bob
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giovedì 24 maggio 2007
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dimenticare seven: il male e' accanto a noi
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Snobbato dall'adolescenziale pubblico americano, il nuovo atteso film di David Fincher difficilmente conquistera' il pubblico italiano. Quello che vuole vedere e rivedere (e capace di capire) sempre le solite cose. Innanzitutto, a dispetto del tema trattato, la ricerca di un serial killer che terrorizzo' realmente San Francisco dal 1969 in poi per circa un decennio, non e' assolutamente un thriller ma piuttosto un dolente docu-drama di taglio giornalistico. Cio' non toglie che al suo interno i momenti di paura e tensione non manchino. Vedi tutta la parte iniziale. O ancora sul finire, la scena hitchockiana nel sottoscala , che sotto questo aspetto e' veramente da brividi. Meglio, da antologia.
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Snobbato dall'adolescenziale pubblico americano, il nuovo atteso film di David Fincher difficilmente conquistera' il pubblico italiano. Quello che vuole vedere e rivedere (e capace di capire) sempre le solite cose. Innanzitutto, a dispetto del tema trattato, la ricerca di un serial killer che terrorizzo' realmente San Francisco dal 1969 in poi per circa un decennio, non e' assolutamente un thriller ma piuttosto un dolente docu-drama di taglio giornalistico. Cio' non toglie che al suo interno i momenti di paura e tensione non manchino. Vedi tutta la parte iniziale. O ancora sul finire, la scena hitchockiana nel sottoscala , che sotto questo aspetto e' veramente da brividi. Meglio, da antologia. Ma per intenderci "Zodiac" richiama in qualche modo nella sua struttura molto di piu' a "Tutti gli uomini del presidente" di Pakula che ai vari thriller/horror degli ultimi anni. Un film dunque tipicamente anni '70 ( la ricostruzione d'epoca e' favolosa, come pure la colonna sonora) anche nei ritmi lenti e dilatati, specchio fedele e preciso di quel periodo. La parola d'ordine sarebbe insomma quella di scordarsi "Seven". Perche' "Zodiac" procede in maniera quasi opposta. E questo per molti sara' un duro colpo da assorbire. Protagonista e' vero, e' ancora e sempre il Male. Ma qui non ci sono concessioni alle facili spettacolarizzazioni di alcuni dozzinali pseudo/thriller visti di recente. Qui non c'e' nulla di accattivante e o affascinante. E' tutto piu' banale ed ordinario. "Zodiac" e' soprattutto il racconto di una caccia che si trasforma pian piano in una vera ossessione. E che inesorabilmente stravolge, trasformandola per sempre, la vita dei suoi protagonisti. Ecco perche' la regia di Fincher e' piu' sobria e trattenuta rispetto al solito, piu' tradizionale. O come direbbe qualcuno "matura". I virtuosismi di cui e' capace,(quelle splendide carrellate laterali e/o dall'alto ad esempio) emergono solo a sprazzi, ma sono lampi comunque capaci di illuminare il film. Certo, dopo una prima mezz'ora folgorante, nella parte centrale (che pure regala il momento azzeccato e non meramente fine a se stesso, come a volte capita, del "cinema nel cinema", con i vari protagonisti in sala a vedere l'"Ispettore Callaghan: il caso skorpio e' tuo") c'e' qualche stanchezza di troppo. La ricostruzione dell'indagine della polizia e' sin troppo minuziosa e incessante. E i personaggi , visto anche la durata del film e nonostante la bravura degli interpreti, tutti perfettamente in parte, potevano aver maggior spessore. Ma a Fincher come detto interessava soprattutto altro. Far rivivere e far capire il senso di paranoia di quegli anni. Mostrare come il Male e' sempre accanto a noi. E ci riesce alla perfezione. Un grande film.
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guido20
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giovedì 24 maggio 2007
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24 ore dopo...10minuti dopo...
