Bobby |
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Un film di Emilio Estevez.
Con Harry Belafonte, Joy Bryant, Nick Cannon, Laurence Fishburne, Brian Geraghty.
continua»
Drammatico,
durata 120 min.
- USA 2006.
- 01 Distribution
uscita venerdì 19 gennaio 2007.
MYMONETRO
Bobby
valutazione media:
3,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Così l'America cambia storia
di Liana Messina D di Repubblica
Emilio porta con orgoglio il suo cognome vero, Estevez, lo stesso di suo padre. Quasi 25 anni fa, quand'era più irrequieto e meno saggio, l'aveva scelto per allontanarsi da lui, quella figura paterna ingombrante, noto al mondo come Martin Sheen, protagonista dell'epocale film Apocalypse Now. Lui e suo fratello minore Charlie iniziarono a recitare presto, nonostante papà fosse contrario. Emilio all'inizio pareva bruciare le tappe: protagonista negli anni '80 di film di culto, da I ragazzi della 56a a Repo Man, divenne il leader del "Brat Pack", gruppo di attori emergenti in film generazionali, Breakfast Club e St. Elmo's Fire. Fidanzato alla più bella, Demi Moore, adorato dai teen, a 24 anni scrisse e diresse la sua opera prima, Wisdom. Da allora il suo percorso ha avuto 2 strade quasi schizofreniche: regista di progetti originali, impegnati, attore in campioni del box-office (Young Guns o Stoffa da campioni). Dopo il flop del suo Rated X, l'oblio, 10 anni in cui è sparito dalle scene. Fino a Bobby. «È stata dura. Ho capito che ero in un business crudele, che non perdona. Avevo fatto tante scelte pessime e ho dovuto ingegnarmi a tener i lupi fuori dalla porta: ho incassato il mio fondo pensioni, ho venduto i quadri e la collezione di vini pregiati, ho diretto serial tv per fare soldi e non esser costretto a lasciare casa. Sono diventato una persona più forte, guardando indietro con gratitudine alla fortuna che avevo avuto nella prima parte della mia vita». Per questo Bobby, il film che ha diretto e portato al Festival di Venezia (due nomination ai Golden Globe) è un ritorno, una rivincita: progetto coltivato per anni, scritto e riscritto più volte, ha rischiato di non veder la luce dopo l'11/9. Difficile trovare soldi per il film che parla dell'America idealista, in cui il minore dei Kennedy correva per la presidenza, in un oggi così politicamente chiuso. Per fare «un omaggio allo spirito di Bobby». Lui c'è riuscito raccontando non la persona (è tutto meno che un biopic) ma lo sguardo fatto dei mille occhi della gente, le sensazioni, le speranze di chi viveva in quel periodo, i problemi sociali, quotidiani del Paese. Tutto ambientato all'Hotel Ambassador di Los Angeles l'ultimo giorno di Bob, le 24 ore prima dell'attentato che ne stroncò la vita e l'ascesa. E non c'è un attore a interpretarlo, Estevez ha preferito lasciare spazio ai documenti, immagini e parole presi dalla campagna elettorale. Intorno una rete di personaggi, storie intrecciate, vite che si incontrano e scontrano in quelle stanze d'albergo, nelle cucine, nel night, nella hall. Brandelli di conversazioni, battaglie personali o sociali ricostruiscono il quadro dell'America fine anni '60. Ad aiutarlo nell'impresa una schiera di star di generazioni diverse, da Anthony Hopkins a Sharon Stone, da Christian Slater a Hethear Graham, da Helen Hunt a Elijah Wood, da Lindsay Lohan alla sua ex Demi Moore. E suo padre, il primo responsabile dell'idea, degli ideali alla base del film, da sempre impegnato nel Partito democratico, in prima fila a ogni protesta. «A 4/5 anni papà mi portava sulle spalle ai discorsi di Robert e la sera dell'attentato sono stato io a svegliarlo perché avevo sentito la notizia in tv. Anni dopo ha portato tutta la famiglia all'Hotel Ambassador in pellegrinaggio, ripetendoci quanto avessimo perso con quella morte. È stato naturale per me identificare l'assassinio di JFK e di Bobby come i colpi fatali all'ottimismo d'una generazione, la svolta che ci ha fatto perdere vitalità, spinto verso un mondo cupo, cinico. Tanti problemi d'allora sono attuali e il film vuol essere una chiamata all'azione, al Nuovo Impegno».
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