parsifal
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lunedì 23 agosto 2010
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sorridere: una proposta per cambiare il mondo
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Dall'inquietudine di un ragazzo che parte per trovare la propria strada nel sottosuolo di Bucarest, inizia la forte avventura tra i tanti bambini di strada, i boschettari.
Una storia forte, che mostra alcune difficoltà che si incontrano nell'aiutare i bambini di strada, e le difficoltà che essi stessi hanno per uscire dalla propria schiavitù. Attraverso l'arte del clown e la magia del circo il film ci fa assistere ad una crescita graduale dei bambini, mostrando quindi una strada possibile per uscire dal disagio. Un film che merita di essere visto quanto meno per la propositività, nonché la capacità di far sorridere facendo sentire tutta l'amarezza e ma anche la forza che ci vuole per provocare un sorriso.
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don64
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lunedì 22 marzo 2010
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film...crudo
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Film drammatico sulla situazione dei bambini rumeni e la loro poverta' inumana.La vita che conducono andando avanti ad elemosinare a prostituirsi a 10 anni e a sniffare continuamente droga.Film realta' molto crudo, violento,schietto ed amio parere da vedere per notare cosa accade ancora oggo nel 2010 nei paesi poveri.Voto 7
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chiarialessandro
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domenica 16 agosto 2009
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se non avete paura di commuovervi o di incazzarvi
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Ci sono dei momenti in cui provo una certa vergogna di appartenere al genere umano; guardando questa pellicola ho provato tale sensazione. Avevo già letto un libro sull’argomento dei ragazzini che vivono nelle fogne di Bucarest ma credo che le immagini abbiano abbastanza facilmente il sopravvento sulla parola e, nel caso specifico, è stato di sicuro così. C’è, comunque, un elemento consolatorio che vale la pena di mettere in risalto: davanti alla bestialità di chi sfrutta i bambini per fare soldi, dei pedofili, degli assassini, dei violenti; davanti alla perdizione di chi assiste impassibile al disfacimento morale e fisico dei disperati che cominciano a sniffare vernice quasi subito dopo lo svezzamento; davanti a chi si trincera dietro il paravento delle ONG ufficiali o agli incarichi rappresentativi; davanti al “sistema” rappresentato dai falsi difensori dei deboli e dai veri sfruttatori, si staglia ancora qualche Don Chisciotte, qualche figura “grande”, talmente grande da riuscire a fare ombra a tutti gli altri, armato solo della sua esaltante follia, unica molla che possa far sperare di poter riuscire in imprese pazzesche, ai limiti (oltre?) delle umane possibilità.
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Ci sono dei momenti in cui provo una certa vergogna di appartenere al genere umano; guardando questa pellicola ho provato tale sensazione. Avevo già letto un libro sull’argomento dei ragazzini che vivono nelle fogne di Bucarest ma credo che le immagini abbiano abbastanza facilmente il sopravvento sulla parola e, nel caso specifico, è stato di sicuro così. C’è, comunque, un elemento consolatorio che vale la pena di mettere in risalto: davanti alla bestialità di chi sfrutta i bambini per fare soldi, dei pedofili, degli assassini, dei violenti; davanti alla perdizione di chi assiste impassibile al disfacimento morale e fisico dei disperati che cominciano a sniffare vernice quasi subito dopo lo svezzamento; davanti a chi si trincera dietro il paravento delle ONG ufficiali o agli incarichi rappresentativi; davanti al “sistema” rappresentato dai falsi difensori dei deboli e dai veri sfruttatori, si staglia ancora qualche Don Chisciotte, qualche figura “grande”, talmente grande da riuscire a fare ombra a tutti gli altri, armato solo della sua esaltante follia, unica molla che possa far sperare di poter riuscire in imprese pazzesche, ai limiti (oltre?) delle umane possibilità. Mi verrebbe voglia di continuare su questo terreno e scrivere di quanto mi sembrino miopi quelli che vivono nella disonestà, cercando di illudersi che i loro comportamenti non si ritorceranno mai contro di loro, contro i loro cari o i loro amici; ma ho la convinzione che andrei troppo lontano rispetto a quello che è l’oggetto di queste considerazioni. Guardate il film, non lasciatevelo sfuggire; sono sicuro che molte sequenze vi rimarranno impresse a lungo nella memoria.
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ciccio capozzi
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sabato 25 aprile 2009
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l'interazione coi ragazzi attraverso la clowneria
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“PA-RA-DA” di MARCO PONTECORVO; ITA, 08. Miloud è un clown franco-algerino da strada che a Bucarest s’imbatte nei boskettari: bambini che vivono sotto le fogne della città. Cerca di aiutarli a uscirne, facendoli diventare clown come lui. Ispirato ad una storia vera, ha trovato nell’attore che lo interpreta una rassomiglianza non solo fisica. Presentato a Venezia 08, ha avuto una calorosa accoglienza critica e di spettatori. Il regista, figlio del grande Gillo, è riuscito a catturare quell’atmosfera di oppressione che caratterizza la società rumena all’indomani della caduta del regime di Ceausescu. Ma che investiva soprattutto il vivere dei bambini da strada in un momento storico di grande difficoltà sociale.
