Caos calmo

C'è una bella luce ma lo stile è televisivo

La cosa più bella più poetica del film di Antonello Grimaldi tratto da «Caos calmo»? Direi la luce della piazza dove si svolge quasi l'intera vicenda. Una luce molto romana da mezza stagione: accogliente, discreta malinconica. Per il resto il film, che è esplicitamente una «riduzione» del romanzo e non un suo equivalente, usa un linguaggio più piatto, a tratti perfino televisivo rispetto al modello letterario. La scrittura di Sandro Veronesi è infatti non solo digressiva, continuamente decentrata rispetto alla trama principale (mentre un film deve comunque rispettare una linearità di racconto), ma direi immaginativa, ricca di espressività capace di contenere registri e livelli anche diversi tra loro. [...]

di Filippo La Porta, articolo completo (3216 caratteri spazi inclusi) su Il Riformista 2 febbraio 2008