Drammatico,
durata 121 min.
- USA, Germania 2006.
uscita venerdì 29settembre 2006.
- VM 14 -
MYMONETROThe Black Dahlia
valutazione media:
2,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Esteticamente ineccepibile ma noiosamente lungo e contorto, anche a causa di un eccesso di parlato, peraltro mal reso nel doppiaggio, che rende difficile seguire la narrazione filmica, questo The Black Dahlia del 2006 di Brian De Palma risulta troppo attento alla fedele trasposizione del romanzo di Ellroy e poco interessato alla storia vera, molto più intrigante, che ha ispirato sia il libro che il film. Sacrificato alle esigenze del plot sembra essere anche il particolare stile di ripresa di De Palma che si rivela poche volte anche se in modo straordinario come nella sequenza del ritrovamento del cadavere in cui la cinepresa vola da un capo all’altro della scena abbracciando senza stacco più azioni diverse che si svolgono contemporaneamente nel campo di ripresa che da medio diventa lunghissimo e torna alla fine della parabola ad essere medio.
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Esteticamente ineccepibile ma noiosamente lungo e contorto, anche a causa di un eccesso di parlato, peraltro mal reso nel doppiaggio, che rende difficile seguire la narrazione filmica, questo The Black Dahlia del 2006 di Brian De Palma risulta troppo attento alla fedele trasposizione del romanzo di Ellroy e poco interessato alla storia vera, molto più intrigante, che ha ispirato sia il libro che il film. Sacrificato alle esigenze del plot sembra essere anche il particolare stile di ripresa di De Palma che si rivela poche volte anche se in modo straordinario come nella sequenza del ritrovamento del cadavere in cui la cinepresa vola da un capo all’altro della scena abbracciando senza stacco più azioni diverse che si svolgono contemporaneamente nel campo di ripresa che da medio diventa lunghissimo e torna alla fine della parabola ad essere medio. Un cast notevole e la splendida fotografia di Vilmos Zsigmond rendono la pellicola godibile nonostante la pesantezza estrema del racconto.
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James Elroy, autore di romanzi polizieschiè stato spesso tradotto in film (ben otto tra cui: L.A. Confidential, Immagini sporche) come la Dalia nera uscita nel 2006 con la regia di Brian De Palma. Sia il romanzo che ovviamente il film sono stati ispirati da un fatto reale l'omicidio di Elisabeth avvenuto a Los Angeles nel 1947, la Short aveva 21 anni ed era arrivata a L.A. nel 1946 come tante ragazze alla ricerca di successo nel cinema, fu trovata orrendamente mutilata (tagliata in 2, svuotata dagli organi interni, ferocemente torturata) era soprannominata Dalia Nera perchè si vestiva di nero e perché appassionata del film Dalia Azzurra. Furono fatte freneriche indagini, molti i sospettati, nessuno trovato colpevole, Elroy nel romamzo da un'ipotesi di soluzione.
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James Elroy, autore di romanzi polizieschiè stato spesso tradotto in film (ben otto tra cui: L.A. Confidential, Immagini sporche) come la Dalia nera uscita nel 2006 con la regia di Brian De Palma. Sia il romanzo che ovviamente il film sono stati ispirati da un fatto reale l'omicidio di Elisabeth avvenuto a Los Angeles nel 1947, la Short aveva 21 anni ed era arrivata a L.A. nel 1946 come tante ragazze alla ricerca di successo nel cinema, fu trovata orrendamente mutilata (tagliata in 2, svuotata dagli organi interni, ferocemente torturata) era soprannominata Dalia Nera perchè si vestiva di nero e perché appassionata del film Dalia Azzurra. Furono fatte freneriche indagini, molti i sospettati, nessuno trovato colpevole, Elroy nel romamzo da un'ipotesi di soluzione.
