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Parlami d'amore... e di soldi!

Francesca Longardi, produttore delegato Cattleya ci spiega i segreti di Parlami d'amore.
di Alessia Di Giovanni

Com'è nata l'idea di produrre Parlami d'amore e di farlo dirigere a Silvio Muccino?

martedì 12 febbraio 2008 - Incontri

Com'è nata l'idea di produrre Parlami d'amore e di farlo dirigere a Silvio Muccino?
Ero in contatto da tempo con Carla Vangelista. È una sceneggiatrice, stavamo discutendo di altri progetti e mi ha raccontato che stava scrivendo un libro con Silvio Muccino. In Cattleya ci siamo innamorati subito della storia. L'idea era forte con due personaggi a tutto tondo. Quando è uscito il libro abbiamo subito chiesto a entrambi di scrivere il copione.
Scrivendo il libro e poi la sceneggiatura, Silvio ha sentito così tanto la storia che a poco a poco ha maturato l'idea di dirigere il film da solo. Non è stata una scelta facile. Silvio dice che se fai cinema e ti chiami Muccino devi essere un kamikaze. È una storia diversa rispetto a quelle che di solito racconta suo fratello Gabriele, che tende a raccontare una generazione. Invece Silvio voleva raccontare una storia meno realistica, una storia d'amore sospesa, due anime che si incontrano e in qualche modo ricominciano a vivere.

C'è un fil rouge che unisce i passati progetti di Cattleya a questo?
Fin da quando Riccardo Tozzi ha fondato Cattleya nel 1997 e poi quando nel 1999 si sono uniti i suoi due altri soci Giovanni Stabilini e Marco Chimenz, l'idea è sempre stata innanzitutto quella di cercare dei buoni copioni e lavorare con l'autore sulla sceneggiatura, poi di fare dei film che avessero valori produttivi molto alti, cioè con una cura e un'attenzione nella messa in scena, qualcosa che da un po' di anni in un certo cinema italiano si era perso. Inoltre cerchiamo sempre di servirci di ottimi collaboratori. La nostra mentalità prevede una stretta cooperazione tra regista e produzione.

Che budget ha il film? Avete cercato degli sponsor particolari?
Cattleya produce due tipi di film. Le opere prime in genere sono meno commerciali e prevedono un piccolo budget che per noi si aggira intorno ai 2 milioni e mezzo, 3 milioni di euro come L'uomo perfetto o Tre metri sopra il cielo. Poi ci sono film che prevedono un budget più importante che si aggira intorno ai 5 milioni di euro. Parlami d'amore costituisce un'eccezione: pur essendo un debutto alla regia, la presenza di Silvio Muccino tra gli attori del film ci ha garantito una certa tranquillità di investimento.
Gli sponsor del film sono stati Coca Cola, Intimissimi e altri piccoli marchi. Abbiamo lavorato poco in questo senso perché nel copione non erano previsti. Il product placement è estremamente delicato perché a noi produttori dà un respiro enorme visto che si riesce a ottenere quanto prima si poteva coprire con le produzioni internazionali, che sono ormai sparite. Però, se gli sponsor sono importanti per il cinema italiano, è anche vero che bisogna stare attenti a usarli. Non dev'essere una cosa forzata: il pubblico non vuole essere bombardato dalla pubblicità mentre vede un film, sarebbe controproducente per chi sponsorizza e per il film stesso.

Come si è svolta la fase di adattamento del libro?
È stato un lavoro molto complesso. In Cattleya abbiamo già avuto esperienza di passaggio da libro a copione, per esempio con Io non ho paura, Romanzo criminale, Non ti muovere, Tre metri sopra il cielo ma questa volta il passaggio è stato più delicato perché il romanzo era tutto raccontato a due voci in prima persona, c'erano molti pensieri. In tutto la sceneggiatura ha richiesto sei, sette mesi e varie stesure. In genere noi facciamo dieci, undici versioni del copioni, ma sarebbe sempre meglio farne di più. Il caso più clamoroso è stato con Marco Ponti e Lucia Moisio per L'uomo perfetto in cui sono state fatte dodici stesure. Una volta completato il casting, però, il copione può subire altre variazioni, perché magari gli attori suggeriscono delle modifiche ai loro personaggi. Lo stesso Silvio ha cucito la storia addosso agli attori durante le letture e le prove.

