinare tanto i lettori italiani di fine Ottocento che gli spettatori televisivi dell'era contemporanea, e di passare attraverso trasposizioni e riletture differenti. Dalla più celebre versione a cartoni animati del 1940 firmata Walt Disney, fino alla magniloquente quanto controversa rilettura ad opera di Roberto Benigni, certamente una delle trasposizioni che il grande pubblico in Italia maggiormente ricorda è quella realizzata nel 1971 da Luigi Comencini per la RAI. A quel progetto, uno degli sceneggiati di maggior successo della televisione nazionale, si ispira la nuova versione concepita da Alberto Sironi, anche grazie alla continuità apportata dalla Lux Vide e dalla presenza di Ettore Bernabei.
Come fu per quello di trentacinque anni fa, il nuovo Pinocchio utilizza volti popolari (al tempo Nino Manfredi, Gina Lollobrigida, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia; adesso Bob Hoskins, Luciana Littizzetto, Margherita Buy, Violante Placido e Alessandro Gassman) e una location suggestiva (la regione del viterbese per Comencini, il borgo di Civita di Bagnoregio per Sironi), per dare nuova lettura al mito che non muore di Pinocchio e alle sue strette e rinnovabili somiglianze con l'epoca contemporanea.

La genesi del nuovo Pinocchio
Ettore Bernabei (presidente onorario Lux Vide): Pinocchio è una fiaba intramontabile, di tradizione antica come le fiabe di Esopo, di Fedro o del Boccaccio. Molti anni fa, quando tramontò il progetto di far dirigere una "Divina Commedia" a Federico Fellini, si pensò di far riadattare le più belle fiabe italiane al poeta Andrea Zanzotto. Da quello spunto riparte oggi l'idea di voler raccontare "le storie della storia" e di rifare una versione per la televisione di Pinocchio a più di trentacinque anni da quella di Luigi Comencini. Questa nuova versione si adatta al pubblico più moderno ed è il frutto di una coproduzione con l'Inghilterra. È una versione asciutta, priva di sentimentalismi, e rispettoso della fiaba originale e del suo modo tutto particolare di toccare le corde dell'umanità.
Si tratta anche di un lavoro che riesce a cogliere bene lo spirito dei nostri tempi e quel grande paese dei balocchi rappresentato dalla vita facile proposta da certa parte dell'attualità.

Quali sono le principali novità rispetto alla fiaba?
Alberto Sironi: Un regista italiano che di fronte alla possibilità di dirigere un Pinocchio dicesse di no, sarebbe un pazzo. Ovvio che di fronte a questa opportunità e ad una sceneggiatura bellissima e moderna come quella di Ivan Cotroneo e Carlo Mazzotta non ho esitato per un momento. La novità più interessante è data dalla componente femminile: innanzitutto una Fata Turchina molto giovane come Violante Placido, con una personalità più sbarazzina e meno materna di quella originale, poi il ruolo di primo piano che viene accordato a due personaggi secondari come il Grillo Parlante di Luciana Littizzetto e la Maestra di scuola di Margherita Buy.
È stata un'esperienza incredibile per un regista che viene dal teatro e che è abituato a lavorare molto sulla presenza degli attori, stare a fianco di queste donne straordinarie e di attori di fama internazionale come Robbie Kay e Bob Hoskins. Robbie ha un enorme senso del dovere e della professionalità, soprattutto per un ragazzo della sua età, mentre Bob ha dato moltissimo della sua esperienza per la parte. Subito dopo aver letto il copione ha detto di voler rendere al massimo la solitudine di Geppetto, un uomo talmente solo da costruirsi un bambino di legno, ma avrebbe trattenuto molto sulla componente emotiva. Da un punto di vista estetico, l'ispirazione principale mi è venuta dalle illustrazioni storiche che si accompagnano alle prime edizioni del libro. Soprattutto mi affascinava riprendere le illustrazioni russe, che inserivano Pinocchio in un contesto completamente coperto di neve e molto diverso dal paesaggio italiano. Mi piaceva dare questa idea anche per dare una patina di realismo magico a tutta la confezione.
Carlo Mazzotta (sceneggiatore): Possiamo considerare l'apporto principale del nostro lavoro quello di aver inserito la parabola sulla creazione e la funzione del racconto. Da una parte è stato un atto di grande incoscienza inserire lo stesso Collodi nella narrazione. Dall'altra è stato incredibilmente stimolante, anche come modo per dare un senso all'attività di raccontare.
Ivan Cotroneo (sceneggiatore): Un'altra importante intuizione è stata quella di inserire, parallelamente al racconto di formazione che riguarda Pinocchio, anche la parabola di Geppetto che impara a conoscersi come padre.

Cosa ha significato per gli attori interpretare Pinocchio?
Robbie Kay: Conoscevo già la storia di Pinocchio prima di prendere parte al film. Avevo letto il racconto e visto più volte la celebre versione della Disney. Non è stata un'esperienza facile anche perché non capisco e non parlo l'italiano, però mi è piaciuto moltissimo interpretare un bambino che dice bugie. D'altronde tutti diciamo bugie, lui ne dice solo un po' di più perché non conosce ancora il mondo.
Luciana Littizzetto: Pinocchio è una favola molto didascalica e il mio ruolo all'interno del racconto è molto limitato. Qui invece, dove ho più spazio, ho cercato di rappresentare il Grillo come una coscienza un po' isterica. Che quando scopre Pinocchio a fare qualcosa di sbagliato può diventare anche severa. Ho molto apprezzato la scelta di raccontare la maturazione di Geppetto come padre in un momento in cui il ruolo del padre single è sempre più diffuso.
Quando passò in televisione il Pinocchio di Comencini ero alle elementari e mi ricordo che andavo pazza per quella miniserie: avevo tutta la collezione di figurine ed ero letteralmente innamorata del Pinocchio di allora, Andrea Balestri.
Violante Placido: La mia fatina non ha i capelli turchini, è più moderna e più sbarazzina. Ma resta sempre una sorta di figura divina, colei che dà vita e anima al bambino di legno. Il suo ruolo prevede sia il dovere di illuminargli il percorso, che di metterlo alla prova, lasciargli la giusta autonomia e soprattutto essere severa e crudele, quando occorre. D'altronde sa bene che farà battere il cuore a Pinocchio solo quando nel momento in cui dimostrerà di avere una coscienza e dei sentimenti.
Francesco Pannofino: Il gatto e la volpe sono i personaggi più popolari del racconto da sempre, i più attuali, anche perché il mondo è sempre stato popolato da gatti e da volpi. Sono personaggi che fanno parte di un immaginario collettivo, soprattutto italiano. Per noi è stato difficile confrontarci con una coppia comica come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che interpretarono i due ruoli nel versione di Comencini, ma anche un'esperienza straordinaria.
Toni Bertorelli: Oggi sono molto più nascosti i gatti e le volpi, non li riconosci più così facilmente. E poi, rispetto ai truffatori di oggi, i due originali animaleschi sono due "fetentoni", due disonesti un po' sfortunati e pasticcioni, anche per questo di solito piacciono molto ai bambini.

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