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“PA-RA-DA” di MARCO PONTECORVO; ITA, 08. Miloud è un clown franco-algerino da strada che a Bucarest s’imbatte nei boskettari: bambini che vivono sotto le fogne della città. Cerca di aiutarli a uscirne, facendoli diventare clown come lui. Ispirato ad una storia vera, ha trovato nell’attore che lo interpreta una rassomiglianza non solo fisica. Presentato a Venezia 08, ha avuto una calorosa accoglienza critica e di spettatori. Il regista, figlio del grande Gillo, è riuscito a catturare quell’atmosfera di oppressione che caratterizza la società rumena all’indomani della caduta del regime di Ceausescu. Ma che investiva soprattutto il vivere dei bambini da strada in un momento storico di grande difficoltà sociale. Il senso della collettività, di appartenenza ad un gruppo in cui il singolo qualche modo si protegge l’un l’altro regge la presenza collettiva dei piccoli fantastici interpreti. Senza cadere in alcun clichè prevedibile sia dickensiano, che alla Truffaut, abbiamo uno spettacolo apparentemente documentario, che costruisce il percorso di costoro. In realtà il regista, che è stato un valido Direttore della Fotografia per molto cinema italiano contemporaneo, ha operato una scelta narrativa che teneva abilmente presente il percorso documentario-illustrativo della vicenda di Miloud, nel mentre ce ne esplicitava le fasi narrativamente. Perché la crescita collettiva è giustamente correlata alla stessa crescita del protagonista che all’iniozio non è del tutto consapevole del percorso d intraprendere: lo “scopre”, si può dire, quasi insieme ai ragazzi. Egli “sa”, nel senso di: sente, solo che deve fare qualcosa per questi bambini derelitti e osteggiati da tutti, che sono un po’ trovatelli e appena tollerati come lui, che è un immigrato a mala pena integrato in patria; e che sono violenti come lo sarebbe anche lui nelle stesse condizioni. Da qui nasce il coinvolgimento e l’invenzione per sé del ruolo di “maestro di strada”. Egli comunica l’affetto e la solidarietà concreta, rivelando loro i suoi talenti di clown: l’unica sua ricchezza; l’unica cosa che sa fare e che gli appartiene. Questo percorso va di pari passo con quello dei ragazzi: ne affronta le psicologie sia individuali che comuni, vi si cala; “entra” in relazione con loro. Come direbbe G.Zagrebelski, non si “integra”, ma si “intera” con loro. La perdita di una semplice “g”, implica una relazione più difficile: che maggiormente lo mette in discussione, non solo con gli altri; ma soprattutto con sé. La freschezza e la forza della sceneggiatura, cui ha collaborato lo stesso regista insieme al bravo Roberto Tiraboschi, sta proprio nella via narrativa che imprende nel definire questo doppio percorso. La diversità diventa fastidiosa anomalia, quando non è affrontata con la dovuta umiltà. Ed è proprio questa consapevolezza che rende così originale la tenuta del film. Anche se si leggono gli ispiratori sia di cinema che di letteratura che stanno alla base del tessuto della trama, risalta l’attenzione alle specificità sia ambientali e sociali, dell’intorno alla collettività infantile, che alle loro psicologie. Perciò risultano così poco leccosamente individuate. Un cinema agile nel montaggio, che raffigura con ossuta rudezza documentaria le asperità descrittive della metropoli che da poco si affaccia al finto benessere post-comunista, tutto confuso con la violenza atavica di una società agraria arretrata, che solo nella esteriorità superficiale ha mutato i suoi comportamenti tribali.
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modì
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mercoledì 18 marzo 2009
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un film da presentare ai giovani
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Bellissimo! Spero che qualche prof abbia la bella idea di farlo visionare nelle scuole....forse qualche ragazzo potrà scoprire l'importanza di avere dei valori e andare oltre al proprio naso...
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(di chiarialessandro)
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vittorio
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domenica 8 marzo 2009
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bello!!
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Film che riesce a regalarti tantissime emozioni, una visione completa delle cose, a tratti struggente, a tratti drammatico ed ironico, una storia semplice che entra direttamente nel tuo cuore. Bravissimo Jalil Lespert, grande la sua interpretazione!!
Assolutamente da vedere....magari anche nelle scuole!!!
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debora
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martedì 9 dicembre 2008
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piu film e meno natali sul nilo!!
