biso 93
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venerdì 29 aprile 2016
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ego e megalomania
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Bronson e' un film particolare, un biopic difficile da trasportare su pellicola..ma il risultato e' senza dubbio positivo, grazie anche ad una brillante interpretazione di Tom Hardy. N.W.Refn utilizza tutta.la sua abilita' registica nelle inquadrature e nelle immagini e scava nel personaggio di Michael Petersen, strizzando nuovamente l'occhio a Kubrick. Il film non segue un filo temporale continuo ma ripercorre tratti ed episodi rilevanti di una vita al limite, di una persona disturbata e disturbante, violenta ma non maniaca, se non di se stessa e per questo corrosiva e autodistruttiva. Film che convince
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iuriv
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domenica 20 marzo 2016
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l'arte della violenza.
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In Bronson Refn ci racconta la vita del detenuto più pericoloso d'Inghilterra attraverso una regia sospesa tra Kubrik e Lynch.
A dire il vero il regista pare poco interessato alle vicissitudini del protagonista in quanto tali. Ciò che davvero sembra intrigarlo è il modo che quest'ultimo ha di percepire la violenza. Sostanzialmente Refn propone continuamente un parallelismo tra il bramosia per lo scontro fisico di Bronson e l'arte.
E così Bronson diventa una mente libera, che cerca la sua via per esprimersi e la trova all'interno del carcere. Quando, a causa della difficoltà nel gestirlo, persino i penitenziari sembrano volersi sbarazzare di lui, la sua incapacità di vivere una vita normale ricorda i problemi di relazione che tanti artisti hanno vissuto.
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In Bronson Refn ci racconta la vita del detenuto più pericoloso d'Inghilterra attraverso una regia sospesa tra Kubrik e Lynch.
A dire il vero il regista pare poco interessato alle vicissitudini del protagonista in quanto tali. Ciò che davvero sembra intrigarlo è il modo che quest'ultimo ha di percepire la violenza. Sostanzialmente Refn propone continuamente un parallelismo tra il bramosia per lo scontro fisico di Bronson e l'arte.
E così Bronson diventa una mente libera, che cerca la sua via per esprimersi e la trova all'interno del carcere. Quando, a causa della difficoltà nel gestirlo, persino i penitenziari sembrano volersi sbarazzare di lui, la sua incapacità di vivere una vita normale ricorda i problemi di relazione che tanti artisti hanno vissuto.
Forzando questo confronto in modo sempre più diretto, con le immagini dei pestaggi trattenute oppure coreografate al rallentatore e la comparsa della pittura, Refn sembra porsi una domanda ben precisa: quanto può una società permettersi di consentire il pensiero libero?
Il gusto estetico di Refn è raffinato, ma non concede quasi nulla al suo pubblico. Il regista si disinteressa di far comprendere l'ordine cronologico della storia e congela i ritmi della trama in un atteggiamento fin troppo contemplativo.
Il film si regge quasi solo sull'interpretazione di Tom Hardy, autentico istrione teatrale, ma anche attore fisico, in grado di sopportare sulle sue spalle tutto il peso della sceneggiatura.
Le uniche volte che Hardy e Refn decidono di premiare gli spettatori, lo fanno attraverso situazioni di comicità grottesca che sono integrate benissimo in una pellicola dominata dal disagio.
Bronson è un film un po' complicato da digerire (almeno per me). Il suo incedere lento e il suo quasi disgusto per l'intrattenimento lo rendono uno di quei lavori che vanno lasciati sedimentare un po' prima di essere apprezzati.
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enzo70
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martedì 15 settembre 2015
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una storia, incredibilmente, vera
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Bronson viene condannato a sette anni di carcere per un piccolo furto; tranquillo, piccolo, le dice la madre al momento della condanna, quattro anni e esci per buona condotta; e invece Bronson dal carcere non esce più; Michael Peterson, il vero nome di Bronson, diventa il detenuto più famoso d’Inghilterra, la sua regola è non avere regole, picchiare più forte, le botte che dai sono le uniche che contano. La follia di Bronson è la protagonista del film che è tratto da una storia, incredibilmente, vera. Ottima l’interpretazione di Tom Hardy che aiuta il regista Nicolas Winding Refn a raggiungere un ottimo risultato. La forza di Bronson è sempre dirompente, come dirompente è la sua capacità di non accettare le regole, nessuna regola.
