Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 90 min.
- USA, Francia 2008.
- Moviemax
uscita venerdì 24ottobre 2008.
MYMONETROBabylon A.D.
valutazione media:
1,70
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
90 minuti di nulla (francamente riuscire a vedere tutti i 90 minuti vuol dire avere un alto tasso di resistenza)... guardare uno schermo bianco da molte più soddisfazioni...
un film senza capo ne coda ne tantomeno sostanza; ad iniziare dal protagonista, il classico mercenario, tutto muscoli, (ma anche con quel po' di cervello che basta per sopravvivere in un mondo spietato), senza alcun legame, diffidente sia verso i nemici che verso i amici,il cui unico valore è quello impresso sulle banconote, almeno così si direbbe perchè come nei migliori film spazzatura di hollywood c'è sempre una ragazza innocente che riesce a redimere il duro dal cuore d'oro.
beh, non avendo voglia di dilungarmi in critiche più noiose del film stesso mi limiterò a definirlo come un'accozzaglia dei peggiori archetipi e luoghi comuni fantascientifici.
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90 minuti di nulla (francamente riuscire a vedere tutti i 90 minuti vuol dire avere un alto tasso di resistenza)... guardare uno schermo bianco da molte più soddisfazioni...
un film senza capo ne coda ne tantomeno sostanza; ad iniziare dal protagonista, il classico mercenario, tutto muscoli, (ma anche con quel po' di cervello che basta per sopravvivere in un mondo spietato), senza alcun legame, diffidente sia verso i nemici che verso i amici,il cui unico valore è quello impresso sulle banconote, almeno così si direbbe perchè come nei migliori film spazzatura di hollywood c'è sempre una ragazza innocente che riesce a redimere il duro dal cuore d'oro.
beh, non avendo voglia di dilungarmi in critiche più noiose del film stesso mi limiterò a definirlo come un'accozzaglia dei peggiori archetipi e luoghi comuni fantascientifici... nullo di nuovo, tutto già visto...
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[+] mah (di andry-joker)[ - ] mah
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Un'umanita' spezzata e stracciona, che sopravvive in baraccopoli ai limiti del mondo, vicino a zone radioattive, lande innevate sorvegliate da droni da guerra, anche se non si capisce da chi dovrebbero difendersi, ma forse e' proprio qui, il non fidarsi mai di nessuno, una delle chiavi del film, sfiducia e stanchezza, come quelle che animano il protagonista, che lo trascinano in quest'ultima missione che forse lo portera' verso il meritato riposo, di guerriero e di uomo.
Al di la' di una Russia che sopravvive sui corpi dei disperati, sta un America sempre lucita e luminosa, su cui regna imperituro lo spot e il maxischermo, ignara delle nubi di tempesta che la sovrastano e che nulla perdoneranno a nessuno.
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Un'umanita' spezzata e stracciona, che sopravvive in baraccopoli ai limiti del mondo, vicino a zone radioattive, lande innevate sorvegliate da droni da guerra, anche se non si capisce da chi dovrebbero difendersi, ma forse e' proprio qui, il non fidarsi mai di nessuno, una delle chiavi del film, sfiducia e stanchezza, come quelle che animano il protagonista, che lo trascinano in quest'ultima missione che forse lo portera' verso il meritato riposo, di guerriero e di uomo.
Al di la' di una Russia che sopravvive sui corpi dei disperati, sta un America sempre lucita e luminosa, su cui regna imperituro lo spot e il maxischermo, ignara delle nubi di tempesta che la sovrastano e che nulla perdoneranno a nessuno. Anche il protagonista, nel passaggio dall'est all'ovest si ripulisce, cambia spirito e atteggiamento, recuperando un sorriso ormai perduto, questo e' molto americano e molto poco obiettivo.
Comunque sia, in questo mondo post-tutto, che e' diventato solo un enorme barattolone di anime perdute in cerca di una qualche forma di redenzione, anche nella distruzione totale, nell'apocalisse o nel riposo dello spirito, si aggirano uomini con missioni disperate, donne con fede assoluta, ragazze con destini sconosciuti ed inevitabili.
