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Bolt, il supercane della Disney arriva in 3D

La terza dimensione arricchisce il cinema e non deve svilirlo.
di Gabriele Niola

Arricchire i film di significati

martedì 25 novembre 2008 - Making Of

Arricchire i film di significati
Nei cinema adeguatamente equipaggiati (e sono sempre di più) il nuovo film della Disney sarà disponibile in 3D, il che significa occhialini, figure che sembrano uscire fuori dallo schermo e una maggiore profondità.
Neanche è arrivato il 3D che già ci sono sacche di resistenza, nascono i gruppi "No al tridimensionale" e si rimpiange il "buon cinema di una volta in due dimensioni". Il 3D non è ancora arrivato che già genera diffidenza come tutte le diavolerie moderne.
Il tridimensionale non sarà, ancora per un anno almeno, una rivoluzione ma una serie di prove (si spera) sempre più convincenti a partire ora dal ben poco convincente Bolt fino ad Avatar di James Cameron. L'idea è quella di arricchire i film di significati e non di imbellettarli con un fiocco in più. Il 3D potrebbe essere (se sarà usato in tal senso) come l'arrivo del colore: un elemento espressivo in più nella cassetta degli attrezzi del regista. Detto questo poi ancora oggi si fanno film in bianco e nero.
Per capire questo però occorre conoscere meglio la nuova tecnologia, vedere i film che usciranno nelle nostre sale e non lasciarsi scoraggiare dai primi, timidi e malriusciti tentativi. Avere insomma un minimo di fiducia nella tecnologia. Non tutti i 3D infatti sono uguali e non tutti i film sono progettati con il medesimo uso della terza dimensione.
I tre possibili 3D
Non si tratta del vecchio 3D degli anni '50, le tecnologie si sono evolute e le sale oggi si equipaggiano con sistemi nuovi e migliori. Così sono in sostanza 3 i tipi di 3D nei quali vi potrete imbattere, a seconda di quale società la sala in cui andate ha scelto per la fornitura del materiale, e i diversi tipi di tecnologia potrete riconoscerli dal tipo di occhialini che vi saranno consegnati all'ingresso.
Il primo sistema è il più diffuso al mondo, si chiama Real D e ha occhialini classici con montatura di carta. Gli occhiali in questo caso valgono poco, li potete anche portare a casa, perchè tutto il lavoro lo fa il proiettore.
Poi c'è il sistema Dolby, con occhiali molto modaioli dotati di montatura in plastica e lenti polarizzate che non potrete portare a casa.
E infine c'è il sistema XpanD, il più costoso (per la sala) e quello con gli occhiali più grossi e pesanti ma anche il migliore. In quest'ultimo caso infatti l'effetto della terza dimensione è creato dagli occhiali e quindi avviene davanti ai vostri occhi. Ogni lente ha un otturatore indipendente che agisce sulla diversa polarizzazione in armonia con le immagini sullo schermo. Occhiali e proiettore infatti comunicano via radio.
Il mutamento dunque è da un 3D oggettivo (cioè realizzato dal proiettore) ad uno soggettivo (realizzato dagli occhiali).
Arrivato all'ennesima delle sue molte vite quindi il cinema in tre dimensioni pianifica di stabilirsi nelle nostre sale e non di essere una moda passeggera.
Del perchè Bolt non è rappresentativo dell'ipotetica rivoluzione 3D
Non è il primo film ad arrivare anche in questa modalità e di certo non sarà l'ultimo, eppure bisogna diffidare di Bolt per dare un giudizio sul 3D.
Per un certo periodo ancora infatti sarà necessario distinguere i film che vedranno il buio delle nostre sale in due categorie: nativi 3D e portati in 3D.
Nella prima categoria rientrano tutti quei film che sono stati concepiti fin dall'inizio della loro lavorazione per essere in tre dimensioni e che quindi utilizzano le nuove possibilità che il sistema consente per "creare senso".
Nella seconda categoria invece rientrano i film che, come Bolt, vengono resi in tre dimensioni alla fine della loro lavorazione. Per questi quindi la tridimensionalità è una caratteristica aggiunta alla fine, una ciliegina sulla torta. Questi film mostrano il 3D ma non lo usano davvero.
Se, come dice James Cameron, il 3D sarà una rivoluzione pari all'introduzione del sonoro, non si tratterà di un nuovo modo di mostrare contenuti ma un nuovo modo di raccontarli, dotato di nuove possibilità e nuovi margini di creazione di senso.
Il colore non ha colorato la pellicola ha consentito ai registi di avere uno strumento in più, di creare paesaggi di fuoco o algidi scenari, ha consentito di creare mondi pastello o asettiche scene al neon. Il colore è qualcosa di emozionale e non un avvicinamento al reale (semmai ne è un paradossale allontanamento perchè si aggiunge artificio ad artificio). Il 3D anche deve essere questo, altrimenti tornerà per l'ennesima volta nel dimenticatoio.
Una questione commerciale o cinematografica?
Ci si chiede immediatamente quanto tutto questo crei un miglioramento dell'esperienza filmica e quanto invece non sia l'ennesimo elemento generatore di "stupore" nello spettatore poi privo di una vera rivoluzionarietà, se in pratica il 3D funzioni veramente e se valga il piccolo surplus di biglietto (in media un euro).
Ci si chiede in sostanza quanto il tridimensionale serva al cinema e quanto invece serva ad attirare pubblico per facili incassi e la risposta è ovviamente nel mezzo. Il cinema in tre dimensioni torna in auge e arriva anche a noi in Italia perchè gli esercenti cercano nuovi modi di rendere l'esperienza in sala unica, ma poi esistono cineasti come James Cameron e produttori come Jeffrey Katzenberg che credono e molto nel mezzo e intendono utilizzarlo per cambiare (almeno un po') il modo in cui i film ci parlano di noi stessi e del nostro mondo.
Il problema infatti è che il 3D non risolverà il dilemma delle sale. L'esperienza tridimensionale è possibile unicamente al cinema solo oggi, già esistono i sistemi Home 3D che non necessitano nemmeno degli occhialini. La sala non sarà salvata dalla tecnologia (sempre ammesso che ne abbia bisogno) ma come è capitato già in passato solamente da film migliori.

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