Oliver Twist

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Un film di Roman Polanski. Con Ben Kingsley, Frances Cuka, Barney Clark, Lewis Chase, Jake Curran.
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Titolo originale OLIVER TWIST. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 130 min. - Gran Bretagna, Repubblica ceca, Francia, Italia 2005. uscita venerdì 21 ottobre 2005. MYMONETRO Oliver Twist * * * - - valutazione media: 3,14 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Marylin Cole Lawnes

Il Venerdì di Repubblica

La silhouette di una casa vittoriana in mattoni rossi, circondata da un alto muro, si staglia contro la nebbia che di notte si alza nel cielo. Vicino c’è appesa l’insegna dipinta del pub «The Three Cocks», di fianco è scritto «Pentonville Road». Dietro i comignoli di questa scena, girata per strada della Londra di Dickens, lo sfavillio delle luci del centro di Praga sullo sfondo sembra irreale. E qui, a pochi chilometri dal centro della capitale ceca, negli studi Barrandov, che Roman Polanski sta girando Oliver Twist sul più grande set cinematografico mai realizzato in Europa. Con il regista ci sono diversi membri della sua fantastica troupe de Il pianista, per il quale Polanski ha ricevuto un Oscar per la migliore regia: lo sceneggiatore Ronald Harwood, la costumista Ann Sheppard e lo scenografo Allan Starski, il decoratore principe secondo Polanski (per lui ha creato il ghetto de Il pianista e per Steven Spielberg le quinte di Schindler’s list).
Per costruire questa Londra 1850 c’è voluto un anno di studio: un grande aiuto l’ha avuto dai disegni di Gustave Doré. Centinaia di schizzi, tre mesi di lavoro e una squadra di 400 persone hanno poi messo in piedi il cantiere. Polanski vuole l’autenticità più assoluta: case costruite per intero, finestre e porte che si aprano e si chiudano, i lampioni a gas che si accendano davvero. E per soddisfare le richieste del maestro, è stato necessario trovare anche una vernice speciale per dare il giusto tono ai vetri finto-luridi di un pub.
Dimentico della pioggia, della temperatura che si abbassa e dell’ora (sono le due di mattina), il regista parla a un ragazzino mentre se ne stanno vicini al muro. Stivaloni di gomma verdi e fango sotto i piedi, Polanski mostra a Barney Clark, l’attore inglese di 11 anni che interpreta Oliver, come reagire nella prossima scena quando è spaventato a morte. Il viso di Barney, che ascolta attentamente, è nascosto in parte da un berretto di stoffa verde scuro, grondante di pioggia, che fa parte del suo misero abbigliamento nell’ospizio di poveri. In questa scena, Oliver viene costretto a far da complice da Bili Sikes e Toby Crackit, che cercano di entrare nella casa di mattoni rossi del suo benefattore. Polanski, per dimostrare a Barney in che modo la paura può agire su di noi, respira affannosamente, mettendo le mani del ragazzo sul suo torace per mostrargli come si sposta in alto e in basso.
Polanski non deve ricorrere alle sue doti di attore. Per mostrare quel che prova un ragazzo innocente quando viene colpito dal terrore, gli è bastato ripensare alla sua infanzia. Un altro muro, all’epoca della Seconda guerra mondiale, ha segnato in modo atroce la vita di Polanski: il recinto spinato del ghetto ebraico, a Varsavia, nella Polonia occupata dai nazisti, dove sono stati obbligati a vivere Polanski e la sua famiglia. Il 13 marzo 1943, quando il regista aveva 9 anni, i tedeschi stavano sgombrando il ghetto. Il padre di Polanski riuscì a fare un buco nella rete e abbracciò forte il figlio prima che Roman scivolasse via per raggiungere una casa vicina di proprietà della famiglia Wilk, che era stata pagata dal padre di Roman perché si prendesse cura del ragazzo. Ma quando al suo arrivo scopri che nella casa non c’era nessuno, ritornò di corsa al ghetto in tempo per vedere suo padre portato via dalle SS. Vedendo il figlio in lacrime, l’uomo fece in modo di avvicinarsi furtivamente a Roman e gli bisbigliò «Vai via!». Roman corse alla casa dei Wilk, senza mai guardarsi indietro.
Polanski rimase con diverse famiglie in campagna fino alla fine della guerra, quando venne a sapere che sua madre era morta nelle camere a gas poco tempo dopo essere stata portata via dal ghetto, mentre il padre era vivo e lavorava come uno schiavo in una cava di pietra. Mentre girava il pianista a Varsavia, Polanski mi disse che quando fu obbligato a vivere con un’altra famiglia, «anche se quella signora era molto gentile con me, desideravo ciò che vogliono tutti i bambini, vivere con la propria madre e il proprio padre. Essere senza cibo o vestiti non è importante, mentre essere separato dai genitori è intollerabile».
«Roman s’identifica moltissimo con il personaggio di Oliver», dice Ann Sheppard, la costumista che ha realizzato 800 abiti per la produzione. «La sua ripresa di Oliver Twist (in uscita a fine anno, ndr) sarà in un’angolatura speciale. Ci sarà proprio tutto quello che riguarda Oliver e l’abuso di cui è stato vittima, ma anche il lieto fine. Il giovane Roman ha provato la stessa solitudine di Oliver. Come Oliver, ha riconosciuto che ci sono state talvolta persone che hanno fatto qualcosa per lui, quasi sempre per capriccio, ma che nulla era necessariamente permanente». Adesso Polanski riesce a comprendere ancora meglio le sensazioni dei bambini. Con la moglie (da 15 anni), l’attrice francese Emmanuelle Seigner, 36 anni, che ha recitato in diversi dei suoi film, come Frantic e Luna di fiele, hanno una figlia, Morgan, di 11 anni, e un maschietto, Elvis, di 6.
Centellinando vino rosso a pranzo in un ristorante in una delle belle piazze antiche di Praga, Polanski, che indossa una giacca nera di Prada e una camicia bianca col collo aperto, ha un’aria felice. Vivace ed energico, persino dopo una lunga giornata di lavoro sul set, sembra molto più giovane dei suoi 71 anni. Polanski osserva: «Dopo Il pianista, ero alla ricerca del mio nuovo progetto. E stata mia moglie che mi ha detto: “Tu leggi ai bambini Oliver Twist e ti piace tanto. Allora perché non ne fai il tuo prossimo film?”».
Il giovane Barney aggiunge: «Roman mi ha spiegato che quando era un ragazzino, ha dovuto andare a vivere in una strana casa, proprio come Oliver in casa Sowerberrv, e quali sensazioni ha provato».
Da Il Venerdì di Repubblica, 18 marzo 2005


di Marylin Cole Lawnes, 18 marzo 2005

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