Questo lo sfondo. Il resto e' Terminator piu' Die Hard piu' Blade Runner, come mero riferimento, ma d'altronde qualunque film dove l'azione e' il principale motivo di attrazione, prende spunto da qualcosa di gia' visto, inevitabilmente.
Libro a parte, che manco so se e' uscito in Italia, il film mantiene una sua dignita' e una sua coerenza, fa il suo sporco dovere fino in fondo, senza cadute e scivoloni troppo plateali e fastidiosi, tipo Doomsday anche se Marshall e' molto piu' bravo di Kassovitz nelle scene d'azione, lo stile e' Jacksoniano e senza grande originalita' ma pieno e mai troppo noioso, le pause di meditazione introspettiva sono dovute, e se la gente, ormai abituata alla velocita' dei videoclip, non riesce a seguire una qualunque storia nei suoi momenti di varia velocita', non e' colpa di nessuno. Lontani miglia dal capolavoro, altrettante dalla schifezza, il fim mi sembra onesto e misurato, e di questi tempi e' gia molto. Una piccola meditazione sui danni che puo'fare la religione ed un finale sinceramente affrettato e deludente concludono il tutto.
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[+] la penso come fantozzi sulla corazzata potemkin. (di gabry)[ - ] la penso come fantozzi sulla corazzata potemkin.
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Il mercenario Toorop riceve da Gorsky, un mafioso russo, un incarico che non può rifiutare: deve far arrivare clandestinamente negli Stati Uniti una ragazza di nome Aurora, scortandola fino a New York. Ma la ragazza, cresciuta in un convento, è dotata di misteriosi poteri e anche altri sono sulle sue tracce.
Quando un regista si dissocia pubblicamente dal proprio film, le aspettative si orientano pericolosamente verso il basso. E’ quello che è accaduto con “Babylon A.D.”, il cui autore, Mathieu Kassovitz, ha dichiarato che la Fox non gli ha mai dato la possibilità di girare una scena così come era stata concepita, e che non gli è stato permesso di rispettare la sceneggiatura.
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Il mercenario Toorop riceve da Gorsky, un mafioso russo, un incarico che non può rifiutare: deve far arrivare clandestinamente negli Stati Uniti una ragazza di nome Aurora, scortandola fino a New York. Ma la ragazza, cresciuta in un convento, è dotata di misteriosi poteri e anche altri sono sulle sue tracce.
Quando un regista si dissocia pubblicamente dal proprio film, le aspettative si orientano pericolosamente verso il basso. E’ quello che è accaduto con “Babylon A.D.”, il cui autore, Mathieu Kassovitz, ha dichiarato che la Fox non gli ha mai dato la possibilità di girare una scena così come era stata concepita, e che non gli è stato permesso di rispettare la sceneggiatura. Kassovitz aggiunge che il film è solamente “violenza e stupidità”, e che si è trattato di “un’esperienza terribile”. Non si può che dargli ragione, dato che l’esperienza è oggettivamente terribile anche per lo spettatore e, se con la violenza non si abbonda poi così tanto, si cerca di compensare con la stupidità. E’ anche vero che il regista, dopo il fulminante esordio de “L’odio” nel lontano 1995, non ha più indovinato un film, e forse i demeriti andrebbero equamente ripartiti. Tratto dal romanzo “Babylon Babies” dell’ottimo Maurice G. Dantec, non solo il film non riesce a restituirne la complessità, cosa che si dava per scontata, ma lo ridicolizza inventandosi personaggi francamente improponibili, come la suora Rebecca interpretata da Michelle Yeoh (in originale, un’israeliana del Mossad armata di AK-47), o rimestando senza fantasia in situazioni da b-movie, girate male e montate anche peggio. La semplificazione della trama era in un certo senso obbligata, dato che Dantec predilige possenti quanto stimolanti elucubrazioni pseudofilosofiche, ma non certo la sua completa obliterazione a favore del nulla assoluto, che resterà sullo stomaco anche ai