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Un ombra nera su sfondo assolato...questo è l'unico elemento che unisce Seven a Zodiac.John Doe in piedi in una zona semidesertica...e Zodiac in piedi e camuffato durante l'assassinio della coppietta accoltellata al lago.Del resto Zodiac è un film decisamente atipico...come anche sarebbe un documentario atipico. Già l'estenuante scorrere costantemente di scritte in sovraimpressione per denotare il passare del tempo, e il procedere della narrazione a saltelli, rende il film atipico, anche perchè a volte compare scritto addirittura" 5 ore dopo" o "due ore dopo"..che in realtà sarebbero notizie futili allo spettatore ma probabilmente sono funzionali a dare ritmo e "ansiosità" al film poichè sembra sempre di correre da una parte all'altra,da un tempo a un altro.
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Un ombra nera su sfondo assolato...questo è l'unico elemento che unisce Seven a Zodiac.John Doe in piedi in una zona semidesertica...e Zodiac in piedi e camuffato durante l'assassinio della coppietta accoltellata al lago.Del resto Zodiac è un film decisamente atipico...come anche sarebbe un documentario atipico. Già l'estenuante scorrere costantemente di scritte in sovraimpressione per denotare il passare del tempo, e il procedere della narrazione a saltelli, rende il film atipico, anche perchè a volte compare scritto addirittura" 5 ore dopo" o "due ore dopo"..che in realtà sarebbero notizie futili allo spettatore ma probabilmente sono funzionali a dare ritmo e "ansiosità" al film poichè sembra sempre di correre da una parte all'altra,da un tempo a un altro.Infatti nella parte finale del film, sembra sempre di essere a una soluzione, e invece dopo due minuti si ribrancola nel buio, sembra sempre di essere a un passo per poi ricadere nei mille dubbi di un indagine infinita, estesa e estenuante...e forse la lunghezza del film serve anche a dare noi spettatori la sensazione di quanto possa essere stato estenuante per i protagonisti...e in fondo era difficile tagliare qualche scena poichè le cose che accadono sono veramente tante. Naturalmente il film tecnicamente è ineccepibile...fotografia, recitazione,regia..peccato magari un un po' la carenza di movimenti di macchina..Sui temi trattati invece peccato che l'ossessione del personaggio di Robert Downey Jr. non sia approfondita come le altre xkè il personaggio meritava...ma cmq l'ultima parte del film concentrata su Gillenhal trasmette precisamente l'ansia e la paranoia del protagonista..altro tema affrontato con Maestria è la questione della burocrazia tra contee..fastidiosa, fastidiosa fastidiosa, contando poi che alla fine le indagini singole non hanno fatto altro che ostacolarsi tra loro alla fine, poichè ognuno non sapeva tutto e quindi perdeva qualke aspetto della faccenda:)
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mark10
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mercoledì 23 maggio 2007
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la lunga notte di zodiac
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Da John Doe a Zodiac. Da Seven all'ultimo film di Fincher sono passati più di dieci anni e, diciamolo subito, la differenza si vede. Si ripropone dunque il cruccio di questo regista di strordinario talento: ogni lavoro partorito dalla sua macchina da presa finisce inevitabilmente per essere paragonato con il suo primo grande successo e, in un modo o nell'altro, ne esce ridimensionato (almeno per quanto fatto finora). Dunque, il confronto, come sempre impietoso: Seven era una capolavoro, la storia di questo killer che terrorizzò San Francisco a cavallo dei '60 e '70 è un onesto film. Non ha nè la potenza estetica nè la verve drammatica del suo predecessore e, sicuramente, paga il difetto più grande imputabile ad un film che, sottigliezze di genere a parte, finisce per inserirsi in ogni caso nel calderone del poliziesco-thriller: l'eccesiva lunghezza.
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Da John Doe a Zodiac. Da Seven all'ultimo film di Fincher sono passati più di dieci anni e, diciamolo subito, la differenza si vede. Si ripropone dunque il cruccio di questo regista di strordinario talento: ogni lavoro partorito dalla sua macchina da presa finisce inevitabilmente per essere paragonato con il suo primo grande successo e, in un modo o nell'altro, ne esce ridimensionato (almeno per quanto fatto finora). Dunque, il confronto, come sempre impietoso: Seven era una capolavoro, la storia di questo killer che terrorizzò San Francisco a cavallo dei '60 e '70 è un onesto film. Non ha nè la potenza estetica nè la verve drammatica del suo predecessore e, sicuramente, paga il difetto più grande imputabile ad un film che, sottigliezze di genere a parte, finisce per inserirsi in ogni caso nel calderone del poliziesco-thriller: l'eccesiva lunghezza.
