Rosso come il cielo

Quando il cinema è suono storia di un cieco di talento

Onore a questo piccolo, minuscolo film italiano. In mezzo a un generale abuso di ricorso a "storie vere" che non nobilitano ma casomai denunciano l'impotenza creativa del cinema (non ci si stanca di ripetere: meglio un bel documentario magari dal robusto spirito giornalistico che una delle solite biografie soporifere ancorché o proprio perché, spesso, dall'animo edificante), qui il regista-produttore Cristiano Bortone e i suoi coautori hanno fatto bene a rendere omaggio alla storia vera di Mirco Mencacci, affermato montatore del suono del cinema italiano, non vedente.
La storia è quella di un bambino che nella provincia toscana dei primissimi anni Settanta perde la vista a causa di un incidente domestico. La legge, che di lì a poco cambiò nel fuoco delle lotte per i diritti civili di quella stagione, prevedeva un mondo scolastico "a parte" per i bambini ciechi. Nel collegio specializzato dove Mirco viene mandato emerge la sua eccezionale sensibilità ai suoni e ai rumori ma sarà soltanto grazie all'apertura mentale di un maestro sacerdote (molto bravo l'attore Paolo Sassanelli, anche cosceneggiatore assieme alla Monica Zapelli di I cento passi) che il bambino potrà superare diffidenze e arcaiche severità e classificazioni (da "ribelle" a "disadattato") e affermare il proprio talento. Piccolo, povero di mezzi, qua e là traballante soprattutto quando esce fuori nel mondo adulto. Ma anche toccante e poetico.
Da La Repubblica, 9 marzo 2007


di Paolo D'Agostini, 9 marzo 2007