Roberto Nepoti
La Repubblica
Nel "mondo fluttuante", come lo chiamano i narratori orientali, non c'è mai la sicurezza di nulla. Prendi il regista di Harry, ti presento Sally, due produttori solitamente avveduti (Clooney & Soderbergh), un bel cast, un soggetto stuzzicante e che ti vien fuori? Una mezza delusione. Sarah è in imbarazzo. Jeff, il ragazzo della porta accanto, le ha chiesto di sposarlo; identificando in lui più l'amicizia che l'amore, la donna esita e si sente in colpa. Peggio: per le nozze della sorellina, Sarah deve tornare nella natale Pasadena, deserto esistenziale di provincia popolato solo di pettegolezzi. Non tutti infondati, perché pare proprio che mammà, alla vigilia di convolare, sia stata a letto con un giovanotto, già legato da conoscenza carnale a nonna. L'intrigo avrebbe partorito un libro, che avrebbe partorito a sua volta un film di successo: il mitico Il laureato (1967) di Mike Nichols.
Per saperne di più, Sarah si lancia sulla pista dell'amatore seriale, e lo trova. A parte lo spunto cinefilo, sottoutilizzato, Vizi di famiglia è l'ennesima declinazione di un soggetto ricorrente nell'odierna commedia sentimentale. Perseguitata dalla paura di rinchiudersi nel recinto coniugale, lei tradisce; però tutto finisce in amore (e matrimonio).
Probabile che, nella vita reale, il timore sia condiviso: il che attrae il pubblico verso questo genere di film; peccato che, qui, funzionino maluccio sia la parte "commedia", che quella "sentimentale". I soli meriti vanno esclusivamente a Shirley MacLaine, nel ruolo della vecchia signora indegna.
Da La Repubblica, 6 gennaio 2006
di Roberto Nepoti, 6 gennaio 2006