Espiazione

McEwan per signore romantiche la Mostra inizia tra festa e melò

Festosissima malgrado la solita aria domestica, di famiglia, si è aperta la nostra gloriosa Mostra internazionale d'arte cinematografica che con questo titolo un po' borioso alla sua prima edizione 75 anni fa, ai tempi di "Gli uomini che mascalzoni!", era tutta un gerarca fascista in elegante giacca bianca (con camicia nera, oggi insieme un po' gay) e belle signore preautarchia negli abiti con lo strascico comprati a Parigi.
Come si è visto ieri sera nel documentario di Antonello Sarno, "Venezia 75", la inaugurarono il presidente conte Volpi di Misurata e il ministro della Cultura popolare Alfieri, e le parole, pur con sonorità mussoliniana, furono molto pacifiste: «L'Italia chiama a questa grande prova i produttori di tutto il mondo nessuno eccettuato...».
Anche ieri sera un presidente elegantissimo (smoking nero), Davide Croff, e tra gli invitati l'attuale ministro della Cultura, Francesco Rutelli, erano lì a farsi cerimonie e a testimoniare che anche se il cinema italiano non è più quello di una volta (persino il vecchio film di Mario Camerini, restaurato, è tuttora incantevole), pur arrancando tra mille difficoltà, sta riconquistando credibilità e prestigio, tanto che il direttore Müller, noto per le sue imprese ardimentose, ha invitato in concorso ben tre nostri film. Per accontentare il pubblico esibizionista delle inaugurazioni, cui piacciono le belle storie possibilmente d'amore e di guerra, con belle case bei vestiti e qualche intelligente ma non troppo, magari con tumulti romantici sottolineati dalle note della Bohème, c'era un film perfetto, Atonement, "Espiazione": tratto dal romanzo di lan McEwan, che comincia con una tredicenne bugiarda che scrive commedie, Briony, (la brutta e brava Saoirse Ronan) finisce con la stessa diventata una vecchia affetta da demenza arteriosclerotica multinfartuale (la meravigliosa Vanessa Redgrave) che ha scritto il suo ultimo romanzo. Il regista Joe Wright è quello di massima sensibilità amorosa che ha osato rifare "Orgoglio e pregiudizio" sfidando il Mr. Darcy di Laurence Oliver, i due innamorati che come è obbligatorio per continuare ad amarsi saranno separati dalla bugie e dalla guerra, sono giovani e belli: lei, Keira Knightley (Cecilia), 21 anni, stella di massima grandezza dopo la trilogia piratesca con Johnny Depp, ha un viso aristocratico e un corpo scheletrico, e non la si dimentica nel lungo abito da sera verde smeraldo a schiena nuda. Lui, James McAvoy (Robbie), 28 anni, molta televisione, pare niente e invece sa illuminarsi di passione e sfinimento tanto da far rabbrividire le signore.
Come il romanzo, il film è diviso in quattro parti e comincia nel 1935 in una di quelle dimore di campagna neogotiche dove tra boiserie cupe e tappezzerie chiare, tra lunghi corridoi padronali e della servitù, vive la giornata più calda dell'anno una ricca famiglia inglese. Robbie, il figlio della domestica cui il padrone paga gli studi di medicina a Cambridge, pensando a Cecilia, la bella di casa, batte su una rumorosa macchina da scrivere (e il suo ticchettare febbrile, molesto e minaccioso accompagnerà la colonna sonora del film) una frase scurrile e per errore gliela fa recapitare dalla ragazzina, gelosa e fantasiosa. Giustamente Keira non si offende, anzi alla prima occasione si fa schiacciare ansimante contro i solenni scaffali della ricca biblioteca dall'innamorato pazzo e pazzamente amato anche se povero. Chi ha letto il romanzo sa che segue una tragedia e di colpo si passa dall'idilliaca campagna inglese alla desolata spiaggia di Dunkerque in Francia, nel 1940, da cui gli inglesi sconfitti tentano di ritornare in patria. Il regista rispetta il racconto di McEwan che contro ogni versione patriottica edulcorata di quel tragico evento, ne descrive gli orrori e gli errori. Robbie vaga in quel presagio di morte, sognando di tornare a casa dove Cecilia, ormai ritrovata, lo aspetta. Nella terza parte Briony diciottenne (Romolo Garai; insignificante), nella Londra sotto le bombe, espia la sua colpa adolescente come aiuto infermiera in un ospedale che accoglie i soldati straziati dalla guerra. Assisterà al trionfo dell'amore tra Cecilia e Robbie, ma alla fine Vanessa Redgrave confiderà all'intervistatore che quello é il finale del suo romanzo, la sua espiazione. La realtà è stata un'altra; ma a quale scopo raccontarla? «Mi piace pensare che non sia debolezza né desiderio di fuga, ma un ultimo gesto di cortesia, una presa di posizione contro la dimenticanza e l'angoscia, permettere ai miei amanti di sopravvivere e vederli riuniti alla fine. Ho regalato loro la felicità... ».
Da La Repubblica, 30 agosto 2007


di Natalia Aspesi, 30 agosto 2007