Sleuth - Gli insospettabili

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Un film di Kenneth Branagh. Con Jude Law, Michael Caine, Harold Pinter, Kenneth Branagh, Carmel O'Sullivan Titolo originale Sleuth. Thriller, durata 86 min. - USA 2007. - Sony Pictures Italia uscita venerdì 9 novembre 2007. MYMONETRO Sleuth - Gli insospettabili * * * - - valutazione media: 3,39 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Tra Michael Caine Jude Law uno scontro di virilità

di Natalia Aspesi La Repubblica

Ci saranno finalmente, tra fazioni cinefile, modeste discussioni se non addirittura scontri sapienti, del tipo che un tempo animavano la Mostra e che si sono quasi del tutto perduti anche tra i più volonterosi antagonisti? A parte i pensosi ricami attorno a Lust, caution del taiwanese-americano Ang Lee (quei due divini attori fanno l'amore per davvero si o no?), arriva l'inglese Sleuth a promettere ai cacciatori di polemiche almeno due simpatiche possibilità. Polemica a), alta, filmica: è meglio questa versione sceneggiata dal premio Nobel Harold Pinter, diretta da Kenneth Branagh, con un Michael Caine vecchio e un Jude Law giovane, o era meglio quella del.1972 (in Italia vista col titolo assurdo Gli insospettabili) sceneggiata dallo stesso autore teatrale Anthony Shaffer, diretta da Mankiewicz, con Michael Caine giovane e Lawrence Olivier vecchio?
Polemica b), bassissima, da cortile vociante: saranno semplici battute o un'offesa da lavare col sangue, quella dette da Caine a Law (che nel film si chiamerebbe Tindle, figlio di un Tindolini, italiano): «La cultura non è il loro forte» (degli italiani), e l'altra detta da Law a Caine, «La vendetta è una specialità italiana». A parte l'ovvia ironia, meglio soprassedere, pensando alla nostra tivu e volendo, alla faida di San Luca. Se poi si vuole rovistare oltre sul tema Italia, chiedendo scusa alle persone nominate, si possono ancora definire attori davvero bravi, mettiamo, le nuove speranze come Scamarcio o Germano, dopo aver visto Michael Caine e Jude Law rimbalzarsi con quelle voci strepitose di virilità, ...per tutto il film?
C'è un celebre scrittore di gialli, Andrew Wyke, un Caine che oggi ha 74 anni e un viso sfatto incattivito dal tempo, il quale invita nella sua casa Milo Tindle, un aspirante attore squattrinato che fa il parrucchiere, l'incantevole Law, 35 anni. Tindle vuole che Wyke conceda il divorzio a sua moglie che già ha piantato il ricco marito e con lui, cosa del tutto straordinaria, una stanza guardaroba enorme di abiti meravigliosi a 5000 sterline l'uno, per vivere con il suo splendente e nullatenente innamorato. Pinter, riscrivendo il testo, lo ha reso ancora più perverso: tra i due uomini s'ingaggia una guerra di insinuazioni, offese, trappole, inganni, minacce, di raffinata e affilata intelligenza, arrivando poi allo scontro fisico, al coltello, al revolver. La ragione della contesa mortale, la donna, che del resto non si vede mai, a poco a poco scompare: quello che era iniziato come un gioco dai modi apparentemente civili, molto inglesi, si trasforma in uno scontro di delirante virilità per il potere e il possesso, una guerra sadica fatta di disprezzo, gelosia e invidia, tra il vecchio e il giovane, tra l'amato e il ripudiato, una lotta di classe tra il ricco e il povero, tra il celebre e la nullità, tra l'anglosassone e l'oriundo italiano diversi anche nel linguaggio.
Ogni arma è buona, anche la seduzione che, con reciproca ambiguità, i due uomini usano uno contro l'altro: una carezza, uno sguardo, un invitare a letto, un'offerta di vita in comune, di viaggi, di gran vita. Loro due, soli, senza un'intrusa donna; ma il conflitto, come la maggior parte dei conflitti, non conosce la pace e non potrà finire se non con un vincitore, un vinto.
Poiché la storia si svolge tutta all'interno di una casa, é ovvio che la scenografa sia importante, addirittura che l'arredamento sia il terzo personaggio, se non addirittura l'implacabile protagonista, il gelido testimone. Qui l'odio e il delitto aleggiano tra le pareti di una casa che all'esterno ha conservato le sue semplici linee georgiane, ma che all'interno ha subito la tempestosa violazione dell'arredo ipermoderno, che la trasforma in un luogo di pericolo e di minaccia. È stata la moglie a fare un angolo di vetro, cemento, acciaio, ferro, ispirato alla Tate Modern, e infatti poi se n'è andata. É stato Wyke a riempirla di strumenti di alta tecnologia che lui ossessivamente comanda, cosicché la realtà si raddoppia in ogni schermo, sulle pareti ovviamente grigie, nel continuo mutare delle luci, tra i mobili glaciali e stortissimi, stile Ron Arad, dell'ultrachic contemporaneo. Ovvio che in una casa disumanizzata dall'arredo alla moda, il delitto sarà inevitabile.
Da La Repubblica, 31 agosto 2007

di Natalia Aspesi, 31 agosto 2007

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