figliounico
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domenica 25 febbraio 2024
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riuscito a metà
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Tratto dall’omonimo racconto di Stephen King ed imparentato alla lontana, non fosse altro per l’assonanza del titolo ma anche per la somiglianza in parte del plot, con Apartment 1303 di Ataru Oikawa del 2007, 1408 di Mikael Hafstrom, stesso anno di produzione, è un riuscito horror paranormale con risvolti psicologici e religiosi con due attori superlativi, Cusack e Jackson. Inquietante ed angoscioso, il film, che funziona più come horror risultando un po’ troppo retorico come dramma familiare e della fede perduta, si perde tuttavia in un finale piuttosto banale, più adatto per un articolo da giornalino parrocchiale che per un film ispirato a King.
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steffa
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venerdì 26 gennaio 2024
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mediocre
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in soldoni il film non funziona e non lascia il segno, a tratti intrigante diventa presto inutile e di una noia mortale
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chris96
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lunedì 28 settembre 2020
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i libri hanno una buona transizione cinematografic
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Parte con il solito clichè da film horror del non credo per poi finire in un raggiro di Suspence e di attimi di confusione che ti fanno rimanere a bocca aperta.
La storia di King ha avuto una buona transizione cinematografica dal libro al grande schermo.
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rogerhopkins
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martedì 7 novembre 2017
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troppo strano
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Che dire, il monumento della mediocrità.Partiamo con le scelte di casting. Abbiamo John Cusack che non cambia espressione per tutto il film, e un Samuel L. Jackson usato malissimo. Trama interessante ma trasposta in modo troppo frenetico con un protagonista poco credibibile che non riesce a trasmettere emozioni. La regia è quasi a anonima e l'unica cosa che si potrebbe definire interessante è il finale che non si vede l'ora che arrivi
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annalisarco
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mercoledì 15 febbraio 2017
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i nostri demoni in mostra
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Il maestro del brivido Stephen King non sbaglia mai, perché i suoi racconti non devono impressionare gli occhi, ma la mente. Non ci sono scene di inaudita violenza o morti truculente, solo tortura psicologica. Peggio, direte voi: esatto. Qualsiasi horror o splatter impressiona sul momento, per pochi secondi, i libri di Stephen King ti restano dentro. 1408 é un film tratto dall'omonimo racconto breve incluso nella raccolta Tutto è Fatidico, un thriller psicologico svolto in uno scenario che altro non è che la rappresentazione reale della mente umana: una camera d'albergo.
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Il maestro del brivido Stephen King non sbaglia mai, perché i suoi racconti non devono impressionare gli occhi, ma la mente. Non ci sono scene di inaudita violenza o morti truculente, solo tortura psicologica. Peggio, direte voi: esatto. Qualsiasi horror o splatter impressiona sul momento, per pochi secondi, i libri di Stephen King ti restano dentro. 1408 é un film tratto dall'omonimo racconto breve incluso nella raccolta Tutto è Fatidico, un thriller psicologico svolto in uno scenario che altro non è che la rappresentazione reale della mente umana: una camera d'albergo. Piccola, non ti appartiene, ti sta stretta, ti é familiare ma non la riconosci come tua perché quante persone - con le loro storie personali totalmente estranee alla tua vita - sono state lí prima di te? Di quanti è stata dimora quella camera? "Le camere d'albergo sono inquietanti per definizione", e questo é ció che riesce a mostrarci l'inconfondibile regia di Mikael Håfström e l'interpretazione eccellente di John Cusack, qui all'apice della sua bravura. É la storia dello scrittore Mike Enslin, specializzato in storie di fantasmi, o almeno cosí vorrebbe che fosse.; la verità è che non ne ha mai visto uno durante le sue notti passate nelle camere degli alberghi conosciuti come "infestati". Ogni suo libro diventa un racconto di come quelle stanze non valgano la loro reputazione e sottilmente Mike gioca al credo-non credo per tenere i suoi (ormai pochi) lettori sulle spine. Lui è il primo a non credere, il primo ad essere scettico, un fantasma che cammina dopo la morte di sua figlia Katie (Jasmine Jessica Anthony) dalla quale non si è mai ripreso, causando anche la fine del suo matrimonio con Lily (Mary McCormack). Mike si è chiuso in se stesso, non comunica molto se non con il suo fedele compagno di avventure: un registratore portatile a cui racconta le notti in quelle camere, un muto interlocutore che gli servirá per riascoltare e scrivere i suoi libri. Una sola camera, la 1408 del Dolphine Hotel, sembra per un