...�arrivatozampan�!
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mercoledì 26 luglio 2017
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soffio ovvero della sospensione dell'incredulità
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Se si accetta che un comune visitatore possa entrare nel braccio della morte di un penitenziario per far visita a un condannato a morte; se si accetta che il visitatore possa introdurre oggetti nel penitenziario per dilettare il detenuto con melodiose canzoncine; se si accetta che il visitatore possa fare sesso con il condannato nel parlatorio del carcere; se si accetta tutto questo (sic!) allora si può guardare Soffio e gridare al capolavoro!
FINE
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paride86
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martedì 2 ottobre 2012
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soffio
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Non il miglior Kim Ki-Duk, ma sicuramente una storia interessante, seppure un po' lenta in alcuni passaggi.
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melania
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giovedì 12 maggio 2011
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grande film
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Devo confessare che non avevo mai visto un film di Kim ki duk,ho trovato"il soffio" uno splendido film,poetico,capace di dare emozioni profonde.Il regista non si preoccupa di colonne sonore nè di scene ad effetto,ma presenta la storia puntando all'immagine che in questo film assume una grande forza empatica.I visi dei personaggi sono cosi' affascinanti che è difficile dimenticare,cosi'come è difficile dimenticare la storia inconsueta e lirica che il film presenta
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sarahmela
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mercoledì 16 giugno 2010
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un soffio d'aria
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Cosa si prova a rimanere con un soffio di aria nel petto? La protagonosta cerca di spiegarlo ad un detenuto che aveva tentato il suicidio diverse volte dopo essere stato arrestato per aver ucciso moglie e figli(nessuno spiega il perchè). Ciò che spinge questa ragazza a parlare di ciò che prova ad uno sconosciuto è la senzazione che lui la capisca dal profondo, il marito a differenza non può capirla anche se la ama in quanto non deve aver provato le sue stesse profonde senzazioni. Quando scopre che il marito la tradiva ha una scossa dall'esterno che la distoglie dai suoi pensieri in cui era totalmente immersa a casa per andarli a confidare al detenuto di cui aveva sentito parlare alla televisione.
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Cosa si prova a rimanere con un soffio di aria nel petto? La protagonosta cerca di spiegarlo ad un detenuto che aveva tentato il suicidio diverse volte dopo essere stato arrestato per aver ucciso moglie e figli(nessuno spiega il perchè). Ciò che spinge questa ragazza a parlare di ciò che prova ad uno sconosciuto è la senzazione che lui la capisca dal profondo, il marito a differenza non può capirla anche se la ama in quanto non deve aver provato le sue stesse profonde senzazioni. Quando scopre che il marito la tradiva ha una scossa dall'esterno che la distoglie dai suoi pensieri in cui era totalmente immersa a casa per andarli a confidare al detenuto di cui aveva sentito parlare alla televisione. Si concentra completamente su di lui cercando di fargli rivivere le stagioni dell'anno unendo ad ognuna di esse un aneddoto della sua vita che le premeva. Il detenuto sembra così riaquisirla una ragione di vita rimandendo coinvolto completamente dalle strane attenzioni della ragazza che lo colpiscono a fondo! Ogni scena del film colpisce noi a fondo! Ognuna infatti è scelta con cura riducendo i dialoghi all'essenziale, come di consueto per il regista, per farle parlare da sole queste scene. I comportamenti dei personaggi sono cosi veri da sembrare quasi irreali quando invece sono pura realtà dei sentimenti che avvolte può anche sembrare priva di una logica razionale.
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ines
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lunedì 26 gennaio 2009
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kim ki-duk: la poesia
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Un film magnifico...capace di far sentire profonde e mozioni. Mi ha commossa, rallegrata, emozionata...di una poetica sensibile e leggera..
Un capolavoro!!!
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fred flintstone
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giovedì 28 febbraio 2008
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le stagioni degli amori
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dopo capolavori come ferro 3 e la samaritana è inevitabile che kim si ripeta, ma ancora una volta fa centro. film magnifico per profondità di contenuto e bellezza formale. bella la protagonista
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giorgio camisani
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giovedì 10 gennaio 2008
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il ritorno kim ki-duk
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La storia della protagonista, Yeon, inizia da uno stato interiore di desolante abbandono, di profonda solitudine, esito di un rapporto matrimoniale in crisi, appiattito dall’atteggiamento disinteressato e ipocrita del marito. Si ha la sensazione che Yeon si trovi come rinchiusa in un carcere, senza vie d’uscita plausibili, se non quella di compiere un atto estremo, eccessivo e crudele rispetto alla propria famiglia-prigione. Yeon segue con attenzione i telegiornali che annunciano il tentato suicidio in carcere di Jang Jin. Di questo detenuto noi non sappiamo nulla, vediamo soltanto l’interesse che la protagonista mostra nei suoi confronti, fino a quando Yeon si fa accompagnare da un taxi al carcere nel quale è rinchiuso l’uomo.
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La storia della protagonista, Yeon, inizia da uno stato interiore di desolante abbandono, di profonda solitudine, esito di un rapporto matrimoniale in crisi, appiattito dall’atteggiamento disinteressato e ipocrita del marito. Si ha la sensazione che Yeon si trovi come rinchiusa in un carcere, senza vie d’uscita plausibili, se non quella di compiere un atto estremo, eccessivo e crudele rispetto alla propria famiglia-prigione. Yeon segue con attenzione i telegiornali che annunciano il tentato suicidio in carcere di Jang Jin. Di questo detenuto noi non sappiamo nulla, vediamo soltanto l’interesse che la protagonista mostra nei suoi confronti, fino a quando Yeon si fa accompagnare da un taxi al carcere nel quale è rinchiuso l’uomo. Da qui hanno inizio le sue variopinte visite.
