luca scialo
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lunedì 18 aprile 2022
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danzel washington e russel crown ci mostrano la storia di frank lucas
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Frank Lucas ha preso il posto del boss di Harlem Bumpy Johnson, al quale faceva da autista e braccio destro. Quest'ultimo era il classico Padrino stile Vito Corleone: offriva protezione alla gente del suo quartiere, più padre che padrino. Frank Lucas è più feroce ed istintivo, consapevole che altri clan sono pronti ad approfittare della dipartita del vecchio capo. Dovendo anche fronteggiare lo scetticismo generale che a comandare fosse un uomo di colore. Circondato da poliziotti corrotti, sulle sue tracce però viene messo Richie Roberts. Detective irreprensibile sul lavoro, molto meno nel privato. Roberts intuirà che il grosso dell'impero di Lucas arriva proprio dal Vietnam, dove gli Usa stanno facendo un'assurda guerra.
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Frank Lucas ha preso il posto del boss di Harlem Bumpy Johnson, al quale faceva da autista e braccio destro. Quest'ultimo era il classico Padrino stile Vito Corleone: offriva protezione alla gente del suo quartiere, più padre che padrino. Frank Lucas è più feroce ed istintivo, consapevole che altri clan sono pronti ad approfittare della dipartita del vecchio capo. Dovendo anche fronteggiare lo scetticismo generale che a comandare fosse un uomo di colore. Circondato da poliziotti corrotti, sulle sue tracce però viene messo Richie Roberts. Detective irreprensibile sul lavoro, molto meno nel privato. Roberts intuirà che il grosso dell'impero di Lucas arriva proprio dal Vietnam, dove gli Usa stanno facendo un'assurda guerra. Interpretazione da manuale per Danzel Washington e Russel Crown, che Ridley Scott ci mostra in parallelo fino allo scontro finale. Sullo sfondo, l'America a cavallo tra gli anni '60 e '70, tra istanze dei neri e un'assurda guerra in un paese remoto. Ma anche la corruzione e gli abusi della polizia.
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elgatoloco
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mercoledì 12 febbraio 2020
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film intelligente e ottimamente diretto
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Ridley Scott, realizzando/dirigendo nel 2007"American Gangster"non ci narra solo la storia-biografia di Fnank Lucas, mafioso statunintese di colore(un'eccezione o quasi agli alti vertici della criminalità)ma riesce a contestualizzare la vicenda: la vicenda inizia quando Lucas prende il comando dell'organizzazione criminale, dopo la morte del suo"mentore"Bames(un'intensa caratterizzazione di Cuba Goording Jr.), nel periodo in cui viene ucciso Martin Luther King, ma soprattutto nel quale gli USA sono impegnati(e qui Scott"cita"intelligentemente le apparizioni televisive dell'alllora presidente degli States Richard Nixon)nella guerra del Vietnam e proprio i soldati americani condannati a morire nel Sud-Est asiatico(da cui peraltro proviene l'eroina o meglio l'oppio, poi"trattato"chimicamente per diventare eroina.
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Ridley Scott, realizzando/dirigendo nel 2007"American Gangster"non ci narra solo la storia-biografia di Fnank Lucas, mafioso statunintese di colore(un'eccezione o quasi agli alti vertici della criminalità)ma riesce a contestualizzare la vicenda: la vicenda inizia quando Lucas prende il comando dell'organizzazione criminale, dopo la morte del suo"mentore"Bames(un'intensa caratterizzazione di Cuba Goording Jr.), nel periodo in cui viene ucciso Martin Luther King, ma soprattutto nel quale gli USA sono impegnati(e qui Scott"cita"intelligentemente le apparizioni televisive dell'alllora presidente degli States Richard Nixon)nella guerra del Vietnam e proprio i soldati americani condannati a morire nel Sud-Est asiatico(da cui peraltro proviene l'eroina o meglio l'oppio, poi"trattato"chimicamente per diventare eroina...)sono tra i maggiori consumatori di questa droga... Dunque il film è da vedere come compresenza della vicenda principale, con Rossell Crowe,l'agente-detective poi avvocato che vuole sgominare la corruzione nella polizia e segnatamente nella squadra antidroga, corruzione che porta a chiudere gli occhi davanti al terribile traffico messo in atto dal"pio"e"iper-borghese"Lucas con il suo"Blue Magic"..., con il contesto storico. In questa chiave, bravissimo il protagonista Denzel Washington, Josh Brolin, Ruby Dee nel ruolo dlela moglie di Lucas e un cast complessivamente di altissimo livello in un film in cui Scott lascia le vicende biblico.eroiche e altre, per dedicarsi a una vicenda che, altrimenti, avrebbe toccato maggiormente le corde, per dire, di uno Scorsese... El Gato
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merlini
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domenica 13 ottobre 2019
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superbo
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Una storia coinvolgente e magnetica
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mardou_
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martedì 30 maggio 2017
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i duellanti
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Nel raccontare ascesa e declino di Frank Lucas, potente boss della droga che tra il '68 ed il '73 gestì il monopolio dell’eroina a New York, Ridley Scott mette in scena una storia che per certi versi ricorda quella de “I Duellanti”, bellissimo romanzo di Joseph Conrad da cui lui stesso nel 1977 ha tratto l’omonimo film con Harvey Keitel ed Albert Finney.
