fede81
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sabato 27 luglio 2013
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alla luce del sole
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Non servono molte parole per commentare questo film. Faenza restituisce in modo impeccabile la drammaticità, l'intensità e l'esemplarità di una storia di coraggio e di fede. Emozionante.
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luca scialò
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venerdì 2 settembre 2011
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storia di un parroco che sfidò la mafia
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Storia di padre Pino Puglisi, il parroco del quartiere ad alta densità mafiosa Brancaccio di Palermo, che con le sue attività cercava di tenere lontani dalla strada bambini e adolescenti. Il suo crescente successo cominciò a dare fastidio alla Mafia, che iniziò a minacciarlo, fino a condannarlo a morte il 15 settembre 1993. A poco più di un anno dalla morte di Falcone e Borsellino.
Questo lungometraggio di Roberto Faenza ha più le dimensioni di un film per la Tv, ma non per questo pecca in qualità. Emoziona e coinvolge, grazie alla rinomata bravura di Luca Zingaretti e dei tanti bambini e ragazzini che lo circondano con il loro simpatico e inconfondibile accento.
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Storia di padre Pino Puglisi, il parroco del quartiere ad alta densità mafiosa Brancaccio di Palermo, che con le sue attività cercava di tenere lontani dalla strada bambini e adolescenti. Il suo crescente successo cominciò a dare fastidio alla Mafia, che iniziò a minacciarlo, fino a condannarlo a morte il 15 settembre 1993. A poco più di un anno dalla morte di Falcone e Borsellino.
Questo lungometraggio di Roberto Faenza ha più le dimensioni di un film per la Tv, ma non per questo pecca in qualità. Emoziona e coinvolge, grazie alla rinomata bravura di Luca Zingaretti e dei tanti bambini e ragazzini che lo circondano con il loro simpatico e inconfondibile accento. Ha vinto meritatamente un David di Donatello
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salvatore scaglia
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domenica 27 dicembre 2009
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cultura del bene e subcultura
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L’ho visto tre volte, il film, in sala. E’ molto bello, coinvolgente, e verosimilmente ispirato ad un certo neorealismo, che nel nostro paese si fa ancora strada producendo dei buoni lavori.
E a questo filone sembra appartenere proprio il film di Roberto Faenza, che ha molte caratteristiche affini a “Meri per sempre” e “Ragazzi fuori” di Marco Risi.
Visionato a Roma, poi, “Alla luce del sole” è anche una prova di come si vedono e giudicano le cose siciliane fuori dalla mia terra: Palermo.
Sotto il profilo strutturale la pellicola appare dualistica: come in alcune scene; come nel titolo - allusivo e contrapposto al buio morale - e persino come la stessa città (in cui la storia è ambientata).
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L’ho visto tre volte, il film, in sala. E’ molto bello, coinvolgente, e verosimilmente ispirato ad un certo neorealismo, che nel nostro paese si fa ancora strada producendo dei buoni lavori.
E a questo filone sembra appartenere proprio il film di Roberto Faenza, che ha molte caratteristiche affini a “Meri per sempre” e “Ragazzi fuori” di Marco Risi.
Visionato a Roma, poi, “Alla luce del sole” è anche una prova di come si vedono e giudicano le cose siciliane fuori dalla mia terra: Palermo.
Sotto il profilo strutturale la pellicola appare dualistica: come in alcune scene; come nel titolo - allusivo e contrapposto al buio morale - e persino come la stessa città (in cui la storia è ambientata).
Ti fa fuggire Palermo.
Per lordura,
d’anima e di corpo.
Ma ti attrae,
irresistibilmente,
col folklore,
col calore della gente.
Basta seguire i primi fotogrammi per comprendere la trama del film, intessuto di mostruosità e di contraddizioni stridenti.
Apre la pellicola un orrendo e illegale combattimento tra cani, le cui immagini sono volutamente crude, quasi a presagire la morte di Pino Puglisi (inteso amichevolmente “3P”): si ammazzano come niente cani e uomini, come se avessero uno statuto ontologico affine o addirittura identico.
Un primo contrasto verte su Padre Pino, amante della cultura (opposta ad una diffusa ignoranza, brodo di coltura mafiosa): il quartiere industriale Brancaccio è anche metafora di quei pezzi di città che preferiscono uno scantinato ad una scuola, che Puglisi vorrebbe legalizzare e che Cosa nostra - grazie all’assenza (o l’indifferente beneplacito ?) delle istituzioni - può usare come deposito di armi ed altri materiali inconfessabili.
Padre Pino che chiede a un bambino del luogo cosa voglia fare da grande: << non lo so >> è la risposta sconsolante, in un’esistenza sconsolata, in un quartiere sconsolato. In questo contesto (del vivere alla giornata) opera proprio padre Puglisi, nel tentativo di superare questo tedium vitae col sapere, coi i veri valori: giustizia e pace, avversati dalla mafia, che vuole povertà e arretratezza, brodo di coltura del suo essere antiStato.
Ma c’è dualità (o, meglio, dualismo) tra la processione religiosa di Puglisi - fino a ieri finanziata e strumentalizzata dalla criminalità -, e il party (dei boss) parallelo, con un’esplosione di mille colori, suoni e divertimento. Due feste contrapposte: quella della Chiesa propone un mix di spiritualità, semplicità e trasparenza, che i fuochi di artificio dei mafiosi intendono coprire con nuovi baccanali.
La bontà e la determinazione di padre Puglisi colpiscono anche un ragazzo portatore del “sentire mafioso” (Pitrè), che - disperatamente schiacciato tra il bene (la parrocchia e il centro sociale “Padre nostro”) e il male (il padre e la sua cricca) si suicida. E’ questo, forse, il clou del film, in cui si nota che “u parrinu” Puglisi sollecita nelle persone l’humanitas di base, senza la quale non c’è spazio per una benché minima redenzione.
Quindi il massacro finale di padre Pino, con il suo “vi aspettavo”, che esprime un martirio (= testimonianza) consapevole e che rappresenta un contraltare positivo ed eroico rispetto al suicidio con la moto; un contrasto stridente tra la serenità d’animo (persino nell’ora estrema !) di Puglisi e la lacerazione interiore del ragazzo (che, confuso, non sa scegliere tra mafia e onestà), nonostante la speranza offertagli dalla chiesa: simbolicamente vuota come il cuore dei mafