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Non è mai troppo tardi (per cambiare)

Jack Nicholson e Morgan Freeman interpretano due malati terminali nel nuovo film di Rob Reiner.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Edward ti presento Carter

martedì 22 gennaio 2008 - Approfondimenti

Edward ti presento Carter
Sebbene a Rob Reiner (Stand By Me - Ricordo di un'estate, Harry ti presento Sally) sia bastato leggere le prime dieci pagine dello script per decidere di dirigere Non è mai troppo tardi, non è stato così semplice convincere la produzione a dargli il via libera. Un film incentrato su un tema scomodo come la morte, seppur affrontato con i toni leggeri e brillanti della commedia, poteva approdare sui grandi schermi solo se gli interpreti avessero assicurato un lauto incasso. Se il ruolo di Carter è stato scritto a immagine e somiglianza di Morgan Freeman, ci voleva un altro grande attore capace di aggiungere un po' di pepe alla trama. Qualcuno che potesse regalare al malato terminale Edward la voglia di rimandare (momentaneamente) l'appuntamento con la morte e trascinare nel suo ultimo viaggio - all'insegna delle «cose che non abbiamo fatto» - il compagno di stanza d'ospedale Carter Chambers. È stato proprio Freeman a indicare Jack Nicholson per il ruolo vacante e la coppia è riuscita a dare al film di Reiner i toni giusti dosando con abilità, ironia e sentimento senza scadere nel sentimentalismo. "Non è stato difficile entrare in sintonia con Jack" ha dichiarato Freeman. "Conosco i suoi tempi, ho visto tutti i suoi film da Easy Rider in poi. Recitare insieme a lui è stato come ballare allo stesso ritmo".

Pazienti in prima linea
Dopo aver accettato il ruolo, Jack Nicholson è finito davvero in ospedale (per un semplice intervento alla gola) e ha potuto sfruttare i giorni di ricovero per entrare nella parte. "Ho passato un bel po' di tempo negli ospedali, sebbene questa fosse la prima volta che ci andavo per un malessere" ha rivelato l'interprete di Qualcuno volò sul nido del cuculo. "Ho anche lavorato in complessi ospedalieri e posso dire di essere un esperto in materia". Come nel film di Milos Forman, anche in Non è mai troppo tardi è il personaggio di Nicholson a far scoprire al suo compagno di stanza un'altra vita fuori da quel luogo. Una volta a conoscenza di avere pochi mesi rimasti da vivere, Edward e Carter si lanciano in un'avventura che li porterà a riflettere su quali siano le vere priorità nella vita.

La morte può attendere
A differenza di molti altri attori e dello stesso Jack Nicholson, Morgan Freeman non ha un metodo di recitazione. "Non ho mai pensato alla mia morte" ha spiegato il Premio Oscar, "e mi rifiuto di farlo. Quello che mi ha attratto della sceneggiatura è infatti la premessa: Non è mai troppo tardi non è un film sulla morte, ma sulla vita". I due protagonisti, invece di attendere la morte, sfruttano gli ultimi mesi rimasti per rifarsi di tutto quello che non hanno mai avuto il coraggio di fare (che sia un salto in paracadute o un giro in pista con un'auto da corsa) e per riconciliarsi con i propri cari. "Non credo che vent'anni fa avrei fatto questo film" ha dichiarato Reiner. "Ho da poco compiuto 60 anni e alla mia età si inizia a pensare a come hai condotto la tua vita, alle cose che avresti potuto fare da giovane, all'importanza della famiglia e degli amici".

Reminiscenze del passato
D'altronde venti anni fa Rob Reiner dirigeva Stand By Me, che secondo il regista ha delle cose in comune con Non è mai troppo tardi. "Quello era un film in cui alcuni amici si imbarcano in un'avventura e si confrontano per la prima volta con la morte quando ritrovano il corpo di un ragazzo scomparso. Anche , come in Non è mai troppo tardi, la morte funge da sottotrama per raccontare la storia di due amici che si aiutano in un momento difficile della vita".

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