I due protagonisti di “American Gangster” infatti combattono a distanza per lungo tempo e si incontreranno faccia a faccia solo al termine della storia, sebbene si intuisca fin dall’inizio che le loro vite sono inevitabilmente destinate ad incrociarsi…
Questo antagonismo viene sottolineato attraverso l’attenta e meticolosa descrizione delle loro vicende personali…Da un lato Richie Roberts, agente di polizia integerrimo e totalmente dedito al lavoro e allo studio, unico puro in un ambiente marcio e corrotto, ma pessimo marito e pessimo padre.
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Nel raccontare ascesa e declino di Frank Lucas, potente boss della droga che tra il '68 ed il '73 gestì il monopolio dell’eroina a New York, Ridley Scott mette in scena una storia che per certi versi ricorda quella de “I Duellanti”, bellissimo romanzo di Joseph Conrad da cui lui stesso nel 1977 ha tratto l’omonimo film con Harvey Keitel ed Albert Finney.
I due protagonisti di “American Gangster” infatti combattono a distanza per lungo tempo e si incontreranno faccia a faccia solo al termine della storia, sebbene si intuisca fin dall’inizio che le loro vite sono inevitabilmente destinate ad incrociarsi…
Questo antagonismo viene sottolineato attraverso l’attenta e meticolosa descrizione delle loro vicende personali…Da un lato Richie Roberts, agente di polizia integerrimo e totalmente dedito al lavoro e allo studio, unico puro in un ambiente marcio e corrotto, ma pessimo marito e pessimo padre. Dall’altro un nero del South Carolina che, come lui stesso afferma, non ha mai conosciuto la normalità, ma che pone al centro della sua esistenza la famiglia e, circondato solo da persone fidate e leali, diventa padrone indiscusso dei traffici sporchi di Harlem e dintorni…
Mentre l’intreccio si fa via via più complesso ed appassionante, ecco passare sullo sfondo l’immagine di un’America sull’orlo del baratro, duramente colpita dalla guerra in Vietnam, incapace di fronteggiare la piaga della droga e della dilagante tossicodipendenza fra i soldati, minata al suo interno da corruzione e mafia.
Se nella storia il personaggio di Russel Crowe ha la meglio su quello di Denzel Washington, dal punto di vista cinematografico l’attore di “Hurricane”, “Malcom X”ed “Il Rapporto Pelican” solo per citarne alcuni, ha molto da insegnare all’australiano reso celebre da “Il Gladiatore”...
Da segnalare il cameo di Cuba Gooding Jr ed il personaggio dell’ex moglie di Ritchie interpretato da Carla Gugino…chi la ricorda in “Omicidio in Diretta” di Brian De Palma..?
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jacopo b98
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giovedì 10 luglio 2014
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un grande film di ridley scott!
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Nel 1968 il nero Frank Lucas (Washington) comincia ad esportare in America eroina pura al 100% dal Sud-Est asiatico, rivendendo un prodotto chiaramente di maggiore qualità ad un prezzo inferiore. Diventa perciò il più grande criminale newyorkese. Sulle sue tracce si mette il detective Richie Roberts (Crowe), uomo famoso nell’ambiente della corrotta polizia per aver restituito un milione di dollari di banconote non segnate al suo distretto. Scritto da Steven Zaillian è forse il miglior film di R. Scott del nuovo millennio. Poliziesco insolito nell’itinerario di un regista che sembrava aver imboccato senza via di ritorno la strada del kolossal hollywoodiano (di gran qualità, vedi Il gladiatore e Le crociate, ma pur sempre kolossal hollywoodiano, con tutti i pregi e i difetti del genere).
