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Claudia Pandolfi al liceo

Intervista a Claudia Pandolfi, in questi giorni nella serie tv I liceali.
di Alessandra Giannelli

Claudia la prof

venerdì 16 maggio 2008 - Incontri

Claudia la prof
Mandata in onda lo scorso marzo su Joi, canale del digitale terrestre di Mediaset Premium, la fiction è approdata, dal 14 maggio, su rete nazionale; bisserà domani per poi dare un appuntamento settimanale, il venerdì in prima serata: in tutto 6 puntate. I Liceali, per la regia di Lucio Pellegrini (E allora Mambo!, Tandem), la sceneggiatura di un team di giovani autori di talento, supervisionato niente di meno che da Paolo Virzì, non nuovo a storie di licei e professori con Caterina va in città, è interpretato da una coppia di attori assai interessante, già colleghi sul set. Giorgio Tirabassi è il professore d'italiano Antonio Cicerino, da poco vedovo con figlia al seguito dalla provincia alla Capitale, in uno dei più prestigiosi licei; Claudia Pandolfi è la professoressa di storia dell'arte Enrica Sabatini. Un corpo docenti, formato anche dalla professoressa di francese Mélanie Desmoulins (l'attrice Diane Fleri), alle prese con gli studenti (Federico Costantini è Claudio Rizzo, il duro della classe), ma anche con fatti di cronaca e attualità. Una serie giudicata meno accattivante dei telefilm di questo genere, per il suo modo di raccontare la vita di tutti i giorni senza troppi luoghi comuni, ma guardando ai fatti. Il tutto raccontato attraverso l'esperienza di vita, la pazienza e la sensibilità del professor Cicerino, che guarda alla ragion d'essere dei suoi alunni. Chiediamo alla protagonista come si sente in questo nuovo personaggio, lei che di ruoli, anche al cinema (Ovosodo, Lavorare con lentezza), ne ha interpretati molti. In tv l'abbiamo conosciuta nei panni della dolce Alice in Un medico in famiglia, e poi in quelli più coraggiosi di Giulia in Distretto di Polizia 3 e 4; adesso la Pandolfi è una giovane professoressa alle prese con studenti e sentimenti. Parlarle è molto piacevole e, con grande generosità, ci racconta del suo personaggio, ma anche di lei.

Ci puoi descrivere il personaggio che interpreti?
Enrica Sabatini mi piaceva già molto quando ho letto la sceneggiatura; io mi ci sono trovata veramente "comoda" in questo personaggio. Grazie anche al regista, Lucio Pellegrini, ma anche a Giorgio Tirabassi (ci sarà un motivo per cui desidero sempre lavorare con lui?!), mi sono trovata davvero bene: gente così brava, non può che darti una grossa mano. Enrica mi piace perché sembra una caotica per come gestisce la sua vita, dal fatto che in casa sua deve regnare il disordine altrimenti non ci si ritrova, al fatto che ha perso un po' di vista il suo lavoro, ma è anche briosa, è una che inciampa, che ha una strana manualità con gli oggetti; mi sembrava, veramente, molto buffa ed è stata divertente farla ed, infatti, mi manca perché anche io sono così. Mi trovo più a mio agio con personaggi di questo tipo, piuttosto che ad interpretare i "musi lunghi", le storie drammatiche. Non smettere di ridere prima del ciak è bellissimo e, ne I Liceali, capitava questo perché poi la professoressa Sabatini è una così, è come Tirabassi, il professor Cicerino, fa ridere. Qui si consumava la risata dopo il ciak. Quando devo fare quella che ride, allora sono a cavallo!

In questa fiction c'è un messaggio da cogliere?
Non c'è un vero e proprio messaggio. Ognuno ci trova i segni che vuole cogliere; per quanto mi riguarda, credo che ci sia un messaggio positivo che mostra il modo in cui, oggi, si muovono i ragazzi sia in senso positivo che negativo. Alcuni hanno ambizioni costruite, che non li porteranno mai da nessuna parte; altri manifestano il vuoto che gli hanno trasmesso i propri genitori. Ciò che la fiction mostra, sui giovani, è molto credibile comunque. Se questa serie porta a pensare un po' anche i grandi è un bene.

Tu non sei nuova a storie scolastiche; già in Auguri Professore di Riccardo Milani eri una professoressa, collega di Silvio Orlando. Che ricordo hai di quel film?
Sono passati tanti anni, il mio approccio al lavoro era completamente diverso e, quindi, adesso è stata una esperienza più consapevole. Nel film ero sia l'alunna che la professoressa e questo mi ha entusiasmato molto. Milani è un regista più romantico e quel film è stato coerente con il mio modo di essere di allora, mi rispecchia per come ero, per il momento che stavo vivendo. È stata una bella esperienza, Riccardo Milani è un mio amico, c'è stima reciproca; le belle persone rimangono dentro, mi piacerebbe lavorarci ancora.
Secondo te, rispetto a qualche anno fa, cosa è cambiato nella scuola?
È cambiato quello che gira intorno alla scuola. Ci dovrebbe essere un aggiornamento dei metodi di insegnamento. Se prima, e parlo dell'epoca dei miei genitori, c'era l'imposizione della disciplina, e ciò sembrava fondamentale, perché tutti dovevano diventare dei perfetti individui, adesso non si sa quale ruolo ricoprire nella società, né come assecondare le proprie passioni. Viviamo in un momento abbastanza complicato e la scuola dovrebbe, almeno, fornire gli strumenti per sapersi muovere e non credo che lo faccia. Dovrebbero cambiare molte cose, ci dovrebbero essere maggiori investimenti. Non c'è un sistema scolastico intelligente, nel nostro paese, e ciò è paradossale considerato che viviamo in una nazione piena di cultura.