Messi subito in chiaro gli indiscutibili limiti della pellicola, passiamo a vedere che cosa c'è di buono. Innnanzitutto, è importante non confondere la lunghezza con la noiosità. Il film di Fincher è sì lungo, ma non reca con sè nemmeno un velo di tedio. Questo perchè, pur essendo costellato di dialoghi ben più di quanto non lo sia d'azione, non pecca certo di senso del ritmo. Per chi ricorda certi polizieschi anni '70, ma anche certi film inchiesta (oggi li chiamano docu-drama) dello stesso periodo (mi viene in mente, ad esempio, "Tutti gli uomini del Presidente"), capirà che a livello di plot narrativo siamo da quelle parti: il percorso per risolvere un inghippo senza passare per fiumi di sangue o inseguimenti spericolati, ma con tanti dialoghi, ricerche e metodo induttivo. Per tale ragione, soprattutto, possiamo dire che il film funziona. Fincher non ci appesantisce mai, cerca in ogni modo di dispiegare sullo schermo la notevole mole di indizi, false piste e personaggi che si rincorrono per più di un decennio. Il tutto alla ricerca di una verità che, come sa chi conosce la vicenda, non porterà mai ad una soluzione definitiva e "catartica". Ed è questo il nodo gordiano: la ricerca della verità. Fincher fa un thriller in cui, allo scardinamento delle regole tradizionali, hitchcockiane, si accompagna uno sforzo incessante da parte dei protagonisti di risolvere, di capire, di far luce. Ecco il punto forte del film: uomini, anche molto diversi tra loro, sono legati da un desiderio comune, al quale si dedicano con una operosità ed un'onestà a tratti commovente. Quante volte, nella nostra vita ci adoperiamo in ogni modo per risolvere problemi dificili, irrisolvibili o più grandi di noi, ma lo facciamo lo stesso perchè proprio in questo, nel non fermarsi mai, nel credere in un'idea, sta l'essenza stessa dell'esistenza umana, ciò che davvero ci fa sentire vivi?
Un giornalista problematico, un poliziotto tenace, un vignettista timido: ecco questi uomini. Prestano loro la faccia, nell'ordine, Robert Downey Jr., Mark Ruffalo e Jake Gyllenhal (il migliore, autore di una grande prova, la prima in carriera completamente matura). Vanno, vengono, leggono, si ubriacano, sognano; il tutto sullo sfondo di una San Francisco brumosa, dai colori notturni fortemente impastati e virati sull'arancione. Il digitale di cui si è servito Fincher per filmare la città, a tal proposito, può portare al ricordo della Los Angeles di Michael Mann in Collateral.
Concince ma non avvince, la pellicola di Fincher non lascia certo indiferenti e dimostra, ancora una volta, tanti pregi di un regista di talento.
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veritiero
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mercoledì 23 maggio 2007
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complimenti a nichel
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ABBIAMO, CON SOMMO PIACERE, COSTATATO LA SUA ADESIONE AL "FANS CLUB ELISA". IL PRESIDENTE ( SOLE ) SI COMPLIMENTA CON LEI PER LA SUA GENUINA ED INDISCUTIBILE CAPACITA' DI RECENSIRE IN MODO OBIETTIVO. DA OGGI A NUOVI AMICI. GRAZIE. CON STIMA VERITIERO (VICEPRESIDENTE).
[+] una in più
(di elisa tamma)
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[+] e' un fans club istituito da noi tutti controtamma
(di il presidente:sole)
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[+] perche' tanto odio per elisa?