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Nel 1968 il nero Frank Lucas (Washington) comincia ad esportare in America eroina pura al 100% dal Sud-Est asiatico, rivendendo un prodotto chiaramente di maggiore qualità ad un prezzo inferiore. Diventa perciò il più grande criminale newyorkese. Sulle sue tracce si mette il detective Richie Roberts (Crowe), uomo famoso nell’ambiente della corrotta polizia per aver restituito un milione di dollari di banconote non segnate al suo distretto. Scritto da Steven Zaillian è forse il miglior film di R. Scott del nuovo millennio. Poliziesco insolito nell’itinerario di un regista che sembrava aver imboccato senza via di ritorno la strada del kolossal hollywoodiano (di gran qualità, vedi Il gladiatore e Le crociate, ma pur sempre kolossal hollywoodiano, con tutti i pregi e i difetti del genere). Invece American Gangster sembra creato apposta per smentire questa tesi: è un thriller-poliziesco intelligente ed acuto, che richiama da vicino il cinema del passato, quel cinema che “oggi non si fa più”. Opera incentrata su due figure, che a loro modo accattivano, ma non riescono mai a stare simpatiche fino in fondo allo spettatore. Richie e Frank sono personaggi opposti: Lucas è criticabile per il suo essere un criminale, ammirabile per il suo attaccamento alla famiglia; Richie è ammirabile per il suo grande senso della giustizia, ma alla fine è un uomo fallito che non riesce a vivere una normale vita coniugale. Eppure entrambi sono la diretta incarnazione dell’America e del Sogno Americano e soprattutto sono (o si credono) due veri americani. I dialoghi sono perfetti, la sceneggiatura raffinata, in un film lungo, complesso e di grandissima ricchezza tematica. E Scott dirige il film in modo perfetto: abbandonati gli eccessi registici delle sue ultime opere, realizza una messa in scena classica, impeccabile e stilisticamente perfetta. Oltre al fatto che è anche merito suo se la coppia Washington-Crowe funziona con tanta grazia. La fotografia di Harris Savides è magnificamente perfetta, le musiche di Marc Streitenfeld funzionali, seppur poco presenti. Il risultato è un film di grande ricchezza, talvolta leggermente troppo lungo, ma fondamentalmente perfetto. Un capolavoro degno del miglior Scott! Ne esiste una versione estesa (Director’s Cut) con alcune scene in più e un finale (inutilmente) allungato.
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tomdoniphon
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mercoledì 25 giugno 2014
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scott finalmente ai suoi livelli
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Harlem. Anni '70. Alla morte del suo capo, Frank Lucas (Washington) si impadronisce del traffico di droga, importando direttamente eroina purissima dal Sud Est asiatico attraverso le bare dei soldati in Vietnam. Ma un tenace ed onesto poliziotto, Ritchie Roberts (Crowe), riuscirà a scoprire la rete criminale di Lucas e ad arrestarlo. A metà tra gangster film e poliziesco, Scott (tornato finalmente a dirigere un film degno della sua fama) racconta magistralmente la scalata al vertice criminale di un personaggio realmente esistito, che, sfruttando la propria organizzazione come una famiglia siciliana, realizzò "quello che la mafia americana non è riuscita a fare in 100 anni".
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Harlem. Anni '70. Alla morte del suo capo, Frank Lucas (Washington) si impadronisce del traffico di droga, importando direttamente eroina purissima dal Sud Est asiatico attraverso le bare dei soldati in Vietnam. Ma un tenace ed onesto poliziotto, Ritchie Roberts (Crowe), riuscirà a scoprire la rete criminale di Lucas e ad arrestarlo. A metà tra gangster film e poliziesco, Scott (tornato finalmente a dirigere un film degno della sua fama) racconta magistralmente la scalata al vertice criminale di un personaggio realmente esistito, che, sfruttando la propria organizzazione come una famiglia siciliana, realizzò "quello che la mafia americana non è riuscita a fare in 100 anni". Un criminale sui generis, nella cui vita tutto sembrava poco pretenzioso, ordinario e legale. Ma che, a differenza di qualsiasi altro ganster (non solo di colore), seppe per la prima volta eliminare ogni intermediario nel traffico della droga, riuscendo così a vendere "un prodotto migliore di quello della concorrenza, ad un prezzo inferiore di quello della concorrenza". Il film risulta particolarmente avvincente perchè non è incentrato unicamente sul personaggio di Lucas, ma anche sulla indagine del detective Roberts, che si deve scontrare non soltanto con la corruzione dilagante nella polizia, ma soprattutto con l'intreccio di interessi che girava intorno a Lucas ("Non vogliono che tutto finisca; dà lavoro a troppe persone: funzionari di polizia, guardie, militari corrotti"). Ottima musica, senso del ritmo da manuale ed attori in stato di grazia. Da non perdere.