È ancora possibile un dialogo con gli studenti?
Più che possibile, è necessario. I professori che io ricordo con più piacere sono quelli con cui avevo instaurato un rapporto personale e non di ruolo, quelli che non mi consideravano classe, ma che per loro ero Claudia all'interno della classe, che poi mi hanno tirato fuori le cose migliori, che mi hanno fatto ottenere i risultati migliori. Insomma, servirebbe un sistema anche un po' più individuale.
Gli studenti, ma i giovani in generale, hanno ancora delle ambizioni?
Certo, anche se quelli bravi con la testa sulle spalle vengono distratti da quello che c'è intorno. Quelli che, infatti, vogliono approfondire gli studi, vogliono fare ricerca fanno fatica. Io ho un'amica che fa la ricercatrice e fa una fatica mostruosa a fare bene il suo lavoro, anche se, fuori dall'Italia, ha ricevuto riconoscimenti eccellenti. Ricordo che mi commossi guardando una puntata di Report in cui si parlava della "fuga dei cervelli" dall'Italia; ecco, credo che sia una cosa veramente triste non investire sul nostro potenziale. Non investiamo sul potenziale enorme che abbiamo. La televisione, per altri versi, è diabolica: ci mostra solo ciò che è superficiale, frivolo, riduttivo. Per questo è difficile orientarsi e lo è anche per un ragazzo che si guarda intorno.
Che ricordo hai della scuola?
Abbastanza buono, anche se ho frequentato una classe femminile e non credo che sia l'ambiente più sano in cui crescere. Detestavo svegliarmi presto, ma, in verità, ora faccio un lavoro che mi porta a svegliarmi all'alba!

Qual è il ruolo che ti piacerebbe interpretare?
Mi piacerebbe indossare delle maschere posticce. Ti spiego, adesso si cerca di essere sempre molto credibili, molto fedeli alla realtà e invece mi piacerebbe affrontare qualcosa di molto surreale, mi piacerebbe travestirmi. Si, è vero, recitando si indossano delle maschere, ma non sono mai troppo giocose, invece vorrei vestirmi come una pupa sul set, avere avventure, fare giochi di ruolo. Rappresentare la realtà va bene, ma rappresentare il surreale è ancora meglio. Mi viene in mente Tim Burton, ma mi dispiace citare un regista d'oltreoceano, però qui in Italia non mi viene in mente nessuno, non perché non ci siano idee, ma perché non è possibile realizzarle. Servono anche tanti soldi per fare un cinema del genere, serve un'industria e noi facciamo fatica già a fare i nostri bei film in Italia, anche con poche risorse.
Sei mai rimasta intrappolata in un personaggio?
Non sono mai trappole, sono sempre stata attenta a far si che non diventassero trappole. Qualcuno ha apprezzato la mia capacità di affrontare anche nuovi personaggi, qualcuno mi ha criticato molto, invece, perché a quei personaggi ci si era affezionato. Il mio lavoro è fatto anche di questo, di cambiamenti. Non rinnego quello che ho fatto, cerco di non avere un atteggiamento snobistico verso la televisione, che faccio volentieri, ma c'è il rischio che, quando un personaggio ha molto successo, fai fatica ad essere credibile in altri panni. Lungi da me il tentativo di far arrabbiare gli spettatori, mi dispiace molto quando ci rimangono male.

Che persona è Claudia Pandolfi?
Mi dicono spesso che "sono una brava ragazza", si, lo sono, ma sono normale. Ho tante contraddizioni, anche se alcuni sembrano "aspetti illuminanti" della propria personalità. Io non amo raccontarmi e poi è difficile parlare di se stessi, credo lo sia per tutti; è difficile sintetizzare la propria vita, doversi descrivere in pochi termini. Se ho fatto delle scelte, anche brusche e repentine, sono state molto giuste per me, è il mio modo di vivere e di fare e ciò scatena, a volte, delle critiche, a volte dei plausi. Criticatemi pure, va bene così. Mi piacerebbe chiedere a chi mi giudica di farmi le domande che a loro interessano, per accontentare chi ha delle curiosità morbose nei miei confronti. Comunque, ne faccio volentieri a meno! Sai, parlare di se stessi è un po' come il "gioco del telefono", quello che fai da ragazzino, quando sussurri al vicino una parola e, dopo dieci passaggi, è completamente stravolta, non è più la stessa. C'è il rischio che questa voce cambi colore, di passaggio in passaggio.
Quali sono i tuoi progetti?
Visto il successo, già su Joi, de I Liceali (la puntata, il 14 maggio, ha vinto la serata televisiva!), ci sarà una seconda serie e inizieremo a girare quest'estate. Il pubblico sta rispondendo bene, sta piacendo. Per la televisione, sto per andare in Argentina per partecipare ad un progetto intitolato Donne assassine per la regia di Alex Infascelli e Francesco Patierno; sarò in un episodio insieme a Sandra Ceccarelli. Per il cinema, invece, farò un film di Enzo Monteleone, tratto da uno spettacolo di Cristina Comencini, "Due partite". Ho fatto un film di Luca Lucini Le avventure semiserie di un ragazzo padre, con Luca Argentero e Diane Fleri, che poi lavora con me ne I Liceali.

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