(di il vero prof.egizio mimmo)
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(di elisa tamma)
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(di elisa tamma)
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(di elisa tamma)
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(di nichel)
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marco
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mercoledì 23 maggio 2007
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zodiac
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Non è un thriller. E' un ottimo film inchiesta, molto curato e dettagliato, quasi filologico nella ricostruzione degli avvenimenti e nella citazione di personaggi, luoghi e date. Nonostante tutto il film non risulta un vuoto elenco di indizi che si accumulano, ma anzi riesce ad essere molto coinvolgente, riuscendo sempre a mantenere alta l'attesa per l'evoluzione della vicenda e la tensione per la scoperta di un qualcosa che sembra inevitabile ma che continua a sfuggire. Si crea empatia con i tre personaggi principali, lo spettatore è portato a vivere le stesse intuizioni, delusioni, scoperte e marcie indietro di Robert Graysmith, David Toschi e Paul Avery. E' appunto un puzzle in continuo divenire, che si sviluppa e si contraddice, la cui soluzione sembra essere a portata di mano ma continua a sfuggire.
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Non è un thriller. E' un ottimo film inchiesta, molto curato e dettagliato, quasi filologico nella ricostruzione degli avvenimenti e nella citazione di personaggi, luoghi e date. Nonostante tutto il film non risulta un vuoto elenco di indizi che si accumulano, ma anzi riesce ad essere molto coinvolgente, riuscendo sempre a mantenere alta l'attesa per l'evoluzione della vicenda e la tensione per la scoperta di un qualcosa che sembra inevitabile ma che continua a sfuggire. Si crea empatia con i tre personaggi principali, lo spettatore è portato a vivere le stesse intuizioni, delusioni, scoperte e marcie indietro di Robert Graysmith, David Toschi e Paul Avery. E' appunto un puzzle in continuo divenire, che si sviluppa e si contraddice, la cui soluzione sembra essere a portata di mano ma continua a sfuggire. Ma è un film anche sulla manipolazione che i media adoperano, sulla loro importanza e influenza nella società e nella percezione che questa ha di sè stessa. Zodiac nasce e vive grazie alle sue lettere sul giornale; il suo anonimato, il suo essere solo un nome e un simbolo è ciò che lo rende ancora più spaventoso agli occhi della gente e al tempo stesso media come la televisione o il cinema mostrando il pericolo se pur in modo ricostruito e fasullo aiutano ad esorcizzarlo. Zodiac è anche un film di atmosfera, capace di riprodurre un clima di grande incertezza e paura, di continua ansia e di imminente implosione, tipico della società americana degli anni sessanta/settanta, ma riconducibile anche alla contemporaneità. Fincher riesce a tenere le fila del discorso, affrontando tutte le varie sfaccettature della storia senza perdersi in troppi fronzoli. La caratterizzazione dei personaggi, i loro rapporti familiari e interpersonali sono ridotti al minimo, ma tutto è funzionale alla storia. Lo stile di regia è asciutto e essenziale e contribuisce a tenere alto il ritmo che, salvo per qualche pausa nella fase centrale, resta incalzante e contribuisce a non annoiare praticamente mai. Straordinaria l'interpretazione di Robert Downey Junior in un ruolo che però scompare un pò troppo presto, potenzialmente con ancora molte cartucce a disposizione; ottime quelle di Gyllenhall e Ruffalo, quest'ultimo davvero sorprendente.
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mirtilla77
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martedì 22 maggio 2007
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sottotilo "la corazzata potiomkin"
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veramente credo che alla corazzata potionkin(si scrive cosi'?)sapete quella fantozziana, questo film gli fa un baffo.che 2 maroniiiiiii!!!!veramente troppo lungo e noioso..se andate a vederlo, portatevi un pigiama e un bel cuscino.
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elisa tamma
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martedì 22 maggio 2007
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ombre sul giallo
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Tecnicamente si tratta della ricostruzione puntuale,incalzante ai limiti della pedanteria di una indagine su un serial killer e fin qui niente di mai visto ma la peculiarità di questa strana pellicola è che il suo iter da giallo si nutre del contesto in cui si sviluppa cioè delle vite dei suoi attori (in senso giuridico) per cui lo si potrebbe definire meglio un noir psicologico ad alta tensione (emotiva).Gli efferati omicidi sono il punto di partenza anche narrativo (uno di questi infatti rappresenta l’incipit) e non sto a parlare delle luci,delle meraviglie del digitale perché la locandina parla da sola ma da lì ed è questo da sottolineare si dipanerà una ricerca. Dire di più sarebbe una cattiveria,scopritelo da soli,sarà una sorpresa
[+] ai 3 porcellini
(di elisa tamma)
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(di elisa tamma)
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(di elisa tamma)
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(di xxx)
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(di elisa tamma)
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elisa
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martedì 22 maggio 2007
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film da 10 e lode
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il film e' un vero capolavoro. geniale la regia . ottimi attori. grandi scenografie . belli i costumi . musiche piacevoli. alti i toni . geniale la scrittura. Sono grande .