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lordbyron
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sabato 29 marzo 2014
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gangster movie non all'italiana
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Il film di Ridley Scott, ci da un ottima chiave di lettura di quanti interessi ci siano dietro ad una guerra per la libertà . Viene rappresentata l'ascesa al potere mafioso di Frank Lucas, afroamericano che aveva fiutato il business della droga acquistandola direttamente dalla fonte , e quale migliore opportunità se non la guerra in Vietnam .
Di li nasce la guerra tra il bene e il male , dove il poliziotto integerrimo Richie Roberts , lotta contro i poliziotti corrotti e la squadra di Lucas , e dopo una astenuante lotta sarà solo la collaborazione di Lucas a far capitolare il cartello mafioso. Fortunamente questo è uno dei pochi gangstar movie dove gli italiani hanno solo un minimo ruolo di ispiratori .
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bruce harper
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giovedì 11 aprile 2013
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gangster di seconda mano.
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Sciogliamo subito le riserve.
American Gangster è un buon film. Un buon film sì, ma non un classico.
Vale a dire? Vale a dire che di questo film tutto si può dire ma di certo non si tratta di un film originale. Una film che affonda le radici nel genere di provenienza ma che nel contempo riesce a rinnovare/stilizzare/disarticolare codici, tematiche e figure. Partiamo dai character. La storia narra ascesa e caduta di un boss di Harlem, l’identikit del Narcos perfetto, la parabola del Self-made-man, l’American Dream, lo Yuppy e così via. E sull’altro fronte? Di la lo sbirro perfetto, altro che Robocop, uomo integerrimo, castigamatti infallibile ma gran puttaniere, padre detestabile nonché amico dei boss.
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Sciogliamo subito le riserve.
American Gangster è un buon film. Un buon film sì, ma non un classico.
Vale a dire? Vale a dire che di questo film tutto si può dire ma di certo non si tratta di un film originale. Una film che affonda le radici nel genere di provenienza ma che nel contempo riesce a rinnovare/stilizzare/disarticolare codici, tematiche e figure. Partiamo dai character. La storia narra ascesa e caduta di un boss di Harlem, l’identikit del Narcos perfetto, la parabola del Self-made-man, l’American Dream, lo Yuppy e così via. E sull’altro fronte? Di la lo sbirro perfetto, altro che Robocop, uomo integerrimo, castigamatti infallibile ma gran puttaniere, padre detestabile nonché amico dei boss. Messi bene anche qui, sissignore. Ciò nonostante, e rimanendo a Richie Roberts, quante volte abbiamo incontrato un poliziotto simile nell’immaginario iconico-narrativo-estetico della cultura a stelle e strisce?! Mi limito a due esempi, il Loyd Hopkins delle magistrali opere di Ellroy e il Vick Mackey di The Shield . Ma ce ne sarebbe una questura piena. La mia domanda diventa in sintesi: due personaggi del genere, così stereotipati e logori, cosa aggiungono di nuovo al popoloso immaginario dei gangster di Hollywood che va da Piccolo Cesare a Tony Montana, dagli Intoccabili dai Goodfellas, dal King of New York a Carlito Brigante? Praticamente nulla, e ad uno sguardo più attento Frank Lukas risulta un gangster indigesto perché centrifugato, onnivoro e di seconda mano.
