Noi due sconosciuti

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Un film di Susanne Bier. Con Halle Berry, Benicio Del Toro, David Duchovny, Alexis Llewellyn, Micah Berry, John Carroll Lynch.
continua»
Titolo originale Things We Lost in the Fire. Drammatico, durata 118 min. - USA, Gran Bretagna 2007. - Universal Pictures uscita giovedì 12 giugno 2008. MYMONETRO Noi due sconosciuti * * * - - valutazione media: 3,17 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Halle Berry. lo e Benicio dei Toro, amore e droga in un film dove sono nera- per caso

di Silvia Bizio La Repubblica

Halle Berry non ne faceva mistero da tempo desiderava di diventare mamma. Lo scorso 16 marzo, a 44 anni, l'attrice: premio Oscar (Monster’s Ball) ha finalmente dato alla luce una bambina, frutto della sua relazione con Gabriel Aubry, modello canadese di nove anni più giovane di lei. La Berry attribuisce il merito della sua tardiva maternità anche al film Noi due sconosciuti (nelle sale dal 12 giugno), diretto dalla regista danese Susanne Bier alla sua prima esperienza americana dopo il successo di Non desiderare la donna d'altri e Dopo il matrimonio
Un dramma umano in cui la Berry interpreta Audrey, madre di due bambini devastata dalla morte improvvisa dell'amato marito (David Duchovny) che chiede al migliore amico di questi (Fenicio Del Toro) di andare a vivere con lei. Lui, eroinomane, accetta e l'aiuta ad affrontare la tragica perdita e a elaborare il lutto, mentre lei lo sostiene nella battaglia contro la tossicodipendenza. «Una relazione particolare su sfondo tragico, che solo una regista originale come la Bier poteva convincere Hollywood a realizzare» spiega Halle Berry. «Il copione originale prevedeva due personaggi di carnagione bianca, non una meticcia come me e un ispanico come Benicio» continua l'attrice, nata a Cleveland il 14 agosto del 1966 da padre afro-americano e madre inglese. «Quando lo feci notare a Susanne, lei mi rispose che del colore della pelle dei protagonisti non le importava un bel niente perché il tema della perdita e della sofferenza non conosce confini etnici o razziali. La sua chiarezza di idee e la sua determinazione mi hanno convinto».
Susanne Bier, 42 anni, ricambia i complimenti. «Halle è capace di interpretare personaggi difficili, perfino antipatici, e risultare lo stesso calda e affascinante» dice la regista di Copenaghen. «Audrey può sembrare una donna dura, rabbiosa, ma grazie all'interpretazione di Halle non dubitiamo mai del suo dolore e del suo disperato tentativo di dimenticare la morte dell'amato marito. Halle esprime tutto ciò meravigliosamente».
Susan Bier dice che lei è riuscita a trasmettere molta umanità al personaggio di Audrey. In che misura si è identificata con lei?
«Prima di tutto, recitare il ruolo di madre di due adorabili bambini mi ha fatto sentire pronta per la maternità e appena sono finite le riprese sono rimasta incinta. Per il resto, non posso dire di aver vissuto la sua storia. Certo ho "perso" uomini amati, anche mariti, ma non ho mai sofferto per la morte di una persona cara. Come Audrey, però, anch'io ho toccato il fondo e sono riuscita a risalire. E in seguito ho capito quanto tanta sofferenza era stata necessaria per crescere».
È questo il significato del film?
«Dopo un grave dolore la vita è differente, non c'è dubbio, ma può anche migliorare. Questo è il messaggio del film, con il quale, credo, tanta gente possa identificarsi. Io conosco la capacità dello spirito umano di superare il dolore, scavalcare le avversità e infine trionfare. È così che imposto la mia vita».
Nel film vediamo Audrey alle prese con due uomini diametralmente opposti: il marito che muore e l'amico. Come descrive queste relazioni?
«Il marito rappresenta l'immagine idilliaca del matrimonio, la fantasia del principe azzurro che arriva e risolve ogni problema. È l'uomo che le dà due splendidi figli e che la protegge. L'amico, interpretato da Benicio, è un uomo dalla vita caotica, fuori controllo. Uno che vive alla giornata, che non ha progetti. Un uomo che Audrey inizialmente detesta e che pure è capace di aiutarla. Perché la vita è sempre capace di sorprenderci».
Tra lei e Benicio nel film si avverte una forte tensione erotica. Invece non accade nulla... «Avrebbero dovuto finire a letto?». Lei che dice?
«Che sarebbe stato un errore. Mi piace che fra i due personaggi ci sia un'attrazione non consumata. Per i produttori di Hollywood è una scelta audace: loro vorrebbero sempre che protagonisti facciano l'amore e vivano felici e contenti».
Dicono di lei che, più passano gli anni, più diventa sexy...
«In effetti non mi sono mai sentita così a mio agio col mio corpo come adesso. Non ho più timore di esibirlo. Soprattutto mi sento sicura di me stessa».
Conta il fatto di avere una relazione con un uomo più giovane e per di più bellissimo?
«Gabriel ha saputo riaccendere la fiammella nei miei occhi... E ammetto che i suoi dieci anni in meno aggiungono un che di emozionante. In passato non ho avuto relazioni facili con gli uomini. Non dico che non ne volessi più sapere di innamorarmi, ma di certo avevo voglia di starmene da sola».
E cosa che l'ha convinta?
«Gabriel è di una dolcezza disarmante, buono, diverso dagli uomini con personalità ingombranti che mi avevano fatto soffrire. È un timido. La prima volta che siamo incontrati non mi ha nemmeno rivolto la parola. E questo lo ha reso più attraente. Ora, poi, che è il padre di mia figlia, lo amo ancora di più».
E che tipo di madre ritiene di essere?
«Spero una madre come la mia, che mi ha sempre sostenuto e mi ha fatto sentire speciale. Sogno di essere capace di dare forza a mia figlia e farle amare la vita».
Quando vinse l'Oscar disse: «Dedico questo premio alle donne di colore senza nome e senza volto che forse ora avranno una chance in più».
È cambiato davvero qualcosa?
«Di certo, la mentalità in America è mutata: l'incontro tra le razze si - è fatto più complesso, ma anche più naturale. Basta pensare al successo di Barack Obama».
Da Il Venerdì di Repubblica, 30 maggio 2008

di Silvia Bizio, 30 maggio 2008

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