L'ultima missione

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Un film di Olivier Marchal. Con Daniel Auteuil, Olivia Bonamy, Catherine Marchal, Philippe Nahon, Francis Renaud.
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Titolo originale MR 73. Azione, durata 121 min. - Francia 2008. - Medusa uscita venerdì 18 aprile 2008. MYMONETRO L'ultima missione * * * - - valutazione media: 3,08 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
francesco rossini sabato 10 maggio 2008
la fuga senza scampo Valutazione 4 stelle su cinque
94%
No
6%

La disperata e inesorabile discesa dello sbirro Louis Schneider, poliziotto con meriti speciali presso il dipartimento di Marsiglia, è il tema di fondo dell'ultima fatica di Olivier Marchal. Un devastato quanto strepitoso Daniel Auteil si appiccica letteralmente alla macchina da presa per consegnarci sospiri, gemiti, fiati alcolici e soprattutto l'immenso dolore di un uomo che era dove non doveva essere nel momento in cui la sua famiglia veniva distrutta per sempre. Una sofferenza tangibile per tutta la durata del film, quella dello sbirro in cerca di redenzione, che finisce per conferire alla pellicola un andamento organico e profondissimo come non se ne vedeva da tempo. A fare da contrappunto a questo lento precipitare c'è invece la storia di una rinascita, dolorosa e innocente di una ragazza (Olivia Bonamy), che sulle macerie di una famiglia distrutta da un duplice omicidio, trova la forza di portare a termine una gravidanza nonostante l'incubo di un terribile assassino. [+]

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maurizio crispi domenica 11 maggio 2008
un canto alla vita e all'amore Valutazione 4 stelle su cinque
89%
No
11%

Il film di Marchal esordisce, come tutti i noir ("polar", così i Francesi definiscono i neo-noir) con atmosfere cupissime e crepuscolari, intensamente claustrofobiche, mancando quasi del tutto le riprese all'aperto, i campi lunghi che diano allo spettatore un po' di respiro. Buona parte del film si sviluppa in interni cupi, appena rischiarati da fioche lampade o di notte, con un'esasperazione radicale dei contrasti e, in alcuni casi, anche con una forte abolizione delle tonalità intermedie ed una ipersaturazione di colori base della gamma cromatica. Il poliziotto Schneider, immerso in una spirale di deriva esistenziale, appare livido e cadaverico, come tutti gli altri poliziotti, quasi tutti corrotti (ben pochi i "salvati" nel giudizio del regista). [+]

[+] complimenti. (di marco padula (scrittore))
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lafcadio mercoledì 23 aprile 2008
l'esserci di auteuil Valutazione 4 stelle su cinque
83%
No
17%

Una pellicola dura ma necessaria che sottolinea il sottosuolo delle coscienze - ben leggibile nei volti dei personaggi - colpite da una violenza che, entrando nell'apparente ordinario della vita, ne sconvolge i parametri costrinngendo a quel residuo unico di autenticità che apre alla morte(l'esserCI heideggeriano):unica possibilità che, per contrasto, fa apprezzare la vita ma solo a sprazzi.La dialettica ci pone, inermi, davanti ad ogni potenziale dramma in agguato e questa certezza annulla ogni tentativo di comoda assoluzione. Il finale,qui la simbologia è palese, in cui nascita e morte si coniugano,evidenzia l'impossibilità di fermare il meccanismo esistenziale che,a detta di chi scrive, non va letto in chiave positiva. [+]

[+] un noire d'altri tempi (di oz-zadolica)
[+] x oz-zadolica (di lafcadio138690)
[+] grazie (di x oz - zadolica)
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martedì 10 aprile 2012
marchal e auteuil, che altro? Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Con questo cupo, triste e delirante "polar" Olivier Marchal si conferma degno erede di Melville, che con "Frank Costello faccia d'angelo" e "I senza nome" raggiunse le vette più alte del "noir" francese anni '60. Marchal va ancora oltre con il personaggio di Louis Schneider (Daniel Auteuil), un uomo alla deriva deluso, arrabbiato, colpito nei suoi affetti e tormentato dai fantasmi del passato che lo torturano impedendogli di condurre una vita serena, di vedere con lucidità il futuro davanti a lui. Il suo tempo non è più scandito neppure dall'orologio ma dalla... bottiglia. Daniel Auteuil si conferma grande impersonando il protagonista, il poliziotto Schneider, odiato da Kovalski e aiutato dalla splendida Marie (Catherine Marchal) e dal fido Georges, gli unici due pronti a scommettere ancora su di lui prima dell'arrivo della triste Justine, preoccupata per l'uscita dal carcere dell'assassino che massacrò la sua famiglia rovinandole l'esistenza. [+]

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maurizio crispi sabato 10 maggio 2008
un canto alla vita e all'amore Valutazione 4 stelle su cinque
59%
No
41%

Il film di Marchal esordisce, come tutti i noir ("polar", così i Francesi definiscono i neo-noir) con atmosfere cupissime e crepuscolari, mancando quasi del tutto le riprese all'aperto, i campi lunghi che diano allo spettatore un po' di respiro. Buona parte del film si sviluppa in interni cupi, appena rischiarati da fioche lampade o di notte, con un'esasperazione radicale dei contrasti e, in alcuni casi, anche con una forte abolizione delle tonalità intermedie ed una ipersaturazione di alcuni colori. Il poliziotto Louis Schneider, immerso in una spirale di inarrestabile deriva esistenziale, appare livido e cadaverico, come tutti gli altri poliziotti con cui interagisce, quasi tutti corrotti (ben pochi i "salvati" nel giudizio del regista). [+]

