Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Germania, Portogallo |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Werner Schroeter |
Attori | Pascal Greggory, Bruno Todeschini, Amira Casar, Elsa Zylberstein, Nathalie Delon Sami Frey, Bulle Ogier. |
MYmonetro | 2,50 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 29 novembre 2011
In un paese immaginario in piena guerra civile e segnato dalla dittatura, un gruppo di persone tenta di sopravvivere combattendo, e poi di fuggire.
CONSIGLIATO NÌ
|
Ossorio, militare e chirurgo cinquantenne, arriva nottetempo nella città di Porto, ribattezzata Santa Maria, esaurita dalle faide tra i miliziani di due fazioni opposte, dallo spettro del colera e delle folle di rifugiati. Giunto per rivedere l'amata Clara, scomparsa nel nulla, Ossorio tenta la fuga dalla città e da se stesso ma non sfugge al vortice del terrore e della violenza intestina.
Werner Schroeter, figura importante del nuovo cinema tedesco degli anni settanta e ottanta, sperimentatore di formati e innesti tra le diverse arti della scena, trova ispirazione in un romanzo dello scrittore uruguaiano Juan Carlos Ometti, suggerito al produttore Paulo Branco da Jean-Luc Godard e ispirato a un episodio della guerra di Spagna.
Collocato in uno stato d'assedio e dialogato in francese, la lingua dell'esistenzialismo, Nuit de chien appoggia sul capo del protagonista Pascal Greggory il borsalino del moderno investigatore e lo invia a sondare perché l'uomo, l'essere della possibilità di scelta, finisce sempre incline alla resa e si arrocca da solo nella stagione del buio, preda di una paura invalidante della morte che per l'autore è fonte di nonsense esistenziale e anarchia sociale. Come in ogni investigazione dai tempi di Edipo, Ossorio si ritrova nel ruolo del colpevole, alla fine di un cammino filmico lungo e frammentario, che non fa sconti allo spettatore ma lo obbliga a entrare in un tempo senza ritmo, dentro digressioni oniriche, vuoti pneumatici e sofferte stasi.
Il viaggio al termine della notte di Schroeter illumina le figure dell'amore appassionato o svenduto, della paura, della solitudine, dell'ultimo ballo e dell'ultima coppa di champagne. Un'umanità alla resa dei conti con se stessa, sulla quale la luce del sole non splenderà più, che il pallore lunare rende al massimo della fragilità. Là dove Solanas evocava dalla nebbia artificiale la nostalgia e vagava alla ricerca di un senso per l'artista, il cineasta tedesco si affida alla stilizzazione teatrale e alla forza dell'inquadratura pittorica per evocare la malinconia e cercare un senso per l'uomo, la più debole delle creature, al punto che solo la lirica, la musica del melodramma, può adattarsi a forma di commento.
Ma l'ambizione all'apologo, l'indifferenza per la narrazione, il rispolvero e l'ostentazione del film a tesi, fanno di Nuit de chien un'opera pretenziosa, che si vota da sola a morte sicura.
"Nuit de chien" : l'horreur séduisante du moment où tout bascule Un homme descend d'un train en gare de Santamaria, ville imaginaire recréée dans l'ambiance onirique de Porto. Le pays est en proie à la guerre civile, la ville regorge de réfugiés qui cherchent à fuir par la mer. Après avoir été un roman de l'écrivain uruguayen Juan Carlos Onetti, Nuit de chien est le nouveau film de Werner Schroeter, [...] Vai alla recensione »