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Batman Begins, Returns, Forever

Sviluppi, eclissi, rilanci, begins e returns del giustiziere mascherato.
di Marzia Gandolfi

The Bat-man

lunedì 21 luglio 2008 - Approfondimenti

The Bat-man
The Bat-man, questo il suo nome all'inizio della sua avventura editoriale, entra in azione per la prima volta nel 1939 sulle pagine del numero 27 di "Detective Comics". Figlio di Thomas e Martha Wayne, assassinati all'uscita di un cinema da un delinquente che "mendica" pochi spiccioli, il piccolo Bruce giura a se stesso di vendicare la morte dei genitori e di dedicare la sua vita a combattere il crimine. Cinque vignette dopo (siamo sul numero 33 di "Detective Comics") Bruce Wayne è adulto sui tetti di Gotham City, dentro una tuta da supereroe e contro una luna rotonda. Nella primavera del 1940 l'eroe mascherato creato da Bob Kane, pittore e autore di fumetti, perde l'articolo e il tratto d'unione, debuttando su una rivista espressamente intitolata a lui. Diventa più semplicemente Batman e tra sviluppi, crisi, eclissi, rilanci, begins e returns approda forever sullo schermo televisivo e su quello cinematografico. Colpito dalle macchine volanti di Leonardo da Vinci e affascinato dal cinema noir e dalla letteratura popolare d'avventura, gialla e horror, Kane concepisce Batman come un assemblaggio di tratti mitografici e un prodotto di innesti iconici. La forma del mantello "ripropone" un progetto ingegneristico leonardesco, la maschera e la cappa nera del giustiziere solitario sono un'evidente derivazione dello Zorro di Douglas Fairbanks (La Maschera di Zorro, 1920), il carattere tenebroso e la duplice identità sono assimilabili all'Uomo Ombra e la mentalità del detective duro e disincantato è prossima alle pagine dei pulp magazine. Batman è pure un Tarzan inurbato, che si muove agile tra i grattacieli appeso a "liane" artificiali, e insieme una versione aggiornata, più romantica e umana, del Dracula di Tod Browning, che proietta il suo marchio contro il cielo come il vampiro lascia il segno sul collo delle vittime. Come il Conte gotico di Bela Lugosi il nobile (di cuore) Wayne vive in un "castello", danza col diavolo "nel pallido pleniluinio", si nasconde e colpisce il crimine nell'oscurità ma al contrario di Dracula Batman non è un mostro. È un eroe mascherato che veste la mostruosità come il costume che indossa. Diversamente da Superman, sua immagine speculare e solare sui cieli di Metropolis, il vigilante notturno di Gotham City è privo di qualsiasi potere sovraumano e si affida unicamente alla sua intelligenza, alla propria capacità atletica e alle risorse economiche che gli permettono di progettare innumerevoli gadget tecnologici. Dai Batman gotici di Tim Burton a quelli in crisi di identità di Christopher Nolan, passando per quelli pirotecnici e dimenticabili di Joel Schumacher, il cinema "rilegge" il character di Kane , riscrivendo in una forma sempre nuova l'archetipo batmaniano.

Sbam! Pow! Smash! Sock! Dalla tv a Tim Burton
In principio era la calzamaglia, quella che inguainava la pancetta di Adam West nel celebre serial televisivo degli anni Sessanta, rilettura eroicomica, affettuosa, demenziale e pop dell'eroe mascherato di Bob Kane. Resa celebre e celebrata per l'estetica camp e per le scazzottate, enfatizzate con scritte onomatopeiche, la serie televisiva della ABC non riuscì mai a eliminare e a risolvere la seccatura del ridicolo nella trasposizione sul piccolo schermo: l'incongruenza tra un corpo in calzamaglia e panciera in volo su un décor urbano e verosimile. Troppo marcatamente pop televisiva per soddisfare gli esigenti lettori del fumetto, bisognerà attendere il Batman di Burton, non a caso cresciuto all'interno del grande apparato produttivo della Disney, per accorciare le distanze tra lo scenario e il corpo eroico di Batman. Se Burton abbandona (mai definitivamente) il cinema dell'animazione per il cinema dal vero, l'universo dei cartoons resta per la sua filmografia un punto di riferimento costante. La sequenza in cui la Cat Woman di Michelle Pfeiffer come un gatto dei cartoni si infila in bocca un uccellino vivo, costituisce un esempio eloquente dell'idea dell'animazione applicata all'immediatezza della live-action. Un'altra evidente citazione di stereotipi cartoonistici è costituita dall'episodio in cui il Penguin di Danny DeVito mangia avidamente un'aringa lanciatagli dal cinico Max Shreck di Christopher Walken. Rifuggendo da una vera ambientazione metropolitana, lo scenografo Anton Furst crea una Gotham City teatrale e cupa, in cui agisce la sagoma-maschera dell'Uomo Pipistrello, rimodellata da Bob Ringwood. Batman e Batman Returns realizzano in questo modo la prima rivisitazione cinematografica completamente riuscita e convincente di un eroe del fumetto.

