L'agente Jeon fuori dal tempo
di Roberto Nepoti La Repubblica
Il film è coreano, però non bisogna aspettarsi la solita storia di bambine venute dall'aldilà con la faccia color cenere e i capelli animati. Il soggetto riguarda il confronto tra un killer psicopatico e un agente delle assicurazioni, forzato a convertirsi in eroe per caso. L'impiegato Jeon Juno crede nel principio che le assicurazioni servano a proteggere gli assicurati. Dopo un'equivoca telefonata ("si può essere pagati anche in caso di suicidio?") s'imbatte però nel caso di un ragazzino di sette anni, trovato impiccato. Il patrigno del bambino è sospetto e Juno vorrebbe chiarire le cose; ma si trova implicato in una catena di omicidi e a rischio di entrare a far parte della lista. Thriller estivo migliore della media, già apprezzato al Far East Festival. La cosa interessante è la messa in scena degli ambienti, insieme accurata e di significato simbolico. L'appartamento dell'agente rappresenta un luogo accogliente e sicuro; l'antitesi della casa oscura del titolo, dove si svolge la seconda, claustrofobica parte del film. Un luogo fuori del tempo e dello spazio comuni, che conduce lo spettatore attraverso una serie di ambienti via via più inquietanti e minacciosi.
Da La Repubblica, 25 luglio 2008
di Roberto Nepoti, 25 luglio 2008