[Elementi spoiler] Due poliziotti di L.A. sono amici e lavorano in coppia, ex pugili sono incaricati di un incontro di pugliato finalizzato alla raccolta di fondi per la Cassa previdenziale, sono: "Bucky" Bleichert (John Hartnett e Blanchard (Aaron Eckart) che ha una ragazza Kay (Scarlett Johansson), il trio diventa inseparabile anche se Blanchard non fa sesso con Kay che cerca di sedurre Bucky che però rifiuta. I 2 poliziotti sono coinvolti in prima persona nel delitto Short, Bucky scopre che la ragazza aveva girato un film porno e frequentava ambienti di lesbiche, in uno di questi conosce Madeleine (Hilary Swank) amica della morta (interpretata nei flashback da Mia Kirshner) a cui assomiglia notevolmente, figlia di un ricchissimo impresario e speculatore edile Emmet Linscott. Sarà la pista giusta, Blanchard diventato ossessionato dalle ricerche del colpevole era in realtà un corrotto e ricattatore. Nel finale sarà tutto risolto basti sapere che i colpevoli individuati moriranno tutti ma l'esito non sarà reso pubblico, anche Blanchard muore ucciso e Bucky e Kay si metteranno insieme.
Il film è un discreto giallo, la dovuta premessa è che i gialli di Elroy sono interessanti ma complessi nella loro articolazione narrativa oltreché nella psicologia dei personaggi, in questo film gli sceneggiatori hanno compiuto una discreta opera: il romanzo è rimaneggiato ampiamente e il finale è diverso anche se poi il risultato è lo stesso. La criticità risiede in una regia un pò stanca anche se ci sono alcuni guizzi notevoli come nel finale o l'inserimento efficace di flash back che illustrano il carattere solare della Short destinata ad una fine tremenda, soprattutto la recitazione in parte non convince anche qui imputabile almeno in parte alla regia. John Hartnettt (Patto criminale, 30 giorni al buio) è un un attore non eccelso e non riesce a rendere la grinta di Bucky, Johansson recita come una bambola (Tarantino la irride affermando che ogni maschio americano sperava invano che si spogliasse) anche Hilary Swank è amorfa anche se reduce da un Oscar (Boys don't cry) e in attesa di un altro (Million Dollar Baby). I 2 protagonisti che si salvano sono Aaron Echart un convincente Blanchard e soprattutto Mia Kirshner (30 giorni al buio) in una parte difficile (solo fashback in b/n) che recita nei vari provini e nel filmetto porno, rende bene una giovane fanciulla in cerca di un posto al mondo e che incontra solo orchi (e orchesse). Ottimi sia la fotografia che la ricostruzione di una L.A. del dopoguerra.
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il film è ispirato ad caso vero e irrisolto ovverossia l'omicidio di Elizabeth Short -soprannominata "La Dalia Nera" - avvenuto a Los Angeles nel 1947 ed è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo scritto da James Ellroy. Del caso si occupano in particolare 2 ex pugili ora poliziotti: Lee Blanchard e Bucky Bleichert, il primo ha una fidanzata Kay Lake (Scarlett Johansson). L'indagine subito appare molto complessa in quanto vengono ascoltate molte persone che conoscevano la Short la quale era arrivata a Los Angeles per trovare fortuna nel mondo del cinema ed infatti vengono ritrovati dei filmati con alcuni suoi provini più un filmettino in cui i poliziotti osservano un pò sorpresi ad una scena tra 2 lesbiche.
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il film è ispirato ad caso vero e irrisolto ovverossia l'omicidio di Elizabeth Short -soprannominata "La Dalia Nera" - avvenuto a Los Angeles nel 1947 ed è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo scritto da James Ellroy. Del caso si occupano in particolare 2 ex pugili ora poliziotti: Lee Blanchard e Bucky Bleichert, il primo ha una fidanzata Kay Lake (Scarlett Johansson). L'indagine subito appare molto complessa in quanto vengono ascoltate molte persone che conoscevano la Short la quale era arrivata a Los Angeles per trovare fortuna nel mondo del cinema ed infatti vengono ritrovati dei filmati con alcuni suoi provini più un filmettino in cui i poliziotti osservano un pò sorpresi ad una scena tra 2 lesbiche. Bucky cerca delle risposte anche da Madaleine Linscott (Hilary Swank) una ragazza che somiglia alla Short e che ha un padre ricco imprenditore edilizio a Hollywood. La prima parte del film è sicuramente più interessante e coinvolge lo spettatore a seguire l'indagine con un ritmo volutamente un pò lento ma efficace. La seconda parte della pellicola invece è caratterizzata da una serie eccessiva di colpi di scena che rendono la trama alquanto ingarbugliata con numerosi omicidi e relazioni amorose. In sostanza l'autore del romanzo ha un tantino esagerato con alcune situazioni per poi risolvere il caso dell'omicidio della Dalia Nera ma con un risultato finale poco apprezzabile e verosimile. Dal punto di vista della regia, scenografia e fotografia il livello è decisamente buono così come tutto il cast di attori tra i quali emerge l'interpretazione di Hilary Swank. Peccato per il finale un pò deludente. Nel complesso il film raggiunge la sufficienza; voto: 6/10. [-]