Rimaniamo su incertezze e perplessità. Il film di Mafia. Il gangster movie. Il film di Mafia è un film difficile da gestire perché non parla solo di un personaggio, un protagonista contornato da co-protagonisti, villain e gregari. Il film di mafia è creatura più complessa perché ogni film di Mafia innesta una dialettica tra protagonista e sfondo che non rimane mai semplice accessorio, latente background formale. Tutt’altro. Nei gangster movie, lo sfondo, che sia la famiglia o la città, assurge a coprotagonista dell’opera alimentando con forza riti, costumi, connotati, contraddizioni e manie. In questo film dove sono? Magari nelle intenzioni perché nella pratica? Cut, cut, cut!Sfrondiamo tutto, ripartiamo da zero, montaggio alternato a iosa e tutte le sequenza con focalizzazione centrale su Frank e su Ritchie, sul boss e lo sbirro, la preda e il cacciatore, Ying e Yang, Caino e Abele.
Sul piano della messa in scena altresì, polarizzando l’intreccio sul confronto incrociato e senza tregua tra Frank e Ritchie, Ridley Scott sortisce l’effetto opposto a quello agognato e rende difficile una fruizione spensierata e piacevole appunto in virtù della sua ossessiva linearità. La ripartizione delle scene via via si accorcia, si scandisce, la punteggiatura si infittisce, ma il ritmo si dilata invece che serrarsi, si stiracchia invece che tendere al cuore della storia. E poi dove sono i crocevia, i turning point, la scena madre, l’attesa, la suspense, le cesure e le epifanie imprevedibili? Suvvia, la trama è davvero un po’ scontata, anzi, lo è oltre misure. Si consiglia studio approfondito Heat La Sfida per realizzazione film bi-polarizzati.
Rimangono di buono, perché del buon ripeto c’è: Ridley Scott che finalmente ritorna a ‘scrivere’ con il linguaggio del Cinema, recitazione ad altissimi livelli (ma date a Denzel meno pathos e nutella!), degno di nota il comparsame, la fotografia plumbea ma cangiante, un sound design ibrido, rarefatto e dirompente, l’eloquenza della visione e la magniloquenza degli scenari: Harlem, l’afro-style, il glam, il soul, il funk, il Vietnam, i copricapo e gli idranti, il crack e l’eroina, le Limo e le Cadillac, James Brown e Mohammed Alì, Richard Nixon e Marthin Luther King. Il confronto tra l’ipocrisia istituzionalizzata degli sbirri corrotti e l’onesta essenzialità dell’adempimento al proprio ruolo sociale di Ritchie. Nonchè, last but not least, il discorso ultimo sui meccanismi del Capitale e del Capitalismo, i Monopoli e il Profitto che non guarda a distinzione di razza, censo o religione e la cui legge recita: ogni mezzo è lecito, la concorrenza è la condizione del Mercato, il Mercato è il luogo dell’incontro tra domanda e offerta.
Morale. Io sono il mercato. Firmato, Frankie Lucas.
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kondor17
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domenica 17 febbraio 2013
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onore e riscatto
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Arrivo ahimè solo ora a vedere questo film, un pò per la sua lunghezza, un pò per le ultime uscite del grande Ridley, non proprio all'altezza dei suoi capolavori precedenti. Ieri lo trasmettevano in TV in contemporanea alla serata finale del Festival (grazie a Dio c'era qualcosa di degno :). Mi sono quindi piazzato sul divano, dopo una notte quasi insonne, con copertina e cuscino nel caso l'abbiocco fosse arrivato. Ma non ce n'era bisogno.
Una storia, un film veramente eccezionali. Interpretato e diretto magistralmente da un Ridley Scott ritrovato, con un Russel Crowe stratosferico e un Josh Brolin sempre all'altezza. Un pò stucchevole e statica, invece - ma già ci siamo abituati - la prova di Denzel Washington, anche se nel complesso più che accettabile.
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Arrivo ahimè solo ora a vedere questo film, un pò per la sua lunghezza, un pò per le ultime uscite del grande Ridley, non proprio all'altezza dei suoi capolavori precedenti. Ieri lo trasmettevano in TV in contemporanea alla serata finale del Festival (grazie a Dio c'era qualcosa di degno :). Mi sono quindi piazzato sul divano, dopo una notte quasi insonne, con copertina e cuscino nel caso l'abbiocco fosse arrivato. Ma non ce n'era bisogno.