Come si è svolto il casting?
Silvio ha visto tantissimi attori. Per la parte di Nicole gli abbiamo consigliato noi Aitana Sánchez: è un'attrice che aveva lavorato per Cattleya in Io non ho paura e che stimavamo. Aitana ha letto il copione e si è innamorata della sceneggiatura. Silvio è andato a Madrid per farle un provino e quando lei è scesa dal taxi era già vestita da Nicole e parlava come lei. Aveva smesso di essere Aitana ed era diventata il personaggio. A Silvio è piaciuta subito, come gli è piaciuta subito Carolina Crescentini per Benedetta.

Silvio Muccino regista... com'è?
Silvio si è preparato molto, era davvero consapevole dei suoi limiti come regista. Tre mesi prima di cominciare le riprese ci ha segnalato dei tecnici eccellenti come il direttore della fotografia Arnaldo Catinari, che con noi ha fatto tantissimi film tra cui Caterina va in città, lo scenografo Tonino Zera, il costumista Maurizio Millenotti... le sue prime scelte di collaboratori sono poi quelle che Cattleya ha effettivamente chiamato. Insieme all'aiuto-regista ha fatto parecchi sopralluoghi e cominciato a pianificare il lavoro. Quando è andato sul set oltre al copione seguiva una specie di layout di inquadrature, minuzioso e meticoloso. Come regista lo definirei esigente, sicuro. Sa cosa cerca e cosa non gli piace, cosa utilissima su un set. Sapendo che si doveva dedicare alla regia, sul set si è portato dietro un dialogue coach, che gli supervisionava la sua recitazione. A livello organizzativo lui è stato perfetto, abbiamo persino finito le riprese con due giorni di anticipo che, quando fai un film con un regista alle prime armi che è anche l'attore protagonista, è un vero miracolo.

Quindi vi ha fatto risparmiare
Sì, un giorno di riprese sono all'incirca trentamila euro...

C'è stata una cura particolare delle musiche del film...
Sì, anche se purtroppo le musiche sono molto costose quando le usi al cinema. L'industria musicale è in crisi e la maggior parte dei loro introiti si basa sulla musica nei film. Una canzone abbastanza riconoscibile in media costa 20.000 euro... Chiamare Skin (ex frontwoman degli Skunk Anansie) è stata la cosa più semplice: Andrea Guerra aveva scritto il tema del film e gliel'abbiamo mandato insieme a una sequenza di scene. Skin ci ha chiesto tre settimane e ha scritto il testo riadattando la melodia. Quando abbiamo sentito "Tear down these houses" è stato eccezionale: ha colto esattamente lo spirito del film. Sotto la direzione artistica di Silvio, poi, Marco Salom ha diretto anche il video della canzone.

C'è una ricetta produttiva per avere un successo al botteghino?
Non esiste una ricetta, ogni film è un prototipo. Credo che l'unica cosa importante sia fare del cinema di qualità, d'autore o di genere che sia. Avere dei giovani che adorano le nostre star è un grande risultato, anche perché loro sono il pubblico che ci porteremo dietro negli anni. Poi i giovani sono molto esigenti, attenti, non li affascini con un prodotto che non è all'altezza e questo nuovo cinema giovanile teen è un fenomeno che va coltivato, protetto.

Il film esce a San Valentino...
Un film che si chiama Parlami d'amore non poteva che uscire a San Valentino. Dopotutto febbraio e marzo sono ancora dei buoni mesi. Noi produttori siamo legati alle variazioni climatiche: ad aprile e maggio c'è bel tempo e tanti nostri film hanno sofferto perché il pubblico preferisce godersi la giornata all'aria aperta. Infatti la sfida di noi produttori, ora che il cinema italiano si sta riprendendo, è cercare di allungare il periodo in cui la gente va in sala. Gli esercenti, mi riferisco soprattutto ai multiplex, ci chiedono di fare uscire film anche non nei soliti periodi, ma è un rischio. Per ora in estate sono uscite solo pellicole americane... Bisognerà vedere come va quest'anno: se veramente il cinema italiano, come sembra, arriverà a una quota di mercato del 40%, allora è bene che tutti facciamo degli sforzi. È un momento molto felice per il nostro cinema. Il pubblico finalmente sta tornando al cinema e bisogna offrirgli prodotti all'altezza.

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