Il canto di Paloma

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Un film di Claudia Llosa. Con Magaly Solier, Marino Ballón, Susi Sánchez, Efraín Solís, Bárbara Lazon.
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Titolo originale La teta asustada. Drammatico, durata 103 min. - Spagna, Perù 2008. - Archibald Enterprise Film uscita venerdì 8 maggio 2009. MYMONETRO Il canto di Paloma * * * - - valutazione media: 3,16 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

melodioso e triste Valutazione 3 stelle su cinque

di olgadik


Feedback: 9778 | altri commenti e recensioni di olgadik
mercoledì 27 maggio 2009

Fausta (Magaly Solier) non ha che il canto e modula col viso tristissimo le antiche melodie in lingua quechua; con esse racconta ed esprime una arcaica malinconia e noi spettatori capiamo l’insondabilità di chi è stata stuprata e di chi, nata dopo questa tragedia, sente trasmettere col latte che succhia, la perdita della propria anima. Tante furono le violenze contro le donne perpetrate negli ultimi venti anni del ‘900 durante la guerra civile in Perù tra militari al potere e guerriglieri ribelli. Tra un atto eroico e un’ideologia, i soldati di ambo le parti si dedicarono alla crudeltà di massa contro le donne, specialmente se indie. Allora la cultura popolare parlò della “teta asustada” (seno impaurito) e di una “sofferenza” trasmessa alla prole. Tutto questo si ricava dalle prime sequenze del film di Claudia Llosa, alla sua seconda prova, vincitrice con questa pellicola dell’Orso d’Oro a Berlino 2008. Nelle scene iniziali, la madre che sta per morire dice col canto alla figlia Fausta quello che lei ha ereditato e che spiegherà nella ragazza la sua chiusura, l’incubo del rapporto col maschio, la difesa contro la violenza che la giovane realizza introducendo nella vagina una patata. Questo espediente realistico e rozzo è naturalmente un pericolo per la salute nonché un fenomeno che costringe Fausta ad espellere con ribrezzo i germogli del tubero. Come si vede, i fatti sono espliciti, ma nel racconto tutto è suggerito con modi discreti e molto pudore. Intanto la storia, impastata di tanti elementi, dalla superstizione alla poesia, procede per metafore e atmosfere diverse messe a confronto. Due ambienti soprattutto sono la sostanza che dà corpo al discorso. La cinepresa si sposta infatti dalla casa signorile, dove la protagonista è andata a servizio per poter fare un degno funerale alla madre, al barrio dove ritorna alla fine del lavoro e dove vive con lo zio e la famiglia. La villa padronale è ombrosa, cupamente arredata con mobili intagliati, cortine e tappeti; solo la voce del pianoforte e il canto di Fausta, sollecitato dalla padrona concertista (Susi Sánchez), rompono il silenzio all’interno. Fuori, nel giardino lussureggiante, si muove il giardiniere, che spia la selvatichezza della ragazza e vorrebbe fare amicizia, ma lei sfugge e si mostra appena, preda com’è delle sue angosce. Il ritmo di queste inquadrature è lento, alcune immagini in primo piano sono dei veri ritratti d’autore. La realtà del barrio, che sorge su una piccola altura desertica, priva di ogni vegetazione, è invece antropologicamente viva; è il luogo della gente umile che crede ai riti e li perpetua con qualche aggiornamento eccessivo e colorato. Sono indigeni che aderiscono alla vita con naturalezza, sottolineano ogni cerimonia, funebre o gioiosa, con il corpo, il loro lieve ancheggiare, il loro essere uniti. Il film si snoda perciò con una scansione diversa rispetto al luogo dove il personaggio si muove e procede fino a giungere non a un vero e proprio scioglimento ma ad una attenuazione della angosce. Fausta infatti dà inizio a una presa di coscienza dell’essere viva e del dovere affrontare l’esistenza con qualche apertura. Per intanto si libera del suo “rimedio” artigianale e riporta la salma della vecchia madre verso il mare e verso i campi del villaggio di origine. Noi la lasciamo qui con nella mente il suo sguardo liquido e ferito e l’echeggiare di quelle melodie lontane, piene di suggestione.

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marezia giovedì 28 maggio 2009
signora mia, che palle!
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No
64%

Tra il riassunto e dettagli di troppo RIPETO: W Escobar!

[+] si completano (di francesco2)
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