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Bronson viene condannato a sette anni di carcere per un piccolo furto; tranquillo, piccolo, le dice la madre al momento della condanna, quattro anni e esci per buona condotta; e invece Bronson dal carcere non esce più; Michael Peterson, il vero nome di Bronson, diventa il detenuto più famoso d’Inghilterra, la sua regola è non avere regole, picchiare più forte, le botte che dai sono le uniche che contano. La follia di Bronson è la protagonista del film che è tratto da una storia, incredibilmente, vera. Ottima l’interpretazione di Tom Hardy che aiuta il regista Nicolas Winding Refn a raggiungere un ottimo risultato. La forza di Bronson è sempre dirompente, come dirompente è la sua capacità di non accettare le regole, nessuna regola. Il punto cruciale del film, indirettamente il messaggio, è l’impossibilità di imporre regole se le regole non valgono, o non vengono riconosciute dai destinatari. Ed il monologo ideale di Bronson recitato in un ipotetico teatro riassume la razionalità del messaggio di Refn. Un film intelligente nella sua crudezza.
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giuseppetoro
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lunedì 17 agosto 2015
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egocentrico!
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Film strano a volte noios. spicca la violentà e la pazzia di un uomo sempre al centro delle attenzioni!
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noia1
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martedì 25 novembre 2014
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la parodia dello psicopatico.
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La vita di Michael Gordon Peterson, uno psicopatico che ha passato oltre trent’anni in galera, il più pericoloso carcerato mai esistito.
Nicolas Winding Refn è impossibile d’acchiappare, pensi di aver capito il suo cinema e se ne viene fuori sempre con qualcosa di nuovo. Questo film, biografico dai toni forti eppure ricco di spunti paradossali ed umoristici ne è la prova, più che il rigore documentaristico c’è una ricerca d’impatto sul pubblico che, seppur spaesante, centra in pieno l’obbiettivo perché un’ idea ce la si può fare indipendentemente dalla visione distorta.
Moltissime situazioni si susseguono come atti di un teatrino ̶ come suggerisce anche spesso la presentazione del protagonista su un palco – e malgrado la drammaticità delle vicende l’atteggiamento del protagonista e di chi gli sta attorno viaggia sul binario della commedia, quasi a volerci trasmettere il punto di vista distorto Michael che malgrado le continue percosse e gli anni in galera si convince sempre più di voler diventare famoso a dispetto della sua situazione ormai disastrosa.
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La vita di Michael Gordon Peterson, uno psicopatico che ha passato oltre trent’anni in galera, il più pericoloso carcerato mai esistito.
Nicolas Winding Refn è impossibile d’acchiappare, pensi di aver capito il suo cinema e se ne viene fuori sempre con qualcosa di nuovo. Questo film, biografico dai toni forti eppure ricco di spunti paradossali ed umoristici ne è la prova, più che il rigore documentaristico c’è una ricerca d’impatto sul pubblico che, seppur spaesante, centra in pieno l’obbiettivo perché un’ idea ce la si può fare indipendentemente dalla visione distorta.
Moltissime situazioni si susseguono come atti di un teatrino ̶ come suggerisce anche spesso la presentazione del protagonista su un palco – e malgrado la drammaticità delle vicende l’atteggiamento del protagonista e di chi gli sta attorno viaggia sul binario della commedia, quasi a volerci trasmettere il punto di vista distorto Michael che malgrado le continue percosse e gli anni in galera si convince sempre più di voler diventare famoso a dispetto della sua situazione ormai disastrosa.
Incredibile l’approccio umoristico di una trama tanto drammatica, a disilluderci però tornano sempre ripetute sequenze crude e violente causate da (e ai danni del) protagonista, scene non tanto spettacolari quanto puramente sgradevoli a ricordarci che ciò presentato – malgrado appaia – non è un semplice show.
