Apocalypto |
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Un film di Mel Gibson.
Con Rudy Youngblood, Dalia Hernandez, Jonathan Brewer, Morris Birdyellowhead, Carlos Emilio Baez.
continua»
Azione,
durata 139 min.
- USA 2006.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 5 gennaio 2007.
- VM 14 -
MYMONETRO
Apocalypto
valutazione media:
3,45
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Basta con la critica a tutti i costidi Mattia MalzanniFeedback: 0 |
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lunedì 15 gennaio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimo libro del nuovo testamento; rivelazione degli avvenimenti finali; catastrofe, disastro naturale. In una parola? Apocalypto. Un sostantivo che è divenuto un film. Una pellicola certo non da considerarsi come un documentario storico (sicuramente non era l’intenzione di Mel Gibson), sia per l’impossibilità di racchiudere la storia del popolo Maya in due ore, sia per alcune incongruenze storiche; ma bensì si tratta di una storia nella storia: “Zampa di Giaguaro” vive armoniosamente con la sua tribù, caccia nella foresta, scherza con i fratelli, a breve sua moglie darà lui un secondo figlio. Durante una battuta di caccia incontra i membri di un’altra tribù che chiedono lui di poter pacificamente attraversare il territorio. “Zampa di Giaguaro” scorge però nei loro occhi, il terrore lo sgomento che solo una catastrofe può lasciare. Il suo presagio negativo non tarda a presentarsi. All’alba degli spietati guerrieri alla ricerca di schiave e uomini da sacrificare, assale il villaggio del protagonista. A nulla serve la resistenza della tribù oppressa; dopo una cruenta battaglia gli assalitori distruggono il villaggio e portano con se molti prigionieri tra cui Zampa di Giaguaro che però e riuscito furtivamente a mettere la sua famiglia al sicuro all’interno di una cavità utilizzata come pozzo per raccogliere l’acqua piovana durante la stagione delle piogge. Da questo momento in poi lo spettatore è catapultato in un’emozionante atmosfera; si sente esso stesso il protagonista, sradicato dalla propria terrà per essere portato dove? Per quale motivo? Cosa lo aspetta?.. All’improvviso ecco spuntare un immenso villaggio caratterizzato da grosse costruzioni in pietra a gradoni ed ancora una volta lo spettatore, affascinato, viene trascinato all’interno di questa incredibile ambientazione: banditori, mercanti, schiavi, prostitute, ciarlatani, mendicanti, templi, costruzioni arcaiche, pitture angoscianti, usanze, credenze, rituali. La sorte del protagonista e dei suoi compagni appare chiara: materia prima per sacrifici al Dio Sole. Ma grazie alla fatalità “Zampa di Giaguaro” riesce a sottrarsi al rituale ed a fuggire nella foresta braccato però dagli aguzzini. Ne nasce così un mozzafiato inseguimento che lascia lo spettatore rapito, incapace di affondare la mano nella ciotola dei popcorn (pensate che la mia ciotola alla fine della proiezione era ancora piena). l’amore per la propria terra, per la propria famiglia, la voglia di riscatto faranno si che la preda diventi cacciatore e giunga ferito ma vivo dalla moglie e dalla prole. La violenza? Sicuramente è il filo conduttore del film, ma non è una violenza fine a se stessa, creata solo con l’intento di stupire, di catturare, di impressionare; insomma siamo lontani da lavori di Tarantino; è una violenza che rientra nella natura di un popolo, non vi erano pistole o bombe a mano in grado di annientare un rivale a distanza e con un solo colpo, lo scontro corpo a corpo era inevitabile. Ci si scandalizza tanto di fronte alle scene cruente cinematografiche, considerate quasi come realtà, mentre la violenza che ogni giorno dilaga nel nostro mondo (da ultimo la strage di Erba) pare diventata il frutto della finzione di un film. Siamo poi così lontani noi, figli dello sviluppo, della tecnologia, da queste antiche popolazioni che osiamo definire rozzi primitivi? L’unica differenza è che noi abbiamo fatto della violenza, della guerra, un’opera d’arte: lustro di cangianti armi metalliche, missili in grado di creare impressionanti fuochi di artificio. Come nel film, oggi assistiamo a Nazioni che invadono altre popolazioni, le quali a loro volta si ribellano, dando adito ad APOCALITTICI avvenimenti. La Storia, è proprio vero, serve solo a riempire i libri ma insegna ben poco alle nostre menti ottuse. Che non sia questo il messaggio di Mel Gibson? Non risulta quindi superfluo davanti ad ogni film, ad ogni quadro, ad ogni canzone, ad ogni poesia insabbiarsi nella critica; voler forzatamente indagare su ogni aspetto. Stupendo invece è lasciarsi trasportare dalle emozioni, dalle riflessioni che ogni esperienza ci dona. Buona visione.
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