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L'eletto: Monica Bellucci non è solo bella

Capelli corti, viso magrissimo, sguardo terrorizzato: la Monica Bellucci de L'eletto è indubbiamente molto diversa da quella generosa e morbida alla quale siamo stati abituati.
di Claudia Resta

Il film

mercoledì 13 giugno 2007 - Incontri

Il film
Nel thriller francese l'attrice è una madre adottiva in pena per suo figlio Su Lian, un bimbo mongolo che sta per compiere sette anni che parla di notte in un dialetto mongolo che nessuno gli ha mai insegnato, fa incubi di foreste e orsi mostruosi e non vuole assolutamente separarsi da lei. Anche Laura, il personaggio che interpreta, ha allucinazioni e un continuo senso d'angoscia. Mentre sta per partire per un viaggio di lavoro, lascia il bimbo da un'amica, la ricercatrice Sibille Weber (Catherine Deneuve). Il bambino si nasconde nella sua macchina e insieme hanno un incidente. Dall'ospedale Su Lian viene fatto sparire: a Laura non resta che partire per la Mongolia. Un viaggio che ha fatto molto riflettere Monica, come ha raccontato in conferenza stampa.

Molte attrici adottano bambini: tu ci hai mai pensato?
In Italia la legge sull'adozione c'è, ma non c'è la giustizia. Ci sono tanti bambini abbandonati negli orfanotrofi ed è difficile riuscire ad adottarne qualcuno. Al momento non ci penso, ma non lo escludo. Capisco anche il gesto di Madonna: forse ha prevaricato la legge, ma, ripeto, sono convinta che la legge non sia giusta.

Il film ti ha portato alla ricerca della spiritualità?
Sono stata educata come cattolica ma ora sono agnostica perché non credo di poter parlare di cose che non conosco. Credo nel valore della spiritualità e nella forza delle energie. Come dice Sibille nel film, la realtà è più vasta delle nostre credenze. La ricerca di spiritualità è la conseguenza di tutto questo.

Avete girato scene d'azione: ti sei trovata in difficoltà?
Guillaume non fa fare prove di cadute, calcola tutto nei minimi dettagli, ma poi ti butta nella mischia. Poi non ti fa vedere niente fino alla proiezione finale. Io però divento una geisha nei confronti del regista perché so quanto sia difficile il lavoro e quindi sono rimasta sorpresa anch'io quando mi sono rivista sullo schermo.

Questo film ti rende meno bella di quello che sei: è una svolta?
Non sono alla ricerca di un personaggio fisso o di una parte precisa, anzi mi piace quando i registi pensano a me per ruoli diversi. Sono stata soddisfatta quando Tornatore ha voluto esaltare la mia femminilità, come ha fatto in Malèna, ma lo sono stata altrettanto quando un altro regista mi ha offerto un ruolo totalmente opposto come qui.

Come ti sei trovata in Mongolia?
É un Paese bellissimo, lascia senza parole; c'è un'atmosfera che sembra costruita apposta per un film, con paesaggi incredibili. Le persone del posto sono state meravigliose con tutti noi sul set. Io avevo uno stato d'animo un po' particolare e forse non ho potuto apprezzare tutto appieno perché mia figlia non era lì con me.

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