L'occhio tagliato della rete
Che veder fosse il crimine per eccellenza lo dichiarò in maniera incontrovertibile Luis Buñuel con il taglio dell'occhio che inaugurava il suo Un chien andalou. Il vedere è lo scandalo del cinema che non può fare altro che rivelare il mondo allo sguardo. L'insorgenza della spettacolarizzazione della violenza e di conseguenza della sua maggiore visibilità ha sempre accompagnato l'infrangersi degli equilibri estetici del cinema, in favore di nuove possibilità del dire. Girando Nella rete del serial killer Gregory Hoblit prova a filmare ciò che sta fuori dal visibile ufficiale, spostando così il confine dell'orrore che siamo in grado di sopportare. Un'agente dell'FBI, la bella e "infedele" Diane Lane, investiga su un folle criminale che uccide le sue vittime in rete con la complicità del pubblico navigante, più contatti segnerà l'indicatore e più rapida ed efferata sarà la morte delle sue vittime. Non c'è dubbio che il consumo web, il voyeurismo esasperato del pubblico e la dipendenza del consumatore abbiano rivoluzionato (anche) la modalità di messa in scena della morte al cinema. Per il regista americano la violenza è un inevitabile strumento per riprendere a guardare e tutta la moralità dello sguardo sembra fondarsi sulla nostra capacità di reggere la visione dell'orrore. Coadiuvato dagli agenti dell'FBI di Los Angeles e da quelli di Portland, il regista delle serie televisive NYPD Blue e Hill Street Blues si interroga sulla necessita del vedere, sulla violenza e su come filmarla.

Crimini virtuali
La cosa che mi affascina di questo thriller è la sua attualità. L'unità del cyber-crimine dell'FBI è relativamente nuova, è stata creata soltanto sei anni fa per combattere gli abusi contro i minori, per bloccare le carte di credito rubate e molto altro ancora. Certo noi partendo dalla realtà dei fatti ne abbiamo fatto un uso insolito, immaginando un serial killer che commette omicidi e poi decide di condividerli sulla rete. Più persone cliccheranno il suo sito e prima le sue vittime moriranno. Al momento di accettare se prendere o meno parte a questo progetto sapevo bene che internet è una fonte di informazioni utilissima, ma ero, e sono consapevole, che l'anonimato può alimentare curiosità malsane e morbose nei navigatori. Il mio film si interroga proprio su questo, sul nostro bisogno di voyeurismo, a tutti i costi e in questo caso a spese altrui. Se il caso raccontato del film si verificasse, voi lo guardereste ? Cedereste alla tentazione?

Agenti nella rete
Se devi realizzare un film su detective che indagano sulla rete, devi conoscerla bene. Noi l'abbiamo studiata così a fondo da soddisfare qualsiasi appassionato di internet. Negli anni in cui ho lavorato come regista e produttore di serie televisive come NYPD Blue e Hill Street Blues, mi sono sempre avvalso della consulenza di funzionari di polizia che potessero garantirmi l'autenticità della mia rappresentazione di quel mondo. Tengo molto al realismo ed è una grande soddisfazione ricevere le telefonate entusiaste dei poliziotti. Per questa ragione per girare questo film ho voluto accanto a me molti agenti della polizia di Portland e dell'FBI di Los Angeles. Il Bureau ha esaminato la sceneggiatura e ha contribuito alla sua verosimiglianza con una serie di dettagli tecnici. La cosa più importante per noi era poter creare un sito che non fosse rintracciabile né potesse essere bloccato. Il nostro consulente chiave dell'FBI è stato l'agente speciale E.J. Hilbert, che ha lavorato nella sicurezza di MySpace ed è specializzato in crimini in rete e in intrusioni e frodi. Il suo contributo è stato fondamentale per aiutare Diane Lane a capire il suo lavoro. Collaborare con veri agenti ha permesso inoltre a Diane Lane di interpretare il suo ruolo in maniera efficace e credibile, comprendendo la pressione che questo lavoro esercita sulla vita privata degli agenti.