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Burn After Reading: è successo a Washington

I fratelli Coen assumono di nuovo il punto di vista di un idiota (anzi tre) per spiare l'America "spiona".
di Marzia Gandolfi

Spie (stupide) come noi
Brad Pitt (William Bradley Pitt) (60 anni) 18 dicembre 1963, Shawnee (Oklahoma - USA) - Sagittario. Interpreta Chad Feldheimer nel film di Ethan Coen, Joel Coen Burn After Reading - A prova di spia.

giovedì 18 settembre 2008 - Approfondimenti

Spie (stupide) come noi
Joel e Ethan Coen sono gli autori di alcuni tra i capitoli più significativi del cinema contemporaneo, sono un regista e due corpi che hanno tradotto i loro sogni e i loro incubi in scintillanti forme cinematografiche. L'ossessione comparativa del loro cinema è un disturbo che affligge tanta critica ancora occupata, dopo l'anteprima veneziana di Burn After Reading, alla corsa al paragone e all'inserimento dell'opera all'interno della loro filmografia. Così facendo hanno smarrito la capacità di lasciarsi sedurre dalla perfezione formale del loro cinema e soprattutto dal film come esperienza unica. Inutile cercare una "crescita" verticale, la loro filmografia non aspira a una consequenzialità evolutiva, piuttosto all'espansione orizzontale rivolta all'infinito come le linee prospettiche dei loro abbaglianti e desolati campi lunghi. Partendo dal licenziamento di un agente della CIA, Burn After Reading procede per accumulazione casuale di eventi, dipanando la sua trama progressiva in una Washington D.C. riconoscibile e desaturata. Nella scenografia urbana e nella logica topografica della città americana si muove un'umanità che ha perso l'attitudine ad agire in maniera cosciente e responsabile, in linea con quell'idiozia costitutiva che attraversa la filmografia dei fratelli di Minneapolis. Tutti i film coeniani sono disseminati di stupidi, assassini folli ma idioti (Fargo, Non è un paese per vecchi), gente dal cuore semplice ma anche gente vuota, come l'impiegata della McDormand con l'ossessione del lifting e dell'anima gemella, il personal trainer di Pitt col vizio del ricatto e dell'i-pod o lo sceriffo federale di Clooney col chiodo fisso del sesso e delle macchine erotiche. Tutti i personaggi di Burn After Reading sono un enigma che cammina per le strade bagnate di Washington, una variante indefinibile inserita in un contesto che non disegna mai una traiettoria verticale di ascesa e caduta. Il loro procedere è un cerchio orizzontale che li riporta al punto di partenza e non lascia traccia sulla loro pelle mentre cercano di recuperare un cd col denaro o di cederlo per denaro ai servizi segreti russi. Il dischetto è soltanto un'altra forma del cerchio. Se è possibile ancora più piatto di un hula hoop, di un frisbee, della landa del North Dakota (Fargo) o dell'orizzonte del Texas (Non è un paese per vecchi).

Vuoto di senso
Anche questa volta non c'è niente da capire, in Burn After Reading si tratta piuttosto di mostrare lo stato del mondo, di un segmento del mondo, per quello che è, sospendendo il giudizio sui poveri idioti che lo abitano e che si agitano contro l'esistenza piatta che la sorte gli ha affidato. Inutile sollecitare sforzi interpretativi, frustrati del resto dalla laconicità dei Coen Bros. e dalla loro innegabile volontà di non voler dire nulla sulla loro opera, bandendo ogni interpretazione. I dialoghi scritti alla perfezione, le immagini irresistibili e l'abilità nel costruire storie e nell'inventare i personaggi sembrano allora esprimere un vuoto di senso, una vertigine incarnata nella fissità gestuale dei personaggi, nelle frasi fatte e nelle espressioni sempre uguali. Anche in Burn After Reading c'è la magnificazione dell'uomo qualunque che si muove in uno spazio urbano definito ma dominato dall'assurdo. Se il Drugo (Dude nella versione originale) del Grande Lebowski era un irresponsabile incolpevole costretto all'azione, gli stupidi istupiditi di Burn After Reading sono responsabili colpevoli che si costringono all'azione. I Coen deformano in maniera grottesca la loro commedia nera, inserendo scarti narrativi che spiazzano lo spettatore messo in difficoltà, come il boss della CIA, dall'inestricabile matassa di azioni ed incroci di una storia fatta di tradimenti e di un male di vivere da portarsi dietro come un trofeo triste (una pistola, un dischetto, una sex machine). Gli agenti della CIA metteranno comunque insieme i pezzi che li conduranno alla "risoluzione" dell'indagine. Quello che mancherà alla fine del film e della ricerca degli investigatori sarà il senso di tutto ciò che è accaduto. Tre uomini uccisi, una vedova pentita, un amante incallito in fuga per il Venezuela e un'impiegata a un passo dalla ricostruzione (plastica). Ma forse il compito del cinema dei Coen non è quello di rintracciare motivazioni nascoste negli avvenimenti, né di inseguire possibili interpretazioni o condurre il ragionamento a partire dal senso. Perché è la forma, nei loro film, a creare il contenuto. Gli ingranaggi di un fraintendimento elevato a sistema e corroso da una devastante ironia funzionano ancora una volta e la "dannata commedia umana" continua.

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