[+] da lode non direi
(di paraponzipo)
[ - ] da lode non direi
[+] il film e' nulla
(di veritiero)
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[+] da piangere
(di romoletto)
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[+] acqua
(di elisa tamma)
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(di alan)
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gu
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lunedì 21 maggio 2007
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ma che mi combinbi fincher?
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film noioso e lentissimo.. con uno o due spunti decenti e basta
dopo due ore e mezza sareste disposti a costituirvi come zodiac purche il film finisca
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tommy
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lunedì 21 maggio 2007
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zodiac - l'irrazionalità del mondo
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Bentornato, caro Fincher.
Dopo essersi dedicato al suo film/esercizio di stile "Panic Room" Fincher torna a raccontare una sotira disturbata e disturbante, malata e affascinante. E' la storia del serial killer degli anni 60/70 che si faceva chiamare "Zodiac" e che inviava messaggi enigmatici alle redazioni di alcuni giornali: messaggi in codice che rivelavano tutta la sua pazzia, ma mai il suo vero nome. Fincher sceglie di raccontarne la vicenda vista dal punto di persone che indagano sugli eventi: un disegnatore curioso (Gyllenhaal), un reporter (Downey jr.) e un detective (Ruffalo).
Il film, come d'altronde Seven e Fight Club, non è soltanto un film d'intrattenimento, anzi, non lo è per niente, ma piuttosto una riflessione sul mondo e sulla irrazionalità che lo governa e che governa li uomini.
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Bentornato, caro Fincher.
Dopo essersi dedicato al suo film/esercizio di stile "Panic Room" Fincher torna a raccontare una sotira disturbata e disturbante, malata e affascinante. E' la storia del serial killer degli anni 60/70 che si faceva chiamare "Zodiac" e che inviava messaggi enigmatici alle redazioni di alcuni giornali: messaggi in codice che rivelavano tutta la sua pazzia, ma mai il suo vero nome. Fincher sceglie di raccontarne la vicenda vista dal punto di persone che indagano sugli eventi: un disegnatore curioso (Gyllenhaal), un reporter (Downey jr.) e un detective (Ruffalo).
Il film, come d'altronde Seven e Fight Club, non è soltanto un film d'intrattenimento, anzi, non lo è per niente, ma piuttosto una riflessione sul mondo e sulla irrazionalità che lo governa e che governa li uomini. La sceneggiatura pare piena di buchi e vuoti, ma in realtà lo stesso film diventa prova di quell'irrazionalità, di quella pazzia che non dà spiegazioni per niente, senza la quale comunque il mondo rimarrebbe insipido e monotono. Quell'irrazionalità che governa la mente di Zodiac il quale in una intervista televisiva arriva addirittura a affermare che uccidere gli fa passare il mal di testa. Sembra quasi una scusa per nascondere ciò che egli davvero prova; Zodiac si diverte ad uccidere e questo è il motivo di tutto il suo agire: è una motivazione altamente irrazionale e senza senso e non può fare a meno di confermare quanto detto in precedenza.
Non ha senso dire che Zodiac non è un buon thriller perchè non è nemmeno un thriller come non lo era Fight Club. E' la dimostrazione incisa su pellicola che il mondo è governato solo dall'irrazionalità. In questo senso è emblematico anche l'atteggiamento del personaggio ben interpretato da Gyllenhaal, il quale indaga sul caso soltanto per guardare negli occhi il vero Zodiac; soltanto per avere davanti a sè l'uomo che lui sa essere l'assassino. E questo non fa altro che riportarci all'irrazionalità che sta alla base del film di Fincher.
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