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Ispirandosi a eventi realmente accaduti e al romanzo di J. Ellroy (che non ho letto), Brian De Palma esibisce senza cadere nel manierismo una splendida fotografia che fa' da contorno alle cupe atmosfere di questo omaggio al noir poco riuscito: se infatti i caratteri del genere sono presenti, a volte come stereotipi, al livello narrativo il film è piuttosto confuso e ingolfato di trame secondarie inutili che disorientano lo spettatore e lo distraggono dalla vicenda principale; quest'ultima, nonostante sia ricca di spunti interessanti, per essere portata a conclusione raggiunge momenti di poca credibilità non degni del regista; tutto ciò è causato, probabilmente, da una sceneggiatura lacunosa e scombinata, da cui però De Palma riesce a trarre una pellicola di grandissimo fascino visivo che, solamente in alcune scene, coinvolge e angoscia lo spettatore oltre che presentare alcune geniali scelte stilistiche tipiche del grande regista.
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Ispirandosi a eventi realmente accaduti e al romanzo di J. Ellroy (che non ho letto), Brian De Palma esibisce senza cadere nel manierismo una splendida fotografia che fa' da contorno alle cupe atmosfere di questo omaggio al noir poco riuscito: se infatti i caratteri del genere sono presenti, a volte come stereotipi, al livello narrativo il film è piuttosto confuso e ingolfato di trame secondarie inutili che disorientano lo spettatore e lo distraggono dalla vicenda principale; quest'ultima, nonostante sia ricca di spunti interessanti, per essere portata a conclusione raggiunge momenti di poca credibilità non degni del regista; tutto ciò è causato, probabilmente, da una sceneggiatura lacunosa e scombinata, da cui però De Palma riesce a trarre una pellicola di grandissimo fascino visivo che, solamente in alcune scene, coinvolge e angoscia lo spettatore oltre che presentare alcune geniali scelte stilistiche tipiche del grande regista. Il cast femminile, anche se fuori parte, riesce ad offrire delle buone performance, soprattutto Hilary Swank, che caratterizza molto bene il suo personaggio; l'interpretazione di Josh Hartnett è pessima. 2.5 stelle su 5.
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Non posso dire che non sia un film ben fatto, la mano di Brian De Palma si vede, eccome! Però è pazzesco pensare che accadano simili cose, tanto più che il film è ispirato ad una vicenda realmente accaduta! Qui le perversioni ci sono tutte: dalla necrofilia alla lesbo-pornografia, e chi più ne ha più ne metta! Non è certo la prima volta che si vede in un film, ma perchè negli anni '30 e '40 gli uomini portavano tutti il cappello? Perfino a letto! Poi cos'è la storia che i cadaveri dei poliziotti morti violentemente venivano bruciati!? Attenzione: bruciati, non cremati con tanto di bara e cerimonia funebre! Da un punto di vista artistico e culturale tanto di cappello al regista De Palma ed agli interpreti! Purtroppo al cinema non ci vanno solo i sani di mente e non vorrei che, alla vista di
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Non posso dire che non sia un film ben fatto, la mano di Brian De Palma si vede, eccome! Però è pazzesco pensare che accadano simili cose, tanto più che il film è ispirato ad una vicenda realmente accaduta! Qui le perversioni ci sono tutte: dalla necrofilia alla lesbo-pornografia, e chi più ne ha più ne metta! Non è certo la prima volta che si vede in un film, ma perchè negli anni '30 e '40 gli uomini portavano tutti il cappello? Perfino a letto! Poi cos'è la storia che i cadaveri dei poliziotti morti violentemente venivano bruciati!? Attenzione: bruciati, non cremati con tanto di bara e cerimonia funebre! Da un punto di vista artistico e culturale tanto di cappello al regista De Palma ed agli interpreti! Purtroppo al cinema non ci vanno solo i sani di mente e non vorrei che, alla vista di certi films, qualche pazzoide non pigliasse esempio! Il cadavere martoriato della Black Dahlia sarebbe una cosa da non rivedere e che non debba mai più accadere!
