Non pensarci

La famiglia si salva raccontando bugie

Tono malinconico, risultato felice. Terzetto di coprotagonisti ben assortito e affiatato: Anita Caprioli, Giuseppe Battiston e Valerio Mastandrea. E pazienza che nessuno dei tre abbia l’accento giusto (siamo nella provincia romagnola). Mastandrea è un rocker emigrato aRoma, genio e sregolatezza (più la seconda che il primo). In cerca di conforto torna a casa. Il fratello Battiston è stressato perché si è caricato tutto il peso dell’azienda familiare di sciroppo di fragole che va malissimo, mentre il padre gioca a golf, la madre si affida a un guru del benessere e la sorella Caprioli ammaestra delfini. L’arrivo del “romano” fa da detonatore e la calma apparente mostra tutte le crepe. Scossa salutare per tutti. Pertanti rivoli ben congegnati e fluidi si distillano— in scioltezza e freschezza—piccole grandi verità. Sulle responsabilità, prenderle o evaderle, verso gli altri e verso se stessi: Battiston aveva una carriera atletica spianata ma: «non ho voluto vincere», per non rischiare nè esporsi. Sui ricatti e le omertà familiari: «non stavamo meglio quando ci dicevamo le bugie?» domanda Mastandrea. Ma sa che, per quanto faticosa, è meglio la verità. Esempio di commedia italiana reinventata.
Da La Repubblica, 4 aprile 2008


di Paolo D'Agostini, 4 aprile 2008