Submerged

Gli Stati Uniti debbono affrontare una nuova emergenza: c'è chi è in grado di controllare a distanza le menti e quindi i comportamenti di servitori dello Stato apparentemente fedeli. Per neutralizzare questa minaccia si deve ricorrere a Chris Cody e ai suoi uomini, tutti incarcerati dopo una missione costata la vita a numerosi civili. Quale ricompensa per un esito positivo della missione riceveranno la grazia e una considerevole somma di denaro.
Anthony Hichock è sulla breccia da diverso tempo e lo si può notare da come affronta la routine ormai codificata dei B-movie d'azione. Ha a sua disposizione uno Steven Seagal sempre più fisicamente sovradimensionato con, al suo fianco, l'esperto di arti marziali Gary Daniels e un'icona nel genere (ma non solo) come Vinnie Jones. Considerato che non è bene lasciare la via vecchia per nuovi ed incerti percorsi narrativi qui ci troviamo di fronte all'ennesimo conflitto buoni-cattivi (con i buoni che hanno dei precedenti che li hanno fatti considerare così 'cattivi' al punto di sbatterli in prigione).
In aggiunta troviamo il controllo psichico a distanza per illustrare il quale ci si appoggia (per usare un eufemismo) alle immagini di The Ring corrette quel poco che basta per evitare cause in tribunale. Come spesso accade in questi film gli uomini che agiscono sotto copertura, ma anche senza rete protettiva qualora si trovassero in difficoltà, non nutrono una particolare simpatia per i politici. È stata la 'politica' a fare incarcerare Cody e compagni. Questa volta ci viene però offerta anche un'alternativa: un uomo d'ordine, come sono tutti i personaggi interpretati dall'ex campione di aikido, non può accettare che certi super poteri si trovino nelle mani di singoli privati. Quindi il rimettere le cose a posto diventa di fatto un'operazione 'politica'. Prima o poi il fenomeno Seagal, che resiste all'usura degli anni e delle sceneggiature, andrà affrontato senza le mitizzazioni dei fans irriducibili ma anche senza le facili ironie dei detrattori. 