Centochiodi

Olmi ricerca la felicità sulle rive del Po

Un professore affermato seppur ancor giovane, esperto di questioni religiose, abbandona la propria vita di ricercatore lasciando nella biblioteca, in cui tanto tempo aveva speso a studiare i grandi testi della tradizione filosofica occidentale, in segno di un rifiuto senza appello a quello che era o stava per diventare. Un dotto, un erudito, un chierico. «Ma i libri, pur necessari, non parlano da soli». Inchioda quei libri che a lungo erano stati i suoi unici amici, il filtro attraverso cui guardare il mondo, i sigilli in cui era racchiusa la verità, come se fossero dei colpevoli processati e condannati da un tribunale di cose assolute e primigenie. [...]

di Giancarlo Mancini, articolo completo (2908 caratteri spazi inclusi) su Il Riformista 24 marzo 2007