Carnera: una storia di mafia, fascismo e cuore
di Marco Cicala Il Venerdì di Repubblica
Il regista Renzo Martinelli racconta le imprese dei gigante italiano (due metri per 126 chili) amato da Mussolini. Che divenne campione dei mondo anche grazie agli incontri combinati dalla malavita, ma che sul ring dava tutto.
Fu il primo gigante dell'Italia. Nacque che pesava dieci chili, a Sequals, quaranta chilometri da Udine, e non smise mai di crescere: 2,05 metri di altezza, 126 chili dì peso, 52 di scarpe, 50 centimetri di collo. Primo Carnera sarà il primo pugile italiano a diventare campione del mondo, il 29 giugno 1933, in America.
In Italia c'è fame e miseria, Primo lascia la scuola in quarta elementare, emigra in Francia, con un circo gira per tre anni le fiere di paese. Fa l'uomo forzuto: cento franchi a chiunque del pubblico riesca ad atterrarlo. Poi trova la boxe. Nel'30 il Madison Square Garden lo mette sotto contratto. Nel'32 sale sul ring 26 volte. Molti match sono combinati dalla mafia. Ammazza un avversario, Ernie Schaaf, non in condizioni di salire sul ring. Vince il titolo dei pesi massimi contro Jack Sharkey. Carnera diventa la nuova razza Italia che piace a Mussolini. Nel'34 difende il mondiale a Long Island contro l'americano Max Baer. È un massacro. Il referto medico so miglia a un'autopsia: caviglia a lussata, naso fratturato, due costole incrinate... Carnera va al tappeto undici volte, per dieci si rialza. È gigante anche il suo cuore. In più viene derubato dei suoi guadagni dai manager. E questo è il messaggio che Renzo Martinelli ha fatto diventare l'anima del suo film Carnera. The Walking Mountafn (Carnera, la montagna che cammina), in uscita oggi nelle sale italiane. Il peso massimo è interpretato da Andrea Iaia, 26 anni, alto 1,98, alla sua prima esperienza cinematografica. Accanto a lui Anna Valle; nel ruolo della moglie, Burt Young (Lou Soresi), F. Murray Abraham (Leon See), Paul Sorvino (Ledudal), con un cameo di Nino Benvenuti (l'allenatore di Max Baer) e la figlia di Carnera, Giovanna, nella parte della maestra del pugile. Il film è didascalico. Due citazioni per tutte: «Ho preso tanti pugni per non farli prendere ai miei figli» e «Un mito non può viaggiare in terza classe».
Da Il Venerdì di Repubblica, 9 maggio 2008
di Marco Cicala, 9 maggio 2008
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