attimo attirare veramente l'attenzione di Mike il quale, ignorando l'insistenza del direttore dell'albergo Gerald Olin (Samuel L. Jackson) nel dissuaderlo dal pernottare in una stanza che ha causato più di 70 suicidi - sí, causato - e in cui nessun ospite dura più di un'ora, decide di restare. Come spesso accade nei romanzi di King, il protagonista incarna tutti gli stereotipi dello scrittore: nel suo mondo, scettico, perennemente con un bicchiere di alcool in mano, depresso e con una sigaretta sempre a portata di mano da utilizzare solo in caso di eventi apocalittici come la fine del mondo. Il suo registro è medio-alto, sceglie con cura ogni termine, descrive ció che vede come se stesse già scrivendo il suo libro. Quella camera, in cui non è presente nessun fantasma - come sottolineato da Olin -, è il peggior male in cui ci si possa imbattere: se stessi. Scelte, rimpianti, dolore, paure, tutto quello che abbiamo seppellito viene scoperchiato e portato alla luce, reso reale dalla nostra stessa mente. Come sopravvivere a tutto questo? Affrontandolo. Mike è da solo con se stesso e i suoi demoni, i fantasmi di questa camera non sono altro che il prodotto dei nostri sbagli e rimorsi, che ti mettono con le spalle al muro e ti portano alla follia. Una vita da egoista con il risultato di non potersi rivolgere a nessuno se non al suo registratore portatile che, alla fine, non è altro che la versione elettronica e in miniatura di Mike; una vita passata a togliere le speranze alle persone, anche quando non era rimasto nient'altro a cui aggrapparsi. E la camera non vuole altro che tormentarlo mostrandogli tutto questo, scaraventarglielo contro nei modi più atroci. Le sue speranze vengono distrutte anche quando, uno scettico come lui, cerca conforto nella Bibbia riposta nel cassetto della camera e che - seppur inizialmente non presentasse alcuna anomalia - una volta aperta mostra solo intere pagine bianche. Dove è la speranza adesso? A cosa aggrapparsi se neanche la fede puó più salvarti? Mike si ritrova davanti a ció che ha sempre fatto alle persone, ai suoi lettori, a sua moglie, a sua figlia; la piccola Katie, che si trova nell'angolo più profondo della sua coscienza, qualcosa che Mike ha sotterrato e chiuso a chiave, e che la camera è pronta a mostrargli. "Aprila": adesso è Mike a comandare, impone alla camera di aprire quell'ultima porta, la stanza più temuta della sua mente, il luogo più pauroso, il dolore più grande. Non c'è inferno peggiore a cui sopravvivere, Mike lo sa bene. Prende il controllo di se stesso, della sua mente e della camera: cambio di ruolo. Un viaggio nell'io più oscuro accompagnato da una narrazione dinamica che non stanca mai lo spettatore, con degli abili richiami tra la storia e i piani tecnici del film. Più si scava nella coscienza del protagonista, più la camera diventa fredda e buia; una camera dorata e piena di luce all'inizio con temperature elevatissime - a causa del malfunzionamento degli impianti di riscaldamento -, grigia e gelata alla fine. Hållström è un maestro nel fiondarci direttamente nell'angosciosa follia che si sta svolgendo all'interno della mente del protagonista, un labirinto senza uscita. Non ci si puó sbarazzare dei brutti ricordi, o essi diventeranno i demoni che ci perseguiteranno per tutta la vita: bisogna imparare a conviverci. E come Mike rimette in discussione le sue convinzioni e il suo scetticismo, concludendo la sua avventura con un ricreduto commento "sulla scala del brivido assegno al Dolphin Hotel 10 teschi", lo quoto e assegno a 1408 10 punti.
Recensione completa su: www.annalisarcoblog.wordpress.com
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zero99
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mercoledì 28 ottobre 2015
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1408 la camera d'albergo maledetta.
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Un film abbastanza buono, che si lascia guardare e che intrattiene bene, ma non lo reputo un film stupendo! Tre stelle mi sembrano le più adatte. E' un thriller/horror fatto bene, con una storia che cattura l'attenzione, e in qualche scena può anche inquietare abbastanza (es. quando il protagonista chiede aiuto dalla finestra, al suo dirimpettario, ed era lui che faceva le stesse mosse, oppure il fatto che in quella stanza erano morte 56 persone, e anche quello con la maschera in faccia che lo voleva uccidere). La stanza maledetta che induce le persone a suicidarsi, o ad uccidere, la trovo una bella idea (dato che è tratto da un libro di S. King dico bravo a lui, ma anche al regista che ha saputo fare un buon film).
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Un film abbastanza buono, che si lascia guardare e che intrattiene bene, ma non lo reputo un film stupendo! Tre stelle mi sembrano le più adatte. E' un thriller/horror fatto bene, con una storia che cattura l'attenzione, e in qualche scena può anche inquietare abbastanza (es. quando il protagonista chiede aiuto dalla finestra, al suo dirimpettario, ed era lui che faceva le stesse mosse, oppure il fatto che in quella stanza erano morte 56 persone, e anche quello con la maschera in faccia che lo voleva uccidere). La stanza maledetta che induce le persone a suicidarsi, o ad uccidere, la trovo una bella idea (dato che è tratto da un libro di S. King dico bravo a lui, ma anche al regista che ha saputo fare un buon film). Lo consiglio!
