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Gran Torino: la vita (e la morte) oltre il giardino

Clint Eastwood torna al cinema da protagonista, imbracciando il fucile e imprecando a bassa voce.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Ogni film che faccio mi insegna qualcosa e questo è il motivo per cui continuo a farli
Clint Eastwood (Clinton Eastwood Jr.) (93 anni) 31 maggio 1930, San Francisco (California - USA) - Gemelli. Interpreta Walt Kowalski nel film di Clint Eastwood Gran Torino.

mercoledì 11 marzo 2009 - Approfondimenti

Ogni film che faccio mi insegna qualcosa e questo è il motivo per cui continuo a farli
A cinque anni dall'ultima prova d'attore Clint Eastwood torna al cinema da protagonista, imbracciando il fucile e imprecando a bassa voce. In Gran Torino il suo Walt Kowalski è un uomo scontroso, brusco, fermo nel suo tempo. Seduto all'ombra della sua veranda vede il mondo cambiare e le abitazioni dei vicini andare in rovina. E lui, che vorrebbe mantenere intatte le cose che lo circondano - come la sua Gran Torino o la facciata impeccabile del suo villino - inveisce a denti stretti contro gli asiatici che hanno invaso il suo territorio andando a vivere nel suo quartiere. Saranno proprio i nuovi vicini di casa a smantellare i saldi pregiudizi razziali dell'uomo e a farlo andare incontro alla vita oltre il giardino. Se con Million Dollar Baby Eastwood aveva posato lo sguardo al di fuori del ring ("Non è un film sulla boxe. È una storia d'amore tra padre e figlia" aveva risposto quando gli era stato detto che nessuno avrebbe voluto vedere un film sulla boxe), in Gran Torino sfrutta la visione ristretta e intollerante del protagonista per raccontare una realtà altra - quella della comunità degli Hmong - attraverso la relazione padre-figlio che si instaura tra Kowalski e il giovane asiatico. "Clint è sempre interessato a progredire e a non ripetere cose che ha già fatto" ha dichiarato il produttore Rob Lorenz, giunto alla settima collaborazione con il regista. "Questo copione sembrava offrirgli proprio questo. Era adatto a lui sia in termini di età del personaggio sia di carattere e sembrava arrivare dal suo passato, dalla sua vita come Ispettore Callaghan e il fuorilegge, il duro, il personaggio che non scende mai a compromessi. Ma è una storia che lo fa progredire, che lo porta su un territorio un po' più oscuro e che gli permette, attraverso la redenzione del suo personaggio, di esplorare qualcosa di nuovo".

La guerra non ruota intorno a chi vince o perde, ma alle vite interrotte di giovani ragazzi
Da sempre affascinato dagli eroi di guerra (uno dei primi film visti da bambino fu Il sergente York di Howard Hawks e ha rivelato di essere diventato repubblicano per via della candidatura presidenziale di Dwight D. Eisenhower, un eroe della II Guerra Mondiale) con Gran Torino Eastwood porta sullo schermo l'altra metà della medaglia. Quella guadagnata sul campo e tenuta chiusa in un baule insieme a foto ingiallite e a ricordi che bruciano l'anima non tanto per quello che è stato fatto ma per quello che non è stato fatto. Reduce della Guerra di Corea, Walt Kowalski ha compiuto atti che lo ossessionano e rivede quei volti nei suoi vicini perché per lui tutti gli asiatici sono uguali. "Non sapevo molto sui Hmong" ha dichiarato il regista e protagonista del film. "Hanno le loro religioni, la loro lingua e si considerano un popolo a parte. Dato che hanno aiutato gli americani durante il conflitto, sono stati portati qui come rifugiati dopo la fine della Guerra del Vietnam. Molti di loro hanno passato momenti assai difficili. Hanno dovuto sopravvivere a molta tristezza e quindi sono un popolo duro e molto determinato". L'altra guerra che Kowalski osserva dalla sua posizione è quella dei giovani gangster - asiatici, afroamericani, messicani - che a bordo delle loro auto o bighellonando per la strada seminano il terrore forti delle loro armi. Se è vero che ai tempi de I ponti di Madison County il regista era stufo di tanta romanticheria e non vedeva l'ora di tornare a sparare e uccidere, in Gran Torino si arma per farsi giustizia e spara. Eastwood spara con la macchina da presa assumendo il piglio di chi non appartiene a nessuna bandiera. "C'è un ribelle nel profondo della mia anima" ha dichiarato tempo fa. "Quando qualcuno mi dice qual è la nuova tendenza io vado nella direzione opposta. Odio l'idea delle mode e odio le imitazioni, ma rispetto l'individualità. Mi sono sempre considerato troppo individualista per essere sia di destra che di sinistra".

Mi piace lavorare con attori che non hanno niente da dimostrare
Mettere insieme il cast di Gran Torino si è dimostrata un'impresa ardua perché se da una parte Eastwood voleva descrivere la comunità Hmong nel modo più autentico possibile scegliendo esclusivamente attori Hmong, dall'altra non ci sono molti attori professionisti di quest'etnia iscritti al SAG. "C'è stato un lunghissimo lavoro di ricerca per conoscere le varie comunità, ottenere la loro fiducia e scoprire chi fosse interessato a partecipare al film" ha ammesso la direttrice del casting Ellen Chenoweth. "Non abbiamo potuto usare i canali normali, siamo dovuti andare fisicamente da loro e renderci disponibili". Molti degli attori scelti per lavorare fianco a fianco con Eastwood - compresi i personaggi di Tao e Sue - sono alla loro prima esperienza cinematografica e questo fa di Gran Torino il primo film importante che fa luce sulla storia della tribù etnica. "Mi piace dare un'opportunità alle persone" ha affermato Eastwood a proposito della scelta degli attori. "Mi piace vedere volti nuovi ed avere opportunità. Ma, allo stesso tempo, è importante fare la cosa migliore per il film. Se per un certo ruolo va bene un attore conosciuto, lo prendo. Se riesco ad usare qualcuno meno conosciuto che risulta adatto per il ruolo, allora scelgo questo qualcuno. Non c'è una regola precisa. Ogni scena ha una sua struttura ed una sua personalità". "Clint appartiene alla vecchia scuola e riconosce il valore del fare le cose nello stile di una volta, perché lavora da talmente tanto tempo che ha visto come si fa a far funzionare bene le cose" ha sottolineato Lorenz. "Allo stesso tempo vuole continuare a imparare, ad andare avanti e a progredire. Questo è quello che lo spinge e penso che sia anche il motivo del grande piacere che si prova nel lavorare con lui".

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