La febbre

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Un film di Alessandro D'Alatri. Con Fabio Volo, Valeria Solarino, Arnoldo Foà, Julie Depardieu, Cochi Ponzoni.
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Commedia, Ratings: Kids+16, durata 108 min. - Italia 2005. - 01 Distribution uscita venerdì 25 marzo 2005. MYMONETRO La febbre * * * - - valutazione media: 3,39 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Claudia Morgoglione

La Repubblica

Fra i tanti mestieri di Fabio Volo - ex Iena, eccentrico conduttore televisivo, scrittore di libri di successo - c'è anche quello di attore per il grande schermo. Era già accaduto nella commedia dolceamara Casomai, diretta da Alessandro D'Alatri, al fianco di Stefania Rocca. E succede di nuovo adesso, in un film firmato dallo stesso regista: si chiama La febbre, sarà nelle sale da venerdì primo aprile con distribuzione 01. Una storia molto contemporanea, ambientata nella ricca provincia italiana, che parla di mobbing e di burocrazia, d'amore e di invidia. Ma a rendere particolare la pellicola ci sono altri due elementi, entrambi legati al Quirinale. Primo: un personaggio chiave, che farà capire al protagonista qual è la cosa giusta da fare, è un presidente della Repubblica interpretato da Arnoldo Foà, e molto somigliante a quello vero. Secondo: come spiega il regista, in conferenza stampa, "il co-sceneggiatore inconsapevole del film è proprio Carlo Azeglio Ciampi. Qualche anno fa andai sul Colle per il tradizionale incontro coi candidati ai David di Donatello, e il suo discorso - sull'importanza e la necessità di mettersi in gioco - mi ha ispirato questa storia". Già: perché al centro della Febbre c'è proprio la voglia di realizzarsi di Mario (Fabio Volo), geometra e studente di architettura a Cremona. Mentre cerca con alcuni amici di aprire un locale, districandosi tra i rivoli della burocrazia, accetta il "posto fisso" che gli viene offerto in Comune. Ma qui finisce per diventare la vittima del mobbing di un suo superiore, invidioso della sua carica di simpatia e della sua capacità di piacere alle impiegate dell'ufficio. E dall'invidia finiscono per essere presi anche i suoi amici, quando lui si innamora, ricambiato, di una bellissima cubista appassionata di poesia (Valeria Solarino). In rotta anche con la madre, Mario però non si rassegna, e aiutato da un amico davvero speciale riesce a trovare la propria strada. Grazie anche a un incontro (forse sognato, forse no) col capo dello Stato. Dunque una pellicola realizzata, come annuncia il suo autore, "con amore e rabbia verso l'Italia". Una vicenda, in qualche modo, politica: il nostro eroe si scontra con un modo di lavorare che soffoca e punisce qualsiasi entusiasmo, e combatte con chi gli nega i permessi necessari ad aprire il locale. Una dimensione, questa, che il regista conferma: "È un film politico non come atto d'accusa, ma in senso propositivo. Vuol fare capire che bisogna sporcarsi le mani con la realtà, avere il coraggio di dire che così non si può andare avanti". In questo contesto, centrale è il problema della qualità del lavoro, che del resto - come sottolinea il regista - "prende gran parte del tempo della nostra vita. Dobbiamo restituirgli dignità, e rispetto". Insomma un D'Alatri agguerrito. E non solo mentre parla della sua opera, ma anche quando - ad esempio - si scaglia contro il sistema di finanziamenti alla settima arte che esiste qui in Italia: "L'industria cinematografica, oggi, è industria di Stato - attacca - è una forma di comunismo. Non ha senso dare la paghetta del sabato a qualcuno per realizzare un filmetto, ma aiutare chi ha talento a crescere". Esaurita la parentesi polemica, tocca a Fabio Volo spiegare il suo rapporto col personaggio: "Quando ho letto la sceneggiatura - racconta - ho capito che la storia parlava di me, dei miei amici: del resto io vengo dalla provincia di Brescia, molto simile a Cremona. Dopo le medie ho lavorato per otto anni nella panetteria dei miei genitori, dove tutti collaboravamo a uno scopo comune; ma quando ho cominciato a lavorare altrove ho capito che le cose vanno molto diversamente". Quanto a Mario, per l'attore è "semplicemente uno che trova il coraggio di non piacere, e di trovare invece la propria felicità personale". Fin qui, la parte seria. Perché poi Fabio si ricorda di essere un intrattenitore che sa come divertire il pubblico, compreso quello di una conferenza stampa. E così spiega che fare film gli piace "per poter vedere per le strade, sui cartelloni, il mio faccione 6 metri per 3"; e poi sottolinea che la sua carriera sul grande schermo "è un segno evidente della crisi del cinema italiano". Per non parlare della sua jam-session: al termine dell'incontro coi cronisti Volo veste, infatti, anche i panni di cantante. Intonando - insieme ai Negramaro, giovane band che ha composto le musiche del film - il ritornello del loro Mentre tutto scorre, brano-clou della colonna sonora. Da La Repubblica, 30 marzo 2005

di Claudia Morgoglione, 30 marzo 2005

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