consumatori compulsivi delle multisale. Il mondo distopico dipinto da Kassovitz estremizza le angosce e le tensioni del presente alla maniera de “I figli dell’uomo” di Alfonso Cuaron, di cui “Babylon A.D.” pare una versione trash, ma le disavventure del mercenario Toorop a spasso nel futuro prossimo venturo, passando dal Kazakhistan a Vladivostok e dall’Alaska al Canada, suscitano un tedio profondo persino nelle anemiche scene d’azione, che sembrano gli scarti rimasti in sala di montaggio di un qualunque James Bond. Le caratteristiche messianiche della giovane Aurora e le sbandierate preoccupazioni per il futuro del pianeta, che il regista parrebbe voler rimarcare con l’entusiasmo del neofita, sconcertano per la banalità dell’assunto, almeno quanto sconcerta il risultato complessivo per l’approssimazione della regia, dato che persino in film obiettivamente indifendibili, come “I fiumi di porpora” o “Gothika”, Kassovitz azzeccava qualche sporadica sequenza. Vin Diesel, dopo alcune parentesi non troppo felici in cui ha cercato di riciclarsi, torna alla monolitica espressività di Riddick ma rimane incapace di dire una battuta, sia pure la più elementare come quelle che tocca subire in “Babylon A.D.”. In più la situazione è notevolmente peggiorata da assurdi camei, un Depardieu con un inutile naso posticcio, un imbarazzato Lambert Wilson e una spiritata Charlotte Rampling, nonché da un finale fastidioso per stucchevolezza, didascalismo spicciolo e becera ovvietà.
Completano il tutto pessimi effetti CGI e risibili scampoli cyberpunk, mentre l’unica nota positiva è la fotografia di Thierry Arbogast, collaboratore storico di Luc Besson. [-]
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Ci sono registi che fanno il botto con un film bello e/o importante e poi si perdono, e ci sono registi che fanno il botto e proprio per questo vengono chiamati da produzioni, industrie e filmografie più ricche per sfruttarne il talento, e anche qui, i risultati sono sempre – almeno – discutibili. E poi c’è chi decide consciamente di trasferirsi in un altro paese, esportando una sua propria factory, e realizzare prodotti nella massima indipendenza economica. Esempi di questo vengono soprattutto dalla Francia, e se Luc Besson è il capostipite Mathieu Kassovitz è una sorta di suo erede che dopo il successo planetario de L’odio ha fatto brutti film hollywoodiani per farsi valere nell’industria che conta.
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Ci sono registi che fanno il botto con un film bello e/o importante e poi si perdono, e ci sono registi che fanno il botto e proprio per questo vengono chiamati da produzioni, industrie e filmografie più ricche per sfruttarne il talento, e anche qui, i risultati sono sempre – almeno – discutibili. E poi c’è chi decide consciamente di trasferirsi in un altro paese, esportando una sua propria factory, e realizzare prodotti nella massima indipendenza economica. Esempi di questo vengono soprattutto dalla Francia, e se Luc Besson è il capostipite Mathieu Kassovitz è una sorta di suo erede che dopo il successo planetario de L’odio ha fatto brutti film hollywoodiani per farsi valere nell’industria che conta. Qui, al suo nadir, si vede voltare le spalle anche da quell’industria che prima gli lascia la possibilità di raccontare il Blade Runner del terzo millennio e poi gli distrugge il film al montaggio. Che però, sembra già orrendo di suo. Scritto da Kassovitz con Eric Besnard da un romanzo di Maurice G. Dantec, un thriller fantascientifico e apocalittico di epica confusione, che prende come nume tutelare ancora il Carpenter di 1997: Fuga da New York, puntando però – e fallendo – ad un cyberpunk di concretezza irreale, fatto di immagini immateriche, cercando di scimmiottare il Kyashan di Kazuaki Kiriya. Ambientato nell’est europeo del XXI secolo, ancora sotto dittatura militare, e poi un po’ in giro per il