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oggi s stata con la mi classe a vedere pa ra da..che dire..bel film realista e che fa riflettere(o almeno dovrebbe)..abbiamo avuto anche l onore di fare 2 chiacchiere con il regista persona semplice e disponibile alla quale voglio dire grazie da parte mia e di tutta la mia classe..eramente bel film aspettiamo con impazienza il prossimo!
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marina bottari
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domenica 23 novembre 2008
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realtà volutamente ignorate
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al giorno d'oggi queste problematiche così attuali vengono offuscate da situazioni ingigantite a regola d'arte dai media e dalla televisione.Questo film del quale ho sentito parlare solo pochi mesi fa, e che non ho avuto il piacere di vedere perchè comparso pressochè proprio come una meteora forse per non più di una settimana nei cinema, deve per forza del progetto e del messaggio che contiene essere di grande interesse.Auspico che rientri nel circuito degli orari normali dei cinema di roma, non solo alle dieci di mattina della domenica, giorno in cui una persona che lavora tutta la settimana se la prende un po' più comodamente, o addirittura non viene a conoscenza dell'evento se non nel pomeriggio della sopra citata domenica!Quando ormai è troppo tardi per andare a vederlo.
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al giorno d'oggi queste problematiche così attuali vengono offuscate da situazioni ingigantite a regola d'arte dai media e dalla televisione.Questo film del quale ho sentito parlare solo pochi mesi fa, e che non ho avuto il piacere di vedere perchè comparso pressochè proprio come una meteora forse per non più di una settimana nei cinema, deve per forza del progetto e del messaggio che contiene essere di grande interesse.Auspico che rientri nel circuito degli orari normali dei cinema di roma, non solo alle dieci di mattina della domenica, giorno in cui una persona che lavora tutta la settimana se la prende un po' più comodamente, o addirittura non viene a conoscenza dell'evento se non nel pomeriggio della sopra citata domenica!Quando ormai è troppo tardi per andare a vederlo.Comunque , per terminare, credo sia un film scomodo proprio per tutto il mondo, in quanto molti stati hanno interesse a tenere nascoste realtà di abbandono e sfruttamento dei minori.
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mary
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sabato 22 novembre 2008
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un film su cui riflettere
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Pa-ra-da racconta la vera storia del clown di strada Miloud Oukili, il suo arrivo in Romania nel '92, tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu, e il suo incontro con i bambini dei tombini, i cosiddetti "boskettari".
Pa-ra-da è la storia dell'amicizia tra una banda di ragazzini tra i tre e i sedici anni e il giovane clown franco algerino Miloud, poco più che ventenne. I bambini vivono da straccioni, come randagi, dormono nel sottosuolo di Bucarest, nelle grandi condotte dove passano i tubi per il riscaldamento e sopravvivono con furtarelli, accattonaggio e prostituzione. Sono bambini fuggiti dagli orfanotrofi o dalla povertà di famiglie indifferenti o disperate, bambini che vivono ammassati nel sottosuolo, nella rete dei canali, su cartoni e materassi putridi, in ambienti sporchi e soffocanti.
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Pa-ra-da racconta la vera storia del clown di strada Miloud Oukili, il suo arrivo in Romania nel '92, tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu, e il suo incontro con i bambini dei tombini, i cosiddetti "boskettari".
Pa-ra-da è la storia dell'amicizia tra una banda di ragazzini tra i tre e i sedici anni e il giovane clown franco algerino Miloud, poco più che ventenne. I bambini vivono da straccioni, come randagi, dormono nel sottosuolo di Bucarest, nelle grandi condotte dove passano i tubi per il riscaldamento e sopravvivono con furtarelli, accattonaggio e prostituzione. Sono bambini fuggiti dagli orfanotrofi o dalla povertà di famiglie indifferenti o disperate, bambini che vivono ammassati nel sottosuolo, nella rete dei canali, su cartoni e materassi putridi, in ambienti sporchi e soffocanti.
Miloud coltiva il folle sogno di entrare in contatto con questi ragazzi diffidenti e induriti dalla loro drammatica esperienza di scontri, violenze, lutti, pedofilia e droga. Usa il suo carisma e la sua testardaggine per penetrare il muro di sospetto con cui si difendono e per tirarli fuori dalla loro condizione e portarli a una vita dignitosa. Insegnando le attività circensi e clownesche e riportandoli alla luce del sole, dà loro la speranza in un'esistenza futura.
Dopo molte disavventure e vere e proprie tragedie, osteggiato da funzionari corrotti, Miloud riuscirà a creare una vera e propria compagnia circense con questi ragazzi di strada e riuscirà a portare in scena lo spettacolo nella piazza principale di Bucarest, dimostrando che era possibile ridare dignità umana ad esseri che tutti consideravano animali
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nemio86
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martedì 28 ottobre 2008
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colonna sonora
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ciao ragazzi.qualcuno mi sa dire perchè da nessuna parte si trovano informazioni sulla colonna sonora di questo film?!?...sto diventando pazzo...
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