Tom Hardy immenso, forse spesso troppo esasperato, nel ruolo di Peterson a sorreggere una trama forse prolissa di eventi e cambi di scena al limite dell’assurdo, interessante anche notare l’esagerata trasformazione subita con un aumento di peso spaventoso per prepararsi meglio alla parte.
Al di là dei tratti innovativi ricordiamoci che Refn è un regista di talento, a dimostrazione di ciò c’è una sceneggiatura travolgente, quasi parodia di sé stessa per la messa in scena dei contenuti e un aspetto tecnico sontuoso brulicante d’inquadrature significative e dal sapore enigmatico.
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jackiechan90
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mercoledì 22 ottobre 2014
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l'antieroe di refn
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Disturbante visione dello star system e dell'edonismo. In un mondo dove è l'apparire quello che conta il diciannovenne Michael Peterson decide di usare la sua smodata passione per la violenza per diventare il detenuto più famoso del Regno Unito. E ci riesce benissimo: tra risse continue, incendi e ostaggi Peterson diventa "Charlie Bronson" (ispirato all'attore del "Giustiziere della notte") e il suo nome diventa leggenda nei penitenziari e nella stampa. Refn mostra l'ultraviolenza allo stato puro (il suo film è stato paragonato ad "Arancia meccanica" di Kubrick) e un peronsaggio fuori dagli schemi ma molto coerente nel suo intento di diventare una rockstar.
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effero
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mercoledì 24 settembre 2014
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attraverso bronson, refn si riconferma
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La storia di Michael Gordon Peterson, in arte "Charles Bronson", un pazzoide violento dotato di poca intelligenza ma di spiccato senso artistico e di un forte desiderio di diventare famoso (come del resto racconta lui stesso nella sua "opera teatrale di fantasia").. La storia segue una sua linea cronologica spezzata dallo stesso Bronson voce narrante che in un'ipotetico show teatrale racconta la sua vita ad un pubblico morbosamente attratto e allo stesso tempo spaventato e schifato. La maggior parte del film è ambientata nei vari carceri e negli istituti psichiatrici dove Bronson trascorre la maggior parte della sua esistenza e manifesta il suo "talento ribelle" circoscritto comunque da qualche valore umano che contraddistingue Bronson.
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La storia di Michael Gordon Peterson, in arte "Charles Bronson", un pazzoide violento dotato di poca intelligenza ma di spiccato senso artistico e di un forte desiderio di diventare famoso (come del resto racconta lui stesso nella sua "opera teatrale di fantasia").. La storia segue una sua linea cronologica spezzata dallo stesso Bronson voce narrante che in un'ipotetico show teatrale racconta la sua vita ad un pubblico morbosamente attratto e allo stesso tempo spaventato e schifato. La maggior parte del film è ambientata nei vari carceri e negli istituti psichiatrici dove Bronson trascorre la maggior parte della sua esistenza e manifesta il suo "talento ribelle" circoscritto comunque da qualche valore umano che contraddistingue Bronson.
In effetti finito il film mi son chiesto perchè Refn ha scelto di fare un film su un personaggio così insulso, ma forse la risposta sta proprio nel fatto che questo non è il solito film sul solito cattivo dal cuore buono o sull' antieroe che lotta contro il sistema per rivendicare una condizione di sopraffazione, bensì un prodotto cinematografico alternativo al sistema hollywoodiano che attraverso una storia "anomala" si vuole discostare dal sistema esaltando le grandi doti di regista di Refn che non disdegna mai la violenza, anzi..
Consiglio comunque di vederlo perchè la regia è di alto livello e l'attore Tom Hardy interpreta molto bene Bronson.
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dandy
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sabato 1 febbraio 2014
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l'ottusità criminale.