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E’ il 1947, Los Angeles. Josh Hartnett ed Aaron Eckhart sono Dwight Bleichert e Leland Blanchard. Abili, stagionati poliziotti ed ex pugili, ai tempi si erano guadagnati i soprannomi di Mr Ice e Mr Fire. Insieme sul ring, quando la polizia organizza un incontro per sponsorizzarsi, insieme nel lavoro e nella vita, dove condividono l’amicizia e l’amore per Kay (Scarlett Johansson), la bella e sensuale compagna di Lee. Insieme sempre e comunque, quindi, ma allo stesso tempo due caratteri opposti: Bucky è compassato e razionale, quanto Lee è passionale e irruento.
Protagonista e narratore, in puro stile noir anni ’50, Bucky assume il ruolo di guida nell’immersione in questa artificiosa atmosfera dal gusto retrò, e ben presto si può osservare come il regista si sia distaccato da quello che era il messaggio del romanzo di Ellroy.
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E’ il 1947, Los Angeles. Josh Hartnett ed Aaron Eckhart sono Dwight Bleichert e Leland Blanchard. Abili, stagionati poliziotti ed ex pugili, ai tempi si erano guadagnati i soprannomi di Mr Ice e Mr Fire. Insieme sul ring, quando la polizia organizza un incontro per sponsorizzarsi, insieme nel lavoro e nella vita, dove condividono l’amicizia e l’amore per Kay (Scarlett Johansson), la bella e sensuale compagna di Lee. Insieme sempre e comunque, quindi, ma allo stesso tempo due caratteri opposti: Bucky è compassato e razionale, quanto Lee è passionale e irruento.
Protagonista e narratore, in puro stile noir anni ’50, Bucky assume il ruolo di guida nell’immersione in questa artificiosa atmosfera dal gusto retrò, e ben presto si può osservare come il regista si sia distaccato da quello che era il messaggio del romanzo di Ellroy. Se infatti lo scrittore andava a delineare l’ossessione, spada di Damocle sul capo dei suoi personaggi, la visione di De Palma si sofferma invece sull’apparenza come catalizzatore degli eventi, sulla vanità e sulla artificiosità come mezzi validi per riuscire nella vita e su cui costruire le nostre valide menzogne. Hollywood tutta è basata su apparenza, è finta fino alle ossa: evidenza che si palesa con lo scorrere della pellicola, in modo quasi indignato per il ritardo con cui arriviamo a comprendere. In fin dei conti i segnali erano lì, sotto il naso, fin dall’inizio: quell’incontro truccato, quelle inchieste sui crimini indette in base alla maggiore visibilità.... Quell’amicizia che mente, profumando di triangolo amoroso. Ciò che pare solido e certo si rivela non esserlo, tra pallottole dalla dubbia traiettoria, scatole di fiammiferi, un indirizzo annotato, e la Dalia Nera, la giovane attricetta che passava le notti in strada, nell’attesa dell’occasione giusta. Quando il cadavere di Elizabeth Ann Short viene trovato, orrendamente squarciato e con un sorriso indelebile, disegnato col coltello, in viso, appare chiaro che le ossessioni del passato inizieranno a tormentare i protagonisti. Un lungo preambolo per arrivare al cuore della vicenda, e anche questo non è quello che ci si aspetta. Sono veramente la morte della ragazza e le sue modalità ad ossessionare Lee? Bucky e l’imperturbabile Kay, tra i quali nasce un'evidente attrazione, sono realmente sfuggiti ad essa? O piuttosto l’emergere di una menzogna apre la strada a molte altre?
Noir artificiale, noia genuina. L’immagine che il regista ci offre è pomposa. L’artificialità trasuda dalle inquadrature, dai colori, dagli ambienti, e richiama la nostra attenzione allo stesso modo in cui ci tiene lontani, come una donna che ammalia, ammiccante, per rifiutarci in un perverso gioco di piacere. L’azione non manca e l’emozione non può non risvegliarsi al citare dell’autore di scene epocali come la morte di Tony Montana: ma è solo un attimo, un baluginare che subito si spegne, e di nuovo l’attenzione latita e noia e frustrazione prendono il sopravvento. E’ così possibile, non più distratti dalla trama, andare ad apprezzare con la rabbia della delusione tutta una serie di imperfezioni o di carenze dell’opera, come la scialba interpretazione di quasi tutti i protagonisti: a partire da un Josh Hartnett che non riesce proprio a staccarsi dall’espressione da sagace furbetto, da un Aaron Eckhart la cui soluzione al problema della recitazione pare essere il sorrisetto politico-enigmatico, fino ad arrivare ad un’inadatta, poco convincente e monocromatica Hilary Swank nei panni della solita, piatta femme fatale Madeleine Linscott. Felice ancora una volta la prova della freschissima Scarlett Johansson, capace di adeguarsi alle esigenze recitative. E’ possibile apprezzare, inoltre, la delicata apparizione di Mia Kirshner, nei filmati in bianco e nero visionati dai due agenti, nei panni dell’ancora viva Elizabeth Short: l’attrice ci regala forse le uniche vere emozioni del film, trasudando innocenza contaminata, ed una dolce, forte debolezza.
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Purtroppo un occasione mancata per De Palma, di riportarsi in auge al pubblico e di riaccordarsi i favori della critica. De Palma sceglie di dirigere un romanzo difficile e fin troppo colmo di finezze, che, diciamolo chiaramente, è stato adattato coi piedi da Josh Friedman, lo sceneggiatore de " La guerra dei mondi" (non a caso infatti...). La grandezza del romanzo si dissipa in un mare di indizi, di piste da seguire, di inganni, di (troppi)colpi di scena, di narrazione da banalissimo film noir come centinaia ne sono stati fatti, dimenticandosi la coerenza e la lucidità chissà dove. Non annoia perchè la curiosità rimane forte, ma non riesce a fare chiarezza, se non negli ultimi due minuti prima dei titoli di coda.
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Purtroppo un occasione mancata per De Palma, di riportarsi in auge al pubblico e di riaccordarsi i favori della critica. De Palma sceglie di dirigere un romanzo difficile e fin troppo colmo di finezze, che, diciamolo chiaramente, è stato adattato coi piedi da Josh Friedman, lo sceneggiatore de " La guerra dei mondi" (non a caso infatti...). La grandezza del romanzo si dissipa in un mare di indizi, di piste da seguire, di inganni, di (troppi)colpi di scena, di narrazione da banalissimo film noir come centinaia ne sono stati fatti, dimenticandosi la coerenza e la lucidità chissà dove. Non annoia perchè la curiosità rimane forte, ma non riesce a fare chiarezza, se non negli ultimi due minuti prima dei titoli di coda. Se da un lato la messa in scena del maestro De Palma è impeccabile come sempre, la componente narrativa che spetterebbe al montatore Bill Pankow sovente collaboratore del maestro, risulta eccessivamente frenetica per un film ambientato negli anni '40, un ritmo che per "Omicidio in diretta" andava alla grande, ma che qua è piuttosto fuori luogo. Purtroppo un altra occasione perduta di riportarsi in vetta per De Palma (siamo chiari, dopo il successo di Mission: Impossible, tutti gli altri film a partire da Omicidio in diretta sono stati flop, pur non essendo stati brutti film). Ottima musica originale di Mark Isham. [-]
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Le atmosfere del noir sono nelle corde di un De Palma sempre affascinante nella elaborazione delle sequenze e nella rappresentazione di un'epoca di forti contraddizioni e striscianti ambiguità. Peccato per la congruenza narrativa smarrita forse nella 'compressione' della riduzione cineìmatografica ma anche da una scrittura non eccelsa. Irrisolto ma sempre affascinate.
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Trasposizione cinematografica di un romanzo del maestro Ellroy da parte del maestro DePalma: il regista ci mette del suo, il film è piuttosto "liberamente" tratto ed è anche appassionante, ma forse si discosta veramente troppo, ci riempe la testa di immagini, dialoghi ed avvenimenti, fino a rimanere confuso e confusionario. Personaggi bellissimi, quelli si che sono vicini allo scrittore, con un Eckhart particolarmente ispirato e anche la location appare adatta. Ho dato due stelle per rispetto ma il film non convince mai appieno e finisce in maniera affrettata, sbagliata, monca.
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