Vita da strega

Roberto Nepoti

Non c’è verso: le trasposizioni per il grande schermo di popolari serie tv si risolvono, nel migliore dei casi, in pallidi doni; al peggio, in mezzi disastri. Dopo il mediocrissimo Starsky & Hutch arriva Vita da strega, serie culto degli anni ‘70 in cui la graziosa Sarnantha, fattucchiera casalinga, compiva innocenti magie agitando il nasino.
Invece di sforzarsi a ricreare il tono gradevolmente ingenuo dell’originale, la solitamente più in forma (vedi Insonnia d’amore) Nora Ephron s’è andata a cacciare nel vicolo cieco di una commedia sentimentale “a1 secondo grado”. Dove si immagina che Isabel, giovane strega decisa a rinunciare alle arti magiche per una vita normale, sia scritturata come attrice da un comico in declino, impegnato nel remake della serie in questione. Durante le riprese dei telefilm, la streghetta s’innamora del partner. Lo stratagemma, ovvio e macchinoso allo stesso tempo, gira a vuoto.
La goffa sceneggiatura affida la quota (abbondante) dì comico di situazione all’esagitato Will Ferrell, che non fa ridere per niente. A lui è toccato prendere il posto di Jim Carrey, originariamente previsto in cartellone ma troppo accorto nella scelta dei film per cascarci. Vanno un po’ meglio le (brevi scene) affidate a due veterani di rango come Michael Cai~ne e Shirley MacLaine; però dire che il film meriti la visita grazie a loro sarebbe un imperdonabile eccesso d’indulgenza.
da La Repubblica, 30 settembre 2005


di Roberto Nepoti, 30 settembre 2005