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paradigma
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domenica 1 marzo 2015
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il macabro in un'infinita stanza
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Al regista svedese Mikael Håfström piace giocare con la paura,lo abbiamo capito,e in questo film ci riesce alla perfezione.Se non fossimo coscienti di andare a vedere un horror prima della visione,non ce ne accorgeremo per una buona mezz'ora,potrebbe essere un giallo,un thriller al massimo.E questa caratteristica riesce ad essere un discreto pregio in questo caso,la suspense viene costruita perchè noi ci trasformiamo insieme al protagonista,un lungo percorso dove si è travolti da fatti più grossi di noi.Oltre a scene a effetto sapientemente costruite si delinea anche un contenuto narrativo interessante,non stereotipato e giustamente dipinto traendo il più possibile dal racconto di Stephen King.
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Al regista svedese Mikael Håfström piace giocare con la paura,lo abbiamo capito,e in questo film ci riesce alla perfezione.Se non fossimo coscienti di andare a vedere un horror prima della visione,non ce ne accorgeremo per una buona mezz'ora,potrebbe essere un giallo,un thriller al massimo.E questa caratteristica riesce ad essere un discreto pregio in questo caso,la suspense viene costruita perchè noi ci trasformiamo insieme al protagonista,un lungo percorso dove si è travolti da fatti più grossi di noi.Oltre a scene a effetto sapientemente costruite si delinea anche un contenuto narrativo interessante,non stereotipato e giustamente dipinto traendo il più possibile dal racconto di Stephen King.Forse nella seconda parte la pellicola inizia ad essere un po' ripetitiva e scontata,ma a fine nastro,si rimarrà sicuramente soddisfatti.
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floyd80
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mercoledì 28 gennaio 2015
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non entrate nella stanza 1408
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ah...che bello questo horror...
Un fim non originale, la storia e le situazioni sono conosciutissime soprattutto per gli amanti dell'horror. Ma sono realizzate a meraviglia e con qualche citazione qua e la (Shinning, il seme della follia) alzano il livello di un film veramente fatto bene.
Forse la storia tira un po' per le lunghe e la sceneggiatura fa qualche salto di troppo, anche per giustificare la durata un'ora e mezza per un racconto brevissimo.
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ah...che bello questo horror...
Un fim non originale, la storia e le situazioni sono conosciutissime soprattutto per gli amanti dell'horror. Ma sono realizzate a meraviglia e con qualche citazione qua e la (Shinning, il seme della follia) alzano il livello di un film veramente fatto bene.
Forse la storia tira un po' per le lunghe e la sceneggiatura fa qualche salto di troppo, anche per giustificare la durata un'ora e mezza per un racconto brevissimo.
Comunque grande regia e bravissimo Cusack.
Per i fan di King è un film imperdibile.
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sverin
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sabato 5 luglio 2014
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forse le scene orrido-catasrofiche....
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.... sono un pò esagerate ma il film tiene e si lascia seguire volentieri. Bellissimi i personaggi diafani del passato che si suicidano buttandosi di sotto, ricordano Hitchock. Il film richiama anche quella serie di ottimi telefilm degli anni '60 "Ai confini della realtà". Bravo il protagonista. Diciamo che si merita un bel 7-......e non è poco per un film dell'orrore!
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harley360
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lunedì 25 novembre 2013
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un limite a dir poco sottile
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Anche se ho visto questo film di recente non posso negarlo che è uno dei più belli che abbia mai visto... E non solo parlo del fatto che tutto è stato curato nei minimi dettagli così come la sequenza numerale che ad ogni eventualità finisce con 13 ma anche del fatto che si è creato per il protagonista un limite a dir poco sottile tra lucidità e pazzia pura lasciando lo spettatore in ansia minuto per minuto poiché era si era creato quello stato in cui neanche il protagonista non sapeva se cedere o meno. Altro punto a suo favore e stato il finale. Anche se poi facendo alcune ricerche ho scoperto della seconda eventualità e poiché si tratta di un genere horror thriller sarebbe stato il più adatto.
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Anche se ho visto questo film di recente non posso negarlo che è uno dei più belli che abbia mai visto... E non solo parlo del fatto che tutto è stato curato nei minimi dettagli così come la sequenza numerale che ad ogni eventualità finisce con 13 ma anche del fatto che si è creato per il protagonista un limite a dir poco sottile tra lucidità e pazzia pura lasciando lo spettatore in ansia minuto per minuto poiché era si era creato quello stato in cui neanche il protagonista non sapeva se cedere o meno. Altro punto a suo favore e stato il finale. Anche se poi facendo alcune ricerche ho scoperto della seconda eventualità e poiché si tratta di un genere horror thriller sarebbe stato il più adatto. Però anche questo non è stato male . Quindi che dire altro? Sarà un film da rivedere al più presto!
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