In Bruges - La coscienza dell'assassino

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Un film di Martin McDonagh. Con Brendan Gleeson, Colin Farrell, Ralph Fiennes, Jérémie Renier, Clémence Poésy.
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Titolo originale In Bruges. Azione, durata 101 min. - Gran Bretagna, Belgio 2008. - Mikado Film uscita venerdì 16 maggio 2008. MYMONETRO In Bruges - La coscienza dell'assassino * * * - - valutazione media: 3,37 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

una interpretazione psicoanalitica Valutazione 4 stelle su cinque

di carloalberto


Feedback: 51015 | altri commenti e recensioni di carloalberto
domenica 31 ottobre 2021

 McDonagh  fa un cinema concettuale, alla Bergman, prende in prestito per il plot gli stilemi filmici di Tarantino e per i dialoghi l’umorismo nero dei Cohen. Il risultato è un film stratificato, che si offre ad una duplice fruizione, introspettiva o estetica, per un pubblico superficiale e non.
Di primo acchito una divertente black comedy, genere scelto stilisticamente per una sceneggiatura che aspira ad essere una riflessione sul dolore della perdita, sul senso di colpa e sulla morte del SuperIo, intesa come estrema possibilità di riscatto dell’individuo.
Le storie dei tre protagonisti, interpretati da Farrell, Gleeson, Fiennes, si svolgono su un duplice piano; uno narrativo, superficiale, intervallato da siparietti comici ed articolato per dialoghi surreali tra i due improbabili killer, inviati a Bruges per compiere un omicidio, l’altro, sotterraneo, inconscio,  espresso per metafore, allusioni, rimandi interni ed esterni, incastri ed associazioni di immagini.
Bruges, architettonicamente ideale ambientazione per una favola allegorica, da locandina turistica si trasforma in tetro scenario gotico per la lotta tra eros e thanatos. Elementi ancestrali  si scontrano in un dramma interiore che coinvolge in modo parallelo entrambe i sicari fino a renderli aspetti di una sola persona, l’Io e l’Es, che, rispettivamente, attraverso la fruizione dell’arte, quale sublimazione della libido, o, più direttamente, mediante la tensione alla soddisfazione erotica, fuggono ai fantasmi del passato, la moglie assassinata di Gleeson, il bambino ucciso per errore da Farrell, mentre genuflesso in sagrestia si pente dei suoi peccati infantili scritti su un foglietto: essere capriccioso, non essere bravo in matematica, essere triste. 
In una piazza di Bruges si gira un film.  Nelle parole di una addetta al set, oggetto del desiderio di Farrell ed al contempo simbolo incarnato della sua parte femminile, l’Anima, che si dimostra da subito speculare al suo Animus, è contenuta per inciso la dichiarazione di intenti dell’autore di voler fare un film che tratti del dolore causato dalla perdita. Quel film è un pastiche, un omaggio o meglio una citazione di A Venezia... un dicembre rosso shocking di Roeg, incentrato sulla sofferenza psicologica di una madre che ha perso il figlio.
Nella visita al Groeningemuseum, i quadri fiamminghi, inquadrati in un ordine non casuale, La morte e l’avaro di Jan Provoost, Il Giudizio di Cambise di Gerard David ed Il Giudizio universale di Bosch,indicano il percorso spirituale dei due, dapprima condotti dall’avidità a dare la morte per denaro, poi a soffrire il senso di colpa, paragonato alla scarnificazione del condannato a morte per scuoiamento, infine, l’esito escatologico nella resa dei conti finale dell’anima al cospetto dell’Assoluto.
La crescita verso la consapevolezza è interrotta dal SuperIo, Fiennes, che condanna a morte entrambi per aver violato, l’uno il precetto del buon killer, non fare vittime collaterali,  e l’altro per non aver ubbidito al comando, sacrificando, come novello Abramo l’ignaro Isacco.
In una delle sequenze finali, rinvio suggestivo a La donna che visse due volte di Hitchcock, la duplice ascesa alla vetta del campanile, rappresenta le due fasi successive dell’individuazione junghiana dell’Io, il confronto dialettico col SuperIo, con il riconoscimento della sua funzione ed il contestuale distacco, e la catarsi, mediante sacrificio, che liberando le potenzialità represse dell’Es, giunge alla consapevolezza del Sé. Farrell, dopo aver rivissuto, nella parte della vittima, la scena traumatica della violenza che ha originato il senso di colpa che lo affligge, rinuncia agli impulsi suicidi immaginando per sè una nuova vita guidata dalla sua Anima.
 
 

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