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Partendo dalla vita di Michael Peterson,il più violento prigioniero inglese(oltre trent'anni passati in carcere),il film di Refn è stato applaudito dalla critica e nei festival che hanno favorito la conoscenza internazionale del regista danese.E' sempre un bene quando questo accade a un regista degno di interesse(spesso e volentieri accade il contrario)ma in questo caso la csa è sopravvalutata.La storia procede sempre sopra le righe,tra sprazzi pulp e parentesi surreali dove Bronson si rivolge allo spettatore truccato come un artista di vaudeville.Tutti meccanismi troppo abusati negli ultimi anni,che Refn non ripropone con lo stile dei precedenti film di ben altro spessore (come la trilogia di "The Pusher").
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Partendo dalla vita di Michael Peterson,il più violento prigioniero inglese(oltre trent'anni passati in carcere),il film di Refn è stato applaudito dalla critica e nei festival che hanno favorito la conoscenza internazionale del regista danese.E' sempre un bene quando questo accade a un regista degno di interesse(spesso e volentieri accade il contrario)ma in questo caso la csa è sopravvalutata.La storia procede sempre sopra le righe,tra sprazzi pulp e parentesi surreali dove Bronson si rivolge allo spettatore truccato come un artista di vaudeville.Tutti meccanismi troppo abusati negli ultimi anni,che Refn non ripropone con lo stile dei precedenti film di ben altro spessore (come la trilogia di "The Pusher").La violenza è estetizzata in modo abilmente astratto(con rimandi ad "Arancia meccanica"),ma è il personaggio a funzionare poco.Troppo monocorde,nonostante la buona prova di Hary,perchè la sua rabbia possa diventare metafora di una società intrisa di violenza e non girare a vuoto.E anche la vicenda,per quanto stilisticamente virtuosa,diventa ripetitiva.Assai più intrigante l'australiano "Chopper".
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tarantinofan96
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martedì 28 maggio 2013
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bronson
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Capolavoro, un grandissimo Tom Hardy e grande anche Refn, uno dei migliori registi del 2000. Bronson è l' Arancia Meccanica del 21esimo secolo!!
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matteo manganelli
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lunedì 13 maggio 2013
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arancia meccanica + fight club + refn + hardy
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Ecco, questo è interessante per davvero. Ho cercato delle informazioni sul regista di questo film, tale Nicolas Winding Refn. Niente: sia lui che i suoi film erano dei perfetti estranei per me (fatta eccezione per Drive, che non ho visto, ma ne ho sentito parlare tanto e bene). Film del 2008, arrivato in Italia nel 2011, perchè noi si arriva sempre per primi, Bronson è la biografia onirica di Michael Peterson, in arte Charles Bronson, il più famoso carcerato d'Inghilterra. Michael, dopo aver fatto una rapina, iniziò a scontare una pena di 7 anni.
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Ecco, questo è interessante per davvero. Ho cercato delle informazioni sul regista di questo film, tale Nicolas Winding Refn. Niente: sia lui che i suoi film erano dei perfetti estranei per me (fatta eccezione per Drive, che non ho visto, ma ne ho sentito parlare tanto e bene). Film del 2008, arrivato in Italia nel 2011, perchè noi si arriva sempre per primi, Bronson è la biografia onirica di Michael Peterson, in arte Charles Bronson, il più famoso carcerato d'Inghilterra. Michael, dopo aver fatto una rapina, iniziò a scontare una pena di 7 anni. Ad oggi Peterson ha passato 34 anni della sua vita in prigione, 30 dei quali in isolamento, per cattiva condotta. Come spiega lo stesso protagonista, il suo talento stava proprio nel creare casini all'interno delle varie carceri che aveva visitato. Il film è stato definito addirittura l'Arancia Meccanica del 21esimo secolo; io lo definirei più un teatrale miscuglio tra Fight Club e (solo) i 20 o 30 minuti di film in cui il Alexander De Large è rinchiuso in galera. Insomma, probabilmente Bronson è più bello che coinvolgente, perchè seppur la sua durata sia di solo 1 ora e mezza, il film vanta numerosi punti morti. Rimane comunque un film estremamente interessante, che si merita mezzo punto in più per l'interpretazione magistrale di Tom Hardy (il Bane dell'ultimo Batman, per intenderci). Non lo dite a nessuno, ma c'è integrale su youtube.
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