Le colline hanno gli occhi |
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Un film di Alexandre Aja.
Con Aaron Stanford, Kathleen Quinlan, Vinessa Shaw, Emilie de Ravin, Dan Byrd.
continua»
Titolo originale The Hills Have Eyes.
Horror,
durata 107 min.
- USA 2006.
uscita venerdì 25 agosto 2006.
- VM 14 -
MYMONETRO
Le colline hanno gli occhi
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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I mutanti hanno un perchédi la parda FloraFeedback: 0 |
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mercoledì 7 maggio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In realtà sono un gruppo di minatori che non ha voluto abbandonare le sue case ed è il frutto della conseguente contaminazione radioattiva degli esperimenti nucleari condotti dal governo nel deserto. Nella versione originale, credo volessero politicamente simboleggiare il popolo, su cui il potere passa incurante come un carro armato, e poi è abbandonato a se stesso purché se ne stia sufficientemente in disparte da non farsi troppo notare. Tra l’altro, se non sbaglio, il soggetto nacque ispirato dalla notizia vera che nella provincia americana, che a partire da Easy rider, di mostri pare essere davvero piena, era stata scoperta una famiglia di cannibali. E’ decisamente un film che, forse meno dell’originale, ma usa l’horror per fare critica politica, come fece anche vistosamente e dichiaratamente Romero coi suoi zombie, e indizi in tal senso, volendoli vedere, abbondano: dalla scelta delle immagini per i titoli di testa che fra funghi atomici dalle lunghe ombre sino sul presente riprendono l’ambientazione surreale della città dei “mostri”, dove manichini e pubblicità anni ’50 disegnano l’immagine di un’altra America, plastificata e falsa, l’America dello scandalo del Talidomide e dell’ attestato abuso legalizzato di psicofarmaci, a disegnare una società profondamente malata, al di là delle sue apparenze e aspettative perfette; società che dal punto di vista dei mutanti e della loro rabbia verso gli Altri, cioè noi, li ha privati di tutto, trasformandoli in ciò che sono. E proprio su questo giocare su chi sia davvero l’Altro e chi il Nemico, tipico tema di tanta retorica americana, in realtà, si gioca in parte la parabola politica del film, direi. Emblematico è anche il grottesco uso della bandiera a stelle e strisce, prima conficcata per sfregio nel cranio del cadavere del padre ex poliziotto, conservatore e amante delle armi (che guarda caso sarà proprio il primo a finire male) e poi arma (difensiva o offensiva?) per il giovane democratico Doug, nel suo progressivo trasformarsi in guerriero in barba a tutti i suoi principi. Da sottolineare anche il particolare uso simbolico degli occhiali, tolti, rimessi, sporchi di sangue, rotti - che per altro mi pare esistesse anche nell’originale, dove alla fine con scelta deliberata, era il personaggio a toglierseli, quasi ad abbandonare definitivamente la civiltà con la sua funzione di filtro rispetto alla visione delle cose, per accettare invece integralmente la logica del nemico che deve affrontare, e che alla fin fine, non è poi più così diverso da lui: e mi pare infatti il film finisse con l’ammazzamento di uno dei mutanti e lo schermo che diventava rosso di sangue, ma magari ricordo male. Questo remake invece si conclude con un abbraccio catartico dei sopravvissuti, anche se ignari di essere ancora osservati dagli abitanti delle colline. Non so se questo finale aperto sia funzionale a un sequel; personalmente, mi è parso più un voler mettere una goccia di acido, instillare un dubbio, nella scena altrimenti troppo scontata del finale, anche per la nota di buonismo portata dalla piccola Ruby, che salverà la neonata rapita e il padre. In realtà, quel binocolo credo voglia solo ricordarci che nessuno è al sicuro, dal momento che tutti hanno ucciso e tutti hanno scoperto un lato oscuro inaspettato dentro di sé: che la salvezza sia molto dubbia mi pare il minimo.
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