mondo nemmeno fosse uno 007, il film racconta di un’umanità spenta e mortificata nel suo declino, a tutti i livelli, che vede nei poteri messianici di una ragazza l’unica speranza possibile contro un male che è ormai padrone assoluto. A proteggerla c’è significativamente un mercenario, simbolo di un mondo senza regole che vorrebbe rinascere. Kassovitz vuole puntare l’occhio sul reale e l’attualità, guardando anche a I Figli degli Uomini, ma già dall’inizio post-apocalittico in digitale è evidente l’incapacità del regista di costruire un discorso, di scegliere i toni, di far semplicemente seguire il filo logico allo spaesato spettatore, prigioniero di una narrazione senza spunti e di un racconto senza guizzi, che frastorna ma non avvince e non ha nemmeno un briciolo della radicalità concettuale, filmica ed estetica che si propone, ridotta a una visione del futuro datata, fatta di miserie e iper-tecnologia. La sceneggiatura è una spaventosa accozzaglia di plagi, calchi, prestiti e citazioni, incapace di costruire suspense e tensione, anche perché priva di motivazioni, spessore e nessi decenti, che Kassovitz non ha il minimo di interesse a migliorare, occupato a spendere più soldi possibile (come nella scena dell’elicottero, o in quella del sommergibile, l’unica decente del film) invece di rendere eccitante un’azione che montaggio e produzione macellano facilmente. Vin Diesel è ridicolo nel mettere in scena i soliti cliché del duro e tenebroso, mentre Gérard Depardieu si fa notare solo per l’orrido make-up. Accanto a loro, spiace constatare l’ennesimo spreco perpetuato ai danni di Michelle Yeoh, grande attrice e artista marziale, con cui Hollywood tappa i suoi buchi a mandorla (vedasi anche La Mummia3 ). Film orribile, incomprensibile e a tratti insopportabile, che segna – almeno a nostro avviso – la pietra tombale per un regista che per risollevarsi avrebbe bisogno di Romero, uno che ha avuto spesso a che fare coi morti viventi. [-]
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un disastro un autentico disastro ci sono 70 000 cose che non ho capito nel film come per esempio all'inizio spara a quel mercenario perchè non ha rispettato le regole e l'ho spara va bene ok fin qui tutto in ordine ma dopo è che diventa un disastro per esempio in tutto il film (almeno io) non ho capito che razza di potere abbia apparte quando alla fine distrugge quel missile davanti ai suoi occhi alcune scene sono scollegate da tutta la trama il protagonista praticamente invincibile (lotta contro una sotto specie di wrestler, insegue e distrugge dei cosi,soppravive ad una esplosione di missile) va beh insomma non continua perchè ne vale veramente la pena "effetti speciali" mai fatti cosi insomma un film da dimenticare dalla storia del cinema se vi piace Vin Diesel come attore vedete fast
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un disastro un autentico disastro ci sono 70 000 cose che non ho capito nel film come per esempio all'inizio spara a quel mercenario perchè non ha rispettato le regole e l'ho spara va bene ok fin qui tutto in ordine ma dopo è che diventa un disastro per esempio in tutto il film (almeno io) non ho capito che razza di potere abbia apparte quando alla fine distrugge quel missile davanti ai suoi occhi alcune scene sono scollegate da tutta la trama il protagonista praticamente invincibile (lotta contro una sotto specie di wrestler, insegue e distrugge dei cosi,soppravive ad una esplosione di missile) va beh insomma non continua perchè ne vale veramente la pena "effetti speciali" mai fatti cosi insomma un film da dimenticare dalla storia del cinema se vi piace Vin Diesel come attore vedete fast and furios
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[+] non sono d'accordo. (di street)[ - ] non sono d'accordo.
[+] il disastro (di the manager)[ - ] il disastro
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