Harry Potter e l'ordine della fenice

Bimbi e fans ormai privi di opinione propria visionate pure questo "spettacolo", ma non trascinate con voi adulti con ancora anche un solo briciolo di consapevolezza che il cinema non è solo effetti speciali, orchi verdi petomani e banda Boldi e De Sica. Fedele al romanzo, questo si, anche se la Rowling è certamente ormai assicurata con la sua composizione letteraria, potrebbe anche rilegare la divina commedia, e sulla copertina affrancarle il titolo HARRY POTTER ed un classico sottotitolo sulla falsariga di tutte quelle altre overdose di "cretinate"("Il Prigioniento di Azkaban" e via dicendo). La pietra filosofale era una novità, tuttoggi un piccolo gioiello della cinematografia fantasy, capace di far sognare e immortalare gli sguardi e i cuori di giovani e meno giovani. Ricco di una poeticità propria e di una banalità narrativa comunque offuscata da ingenti e sempre sconvolgenti colpi di scena. Aldilà di effetti speciali tutt'altro che fatiscenti e scenografie fra il dark e il medievale, v'erano personaggi dalla caratterizzazione minuziosa. Il preside statico, freddo ma amichevole, l'insegnante dalla dote felina di mutare il proprio aspetto, il balbuziente professore di difesa dalle arti oscure e così via. C'erano anche i cari tre tipetti, il trio Harry, Hermione e Ron, tre appena tredicenni, caratterizzazione a parte, mostravano sul loro volto quell'espressione di entusiasmo e dolcezza, pur non essendo dei giovani De Niro o Streep, la loro interpretazione era sincera e genuina, assolutamente piacevole. Diciamolo pure che col passare degli anni, col copioso venire di sequel, Harry e compagnia bella hanno sempre più mostrato gli evidenti cambiamenti dell'adolescenza e la totale perdita di carattere. E se fra gli alti e bassi degli episodi stanti fra il primo e il quinto capitolo di questa serie, il picco della mediocrità narrativa, stilistica e recitativa lo si raggiunge in maniera a dir poco ridicola con questo immeritabilmente attesissimo quinto capitolo. Prima di sentenziare l'intera pellicola vorrei però precisare che qualcosa sul fondo del barattolo vuoto effettivamente c'è, e peraltro anche parecchio gustoso. La perfida Dolores Umbridge vanta l'impeccabile e coloritissima interpretazione della vincitrice del Leone d'oro di Venezia 2004 come migliore attrice, Imelda Staunton che si riconferma per altro una delle attrici più disciplinate e complesse dell'intera Hollywood. La sempre mutevole Helena Bonham Carter che qui presta il suo corpo a lunghe ore di trucco per dar vita alla terrificante e sanguinaria Bellatrix Lestrange. Ennesima conferma anche il pluripremiato Gary Oldman e la stupefacente Maggie Smith, un vero e proprio omaggio al cinema di ieri. Ed è effettivamente questa l'unica vera potenza di questo quinto e complessivamente piatto e scarno Harry Potter, la bravura del cast secondario, un efficente gruppo di grandi interpreti, artisti, in grado di sollevare più di quanto si possa pensare un film fiacco e solo visivamente piacevole. 142 minuti lenti e poco scorrevoli, che prendono anche un'alquanto ridicola piega "gossip" e fin troppo melensa specie dopo la scena del bacio fra l'occhialuto mago e la maghetta orientale. Scena peraltro più che evitabile, ma non solo, anche terribilmente disgutosa e irritante. La trama è un punto interrogativo, lasciando un finale blando e un inaspettato amaro in bocca (stavolta mi sa sia capitata la gelatina al gusto di caccole!).