Da Schumacher a Nolan
Dopo le oscurità gotiche delle edizioni burtoniane, prende forma sullo schermo la Gotham City variopinta di Schumacher, che abbandona il lato dark a favore di un esplosione di colori e luci e trova il suo punto di forza nell'insistito tema del doppio. In Batman forever Gotham City è perciò minacciata da due malviventi che della dualità e dell'incertezza fanno il loro cavallo di battaglia: l'Harvey Doppia Faccia di Tommy Lee Jones (un procuratore distrettuale con il volto sfigurato a metà e legato a due donne) e l'Enigmista di Jim Carrey (un ex impiegato della Wayne Enterprises). E non finisce qui, la bella di cui si innamora il Bruce Wayne di Val Kilmer è una psicologa esperta in sdoppiamento della personalità, che a sua volta ama segretamente l'industriale multimiliardario e l'eroe mascherato, di cui ignora l'identità. Ambiguo è pure il rapporto tra Batman e Robin e tra Robin e il suo passato. Dopo aver spaccato a metà buoni e villains, Schumacher ritorna con Batman & Robin a sdoppiare in quattro anche la Bat-famiglia: alla coppia canonica formata da Batman e Robin si affianca un alquanto insignificante Batgirl e l'impareggiabile e "integro" maggiordomo. Sarà proprio la malattia di Alfred a rendere l'eroe mascherato di turno, questa volta interpretato dall'emergente George Clooney, cupo, insolitamente debole e incerto. Il suo bat-problema è incarnato e "surgelato" dal Mr. Freeze di Schwarzenegger e complicato dalla sensuale quanto velenosa Poison Ivy di Uma Thurman, in preda a un delirio ecologista. Nel 2005 col Batman Begins di Chistopher Nolan si concretizza di nuovo, dopo gli episodi burtoniani, il progetto di portare credibilmente sullo schermo il giustiziere mascherato. Riuscendo a imporre con successo la propria personale visione senza soggiacere alle pesanti costrizioni che una superproduzione milionaria del genere inevitabilmente comporta, Nolan rifugge il blockbuster senz'anima e crea un prodotto di felice connubio fra le esigenze dell'industria e la fedeltà senza compromessi alla propria poetica. Senza snaturare il proprio modo di fare cinema, Nolan fa luce sulla scena delle origini del leggendario eroe di Kane, raccontando la sua esperienza formativa e l'apprendistato sull'Himalaya, necessario a vincere la paura e il fantasma infantile che si ripete ossessivo, procrastinando il suo lutto. Il Batman di Nolan si muove senza distinguo d'epoca e ambientazione nell'altalenante contrappuntarsi di spazi claustrofobici (pozzi bui e abissali, inaccessibili ingressi alla batcaverna o fondamenta di ali dismesse della tenuta Wayne) e di orizzonti aguzzi e impervi (le vette dell'Himalaya), palcoscenici solenni della potenza della natura. Sullo schermo e sugli edifici di una Gotham City più fin de siècle che decò, incombe ora il "cavaliere oscuro" e crepuscolare di Christian Bale, eroe rabbuiato e schizofrenico quanto il suo irriducibile nemico e doppio Joker. Archiviato il Joker di Jack Nicholson, questa volta dietro al trucco del pagliaccio sadico e criminale c'è l'ultimo "sorriso" di Heath Ledger, slabbrato e allargato come una ferita. C'è il suo volto amato e (in)quieto, stemperato e svanito col belletto dell' "ultimo spettacolo". L'arte e la vita si incontrano dietro la maschera di Joker, in cui Heath recita la morte e vive ancora l'esistenza dell'attore.

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