Una storia, un film veramente eccezionali. Interpretato e diretto magistralmente da un Ridley Scott ritrovato, con un Russel Crowe stratosferico e un Josh Brolin sempre all'altezza. Un pò stucchevole e statica, invece - ma già ci siamo abituati - la prova di Denzel Washington, anche se nel complesso più che accettabile. Ma ciò che più mi ha colpito è la storia, sceneggiata da Zaillian come (quasi) solo lui sa fare. Ritchie Roberts (Crowe) è un ufficiale giudiziario che ha il compito di consegnare in qualsiasi modo (anche sfondando le porte) ingiunzioni ed avvisi di garanzia. Frequenta le scuole serali per diventare procuratore e studia in tutti i ritagli di tempo. A differenza dei suoi colleghi corrotti, egli conduce una vita sana e dai sani principi morali. Si allena, non beve, fuma solo qualche sigaretta. La sua integrità tocca l'apice quando, seguendo un intermediario della droga, scopre che nella sua macchina, depositata ad hoc in un parcheggio non custodito affinchè potesse essere poi riprelevata, c'è un milione di dollari in contanti, anzi 987.000, da lui restituiti in toto alla centrale. Siamo a cavallo tra gli anni 60 e 70. La droga (e la corruzione) dilaga e Nixon dichiara che la vera piaga dell'esercito americano, impiegato in Vietnam, e dell'America tutta, è la droga, l'eroina. Grazie a questa restituzione dei denaro Richie si attira l'odio di tutti i colleghi, nessuno vuole più lavorare con lui, pure la moglie lo ripudia, accusandolo di non essere in grado di "provvedere" alla famiglia, come fanno invece i suoi colleghi corrotti, ma "integrati" e benestanti. Ormai allo sbando, solo con se stesso e con la sua scalcinata quattroruote, conduce una vita misera e solitaria, continuando però con grande forza d'animo a perseguire in maniera pulita gli ideali che l'avevano spinto ad entrare nel corpo. Più che il Padrino (questo non è un film di mafia, ma di droga e corruzione) mi ricorda un altro grande gangster movie del passato, LA Confidential. Richie, dopo questo fatto, viene però "promosso" a capo della task force antidroga da un uomo di stato molto altolocato (Ted Levine), incaricato direttamente dal presidente per far pulizia. Gli viene quindi data carta bianca, ma ha il problema di creare un team di agenti puliti, merce rara in quei tempi. Va quindi a pescare nei bassifondi, tra ex tossici e gente di cui si fida, e, sparpagliandoli in giro per New York a comprare droga, a fare foto e a seguire tracce e piste, comincia a creare pian piano una piramide, orfana però per molto tempo del vero apice, riempito poi finalmente con la foto di Frank Lucas (Denzel Washington), scattatagli da Richie in occasione dell'incontro del secolo, Muhammad Ali - Joe Frazier, tenutosi al Madison Square Garden nel Marzo 1971. La vistosa pelliccia di cincillà, da lui indossata in prima fila a bordo ring, sì contraria ai suoi costumi ed al suo scarno stile di vita ma regalatagli dalla moglie per quell'occasione, gli costò molto cara, molto più dei 50.000 dollari che valeva. Fu infatti quella foto, di un signor nessuno che sedeva di fronte (!) e addirittura stringeva la mano al presunto boss, interpretato da Armand Assante, ad insospettire Richie & co., inducendolo ad iniziare le indagini sul suo conto. Da qui in poi il film, inizialmente lento, decolla e la seconda parte è oserei dire perfetta.
Potrei raccontare molto di più, ma non avrebbe senso dilungarsi. Posso solo dire che vale assolutamente la pena di essere visto (e rivisto).
Ah già, ultima cosa: nell'anno di "Non è un paese per vecchi" (2008), dove presero oscar film del "calibro" di "La bussola d'oro" e "Sweeney Todd", lasciando perdere il resto delle porcherie, questo quasi-capolavoro ebbe solo una nomination, quasi alla carriera, per l'89enne mamma di Frank, Ruby Dee, per avergli assestato lo schiaffo migliore che Hollywood ricordi. Ridicolo no? Chi segue gli oscar per vedere buon cinema, spesso viene tratto in inganno e la giuria mi sa che non segua proprio i crismi sacrali della qualità e del merito. Corruzione anche qui? Ci vorrebbe Richie Roberts!
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brian de palma
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mercoledì 16 gennaio 2013
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scott ha ridato vita ai gangester movie
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molto molto bello..
era dai tempi di SCARFACE che non si faceva un gangester movie così bello..
american gangster ci regala un antieroe portato sullo schermo da un eccellente denzel..
la trama è ben costruita.. e il co-protagonista cruwe è all'altezza di denzel..
non è il miglior film di Ridley ma è comunque un gran bel film
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