[+] pasticcio (di dario)
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leo pellegrini martedì 17 marzo 2009
analisi spietata dei traumi che la vita infierisce Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Al suo terzo lungometraggio Oliver Marchal (produttore sceneggiatore attore nonché ex-poliziotto) si conferma maestro nel polar, genere tipicamente francese che intreccia giallo poliziesco noir. Nessuno come lui sa dipingere atmosfere cupe e laceranti, personaggi dilaniati e tormentati… Una Marsiglia desolata e desolante, resa magistralmente da una fotografia livida al massimo e che quasi disturba la vista, espressione di una realtà senza speranza dove ogni forma di moralità sembra bandita, un mondo che vede il male trionfare e gli esseri umani profondamente feriti nel corpo e nell’anima. Un intreccio dalle molte trame parallele che può disorientare lo spettatore ma che lo avvince dall’inizio alla fine, in un clima di tensione a volte quasi insopportabile. [+]

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luigi chierico venerdì 22 luglio 2016
imperdonabile Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Povero Daniel Auteuil, così bravo a recitare, chiamato da Olivier Marchal a ricoprire un ruolo di perdente, ossessionato dai suoi ricordi, travolto dai fatti e delitti di cui più che poliziotto è assistente inerme. Un film con tanto sangue, il rosso non lo si vede in tutte le scene girate in bianco e nero, un film del genere andava fatto vedere proprio così, diversamente il rosso sangue sarebbe stato sempre presente. La sfortuna,la disgrazia,il crimine hanno un solo colore : il nero, è così che si rappresenta la morte avvolta in un mantello con una falce, vedi il capolavoro di Ingmar Bergman “Il settimo sigillo”. Il poliziotto Louis Schneider ricorda vagamente Paul Kersey (Charles Bronson) in “il giustiziere della notte”. [+]

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fabal lunedì 4 novembre 2013
la sintonia tra auteil e marchal Valutazione 3 stelle su cinque
0%
No
0%

Tormentato dal ricordo di un tragico incidente per il quale la moglie giace paralizzata su un letto d'ospedale, Louis Schneider consuma la sua esistenza tra il dolore e gli effetti dell'alcool. A causa della sua condotta spesso violenta e imprevedibile viene trasferito di sezione, continuando però a indagare su un serial killer che terrorizza Marsiglia. 
Marchal (tra l'altro ex poliziotto) getta benzina sul fuoco insistendo sulle tematiche di violenza e corruzione, come se 36 quai des Orfèvres non avesse offerto un quadro già abbastanza brutale della criminalità e di chi il crimine lo combatte. Rispetto al predecessore, però, L'ultima missione manifesta un cerebrale distacco dall'attivismo dell'hard boiled: il sangue e le scene crude non prevalgono in uno scenario dove tutto sembra marcio o comunque troppo stantio per lunghi inseguimenti o sparatorie, non più invogliate dall'atmosfera apertamente citoyenne di 36. [+]

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giorpost venerdì 22 luglio 2016
auteuil: se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
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 Louis Schneider è un ispettore veterano della omicidi di Marsiglia, con svariati arresti di serial killer nel suo curriculum. Ne ha viste tante nella sua vita, ma l'incidente che ha da poco colpito sua moglie e la figlioletta (quest'ultima deceduta, la consorte rimasta in stato catatonico), lo ha sconvolto al punto da esser sceso nell'inferno dell'alcolismo. A seguito di svariate bravate che gli costano il declassamento al turno di notte, Louis decide di seguire comunque il caso di un nuovo assassino che sta sconvolgendo i quartieri “bene” della città, colpendo ricche signore, sottoponendole a violenza e tortura, per finire con ucciderle brutalmente. [+]

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elgatoloco domenica 24 luglio 2016
grande film, nell'eccesso"barocco" Valutazione 0 stelle su cinque
0%
No
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"MR 73-L'ultima missione"di Olivier Marchal, ridondante, "barocco"(dove gli elementi tipici di quest'arte e del concetto sono l'eccesso di elementi e la sua anche provocatoria ridondanza, appunto), nelle scene di"azione"e violenza, nella scenografia, nell'illuminazione, nel"play"coreografico, nell'accentuazione dei due personaggi.chiave(il poliziotto eroico-sfortunato, "drop-out")e il serial-killer, spietato, senza in nessun modo sposare la tesi dell'identificazione quasi raggiunta o almeno"tendenziale"mostra come il cinema francese, anche prendendo spunto da un fatto forse reale-di cronaca(non sono abbastanza informato in merito, anche perché ritengo che qui il pre-testo non sia essenziale), da una tematica classica nella letteratura, nel cinema e in altri media che trattino il genere"noir-poliziesco", ossia il contrasto"dialettico"tra protagonista(in genere uomo"di legge")e antagonista(criminale), lo sappia trattare in modo assolutamente"eccedente"rispetto alla "norma"esemplificata dal cinema USA, generalmente. [+]

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