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4 mesi, 3 settimane e 2 giorni: l'aborto ai tempi di Ceauescu

Abbiamo incontrato il regista e la protagonista del film vincitore della Palma d'Oro.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il film

martedì 21 agosto 2007 - Incontri

Il film
Bucarest, 1987. Gabita è una giovane studentessa universitaria che è rimasta incinta e vuole abortire nonostante la legge lo vieti (nel 1966 il regime comunista di Ceauescu ha decretato la messa al bando dell'interruzione della gravidanza e di qualsiasi forma di contraccezione). La sua compagna di stanza, Ottila, decide di aiutarla. Le cerca un albergo dove poter eseguire - nella privatezza della stanza - l'aborto clandestino, incontra per lei l'uomo che curerà l'operazione nell'ambiente settico, arriva persino a sacrificarsi per il bene dell'amica. La storia, raccontata dalla prospettiva di Ottila (la bravissima Anamaria Marinca), offre solo uno scorcio tacito della vita ai tempi di Ceauescu (la compravendita clandestina dei prodotti più disparati, dalle sigarette alle saponette) e uno sguardo privo di giudizio sull'aborto. Abbiamo incontrato Cristian Mungiu e la Marinca, giunti a Roma per presentare il film che uscirà in anteprima mondiale in Italia venerdì 24 agosto.

Che ricordi hai della Romania di quegli anni?
Ero molto giovane e come molti altri ragazzi della mia età non mi rendevo conto di cosa volesse dire non avere la libertà, e questo forse è l'aspetto più grave del comunismo. A quei tempi nessuno di noi si sarebbe aspettato la fine del comunismo. Pensavamo che avremmo vissuto e saremmo morti sotto il regime comunista. Per noi era normale vivere così, prendevamo le cose come venivano cercando di risolvere i problemi quotidiani. Per questo motivo ho cercato di mantenere uno sguardo obiettivo, evitando di fare commenti sul regime di allora. Infatti nessuno nel film pronuncia mai la parola comunismo, Ceauescu o dittatura. 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni è la storia di due ragazze raccontata attraverso la prospettiva molto personale di un unico personaggio, dall'inizio alla fine.

In un regime totalitario ateo come quello rumeno perché era proibito l'aborto?
La legge decretata nel 1966 non aveva niente a che fare con la religione, semmai con l'ideologia. Da una parte Ceauescu necessitava di una forte popolazione per una questione puramente economica, per portare avanti i suoi progetti megalomani per i quali serviva la mano d'opera delle giovani leve. Dall'altra voleva che i figli crescessero nello spirito comunista e fossero educati secondo i principi del socialismo. I figli nati fuori dal matrimonio venivano sottratti alle madri e internati negli istituti dove venivano cresciuti ed educati secondo questi principi ideologici. Per molti motivi era impossibile raccontare nel film tutte le complessità legate all'aborto, ma qualche anno fa è uscito un documentario intitolato Children Of The Decree (diretto dal regista rumeno Florin Iepan, NdR) dove viene spiegato meglio il tema.

Come ti sei preparata per la parte e cosa pensi dell'aborto?
Sin dall'inizio della lavorazione eravamo d'accordo sul fatto che avrei recitato con un certo grado di emozioni, senza rivolgere lo sguardo odierno sul passato. Non dovevo essere troppo emotiva nei confronti di quello che accadeva cercando di mostrare lo stato delle cose ai tempi di Ceauescu mantenendo le emozioni di una donna dell'epoca. A quei tempi non era permesso prendere decisioni o esprimere i sentimenti, ma Gabita e Ottila sono costrette a prendere una decisione per risolvere un problema pratico. Per raggiungere questo risultato ho lavorato molto sul livello emotivo. Dovevo restringere, contenere, limitare le emozioni. Mi ha colpito molto il soggetto, come tante altre donne mi pongo molte domande sull'aborto, domande alle quali non è facile dare delle risposte. Da una parte penso che sia terribile, non sta a noi scegliere tra la vita e la morte e non lo dico per motivi religiosi. Allo stesso tempo, però, credo nella libera scelta e nel diritto delle donne.

4 mesi, 3 settimane e 2 giorni fa parte di un progetto molto più ampio che hai voluto chiamare Tales Of The Golden Age. Cosa ci possiamo aspettare prossimamente?
Innanzitutto ci tengo a specificare che non amo fare film su storie inventate, preferisco narrare storie vere che conosco, che mi sono state raccontate o che ho vissuto in prima persona. Tales Of The Golden Age è un progetto nato per trasformare una serie di leggende metropolitane del mio paese, ai tempi del comunismo, in tre o al massimo sei film della durata di circa trenta minuti ciascuno. Ma forse il tono era troppo ironico e la gente avrebbe pensato che in Romania ci si divertiva, così ho preferito partire da 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni. Il prossimo film che stiamo producendo parla di un camionista che deve percorrere 800 chilometri per trasportare polli vivi fino a Costanza, sul Mar Nero. Per far ciò deve passare 15 ore di fila alla guida, senza potersi mai fermare. Dopo diversi anni decide di capire il perché di quel divieto assoluto di sosta.

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