Come rapita e trasportata da un sentimento insulso, pericoloso e profondamente romantico, Yeon agisce dimenticando la realtà attorno a sé: è negligente nei confronti della piccola figlia e del marito; è indifferente al clima invernale dell’ambiente esterno, indossando nonostante il freddo abiti prima primaverili, poi estivi, al fine di regalare momenti di serenità all’omicida in prigione; è del tutto disinteressata e non curante del fatto che, costantemente, durante le sue visite in carcere a Jang Jin, sia scrutata dall’occhio di una telecamera, che osserva i suoi movimenti, ascolta le sue parole e decide, di volta in volta, fino a dove il rapporto tra i due protagonisti può giungere.
Similmente a ciò che accade in Ferro 3 (precedente successo di Kim Ki-duk) il reciproco slancio amoroso dei protagonisti, dove è la donna ad avere l’iniziativa, è come dettato da un’urgenza interiore, dalla necessità dei due personaggi di interrompere il proprio stato di solitudine, di tradire la propria vocazione al nulla, al vuoto nel quale sono immersi. Il sentimento che nasce tra Yeon e Jang Ji non ha altro fine se non quello di una tacita e reciproca promessa di salvezza, impossibile da realizzarsi autonomamente, ma possibile solo tramite l’intervento di un altro che abbia vissuto un dramma esistenziale simile al proprio. Il percorso di Yeon è in salita ed è doloroso, perché recandosi da Jang Ji, ella si confida e gli racconta alcuni aneddoti del proprio passato, interpreta canzoni legate allo scorrere delle stagioni, ed è come se, durante quelle brevi visite, Yeon rinunciasse al proprio dolore personale, per farsi carico del dolore di Jang Ji. Yeon è come se si spogliasse spiritualmente e si donasse senza alcuna pretesa ad un uomo che non può darle nulla, se non il silenzioso sconforto della consapevolezza di poter vivere ancora per pochi giorni.
(la recensione continua su www.filmagazine.it)
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aga
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lunedì 3 dicembre 2007
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senza voto
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un film a cui non riesco dare un voto. è bello ma non tanto chiaro... Però sicuramente il film è stato fatto molto velocemente siccome ho notato alcuni errori nelle scene. Tipo qualcuno prima aveva qualcosa dopo non l'aveva più..... Cmq del resto mi è piaciuto di più l'estate autunno inverno primavera, perchè è stato fatto al 100 per cento
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brobby
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lunedì 19 novembre 2007
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il mio commento
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Non mi piacciono molto i film coreani,di questo regista ho apprezzato forse più di tutti Time.Probabilmente non ne riesco ad apprezzare la poesia e la storia...ma bollare il resto del pubblico mediocre solo perchè non stravede per questo film mi sembra un pò troppo esagerato !!! io apprezzo di più i film italiani e non sono certo uno spettatore della fattoria o del grande fratello !!!!!
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francesco adami
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venerdì 14 settembre 2007
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respiro riflessivo
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“Essere un leggero respiro che possa uscire dalle grigie mura di una prigione, o percepire quel delicato respiro dentro il corpo che fa spuntare il sorriso sulle labbra. Soffio di un tempo che trascorre a seconda della nostra mente”. Il lungometraggio è collegato alle tematiche presenti nel precedente Ferro 3, il personaggio di Jang Jin è il rovescio di Tae suk (Ferro 3), l’uno è corrotto dalla rabbia e dalla frustrazione che lo porta ad atti di suicidio, mentre il secondo ha trovato una propria catarsi che riesce a farlo diventare parte di un lieve respiro. Jang Jin è muto perchè non trova parole per esprimere la sua desolazione e sofferenza mentre Tae suk lo è altrettanto, perché attraverso quest’espressione è riuscito a comprende ciò che con le parole non poteva.
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“Essere un leggero respiro che possa uscire dalle grigie mura di una prigione, o percepire quel delicato respiro dentro il corpo che fa spuntare il sorriso sulle labbra. Soffio di un tempo che trascorre a seconda della nostra mente”. Il lungometraggio è collegato alle tematiche presenti nel precedente Ferro 3, il personaggio di Jang Jin è il rovescio di Tae suk (Ferro 3), l’uno è corrotto dalla rabbia e dalla frustrazione che lo porta ad atti di suicidio, mentre il secondo ha trovato una propria catarsi che riesce a farlo diventare parte di un lieve respiro. Jang Jin è muto perchè non trova parole per esprimere la sua desolazione e sofferenza mentre Tae suk lo è altrettanto, perché attraverso quest’espressione è riuscito a comprende ciò che con le parole non poteva. Soffio (Breath) è un film ben strutturato, con numerosi richiami alle stagioni che il regista, aveva analizzato in suo altro lungometraggio, esponendo, ulteriori tematiche, come la comunicazione mass-mediatica attraverso il notiziario del carcerato Jang Jin, la purezza di un animo rappresentata dal panno bianco,l'amore e il rapporto coniugale, il trascorrere del tempo, che passa da una primaverile infanzia ad un’invernale maturità. Fa riflettere lo spettatore, tenendolo in tensione per la maggior parte dello svolgimento delle azioni, con momenti di relax. Il menestrello Kim Ki Duk, con una ritmica di tensione e riflessione, anche attraverso le parole delle canzoni e la relativa musica, ci narra una storia fatta di note ma anche di pause, ossia di respiri.
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