Step Up

Combattere per i propri sogni: questo è l’invito che direttamente viene rivolto allo spettatore tra le accessibili battute non musicali della pellicola. E questo è l’invito che, con un po’ di titubanza, viene raccolto dai protagonisti, giovani ed eccezionali ballerini alla ricerca di uno scopo e di un traguardo nelle loro vite. Diverse e stimolanti le tematiche che s’intrecciano lungo la storia, fondamentalmente un musical moderno sulla scia dei successi di Chicago, Dreamgirls o Billy Elliot: razzismo, disagio familiare e povertà emergono come argomenti che, per esigenze di copione, fanno soltanto da opaco sfondo al nucleo centrale del film, ma che lo rendono “a canone” interessante. Il timore di fallire, la voglia di diventare qualcuno per combattere con le armi della determinazione e della fatica le innate violenze cui la vita nella povertà (a volte) costringe, sono gli stimoli che crescono a ritmo di musica dentro e fuori dallo schermo. Un entusiasmante cammino che attraverso le note dell’egoismo e i toni della solidarietà riesce a dare energia e grinta, trasformando allegramente la musica in un grande contenitore capace di accogliere differenze e divergenze sotto un unico auditorio. Forzato nei passaggi extra-focali ma ben centrato nella sua semplicità, il film agita e fa sorridere, spingendo il buonsenso e la fiducia verso la coscienza che chiunque può fare qualcosa di positivo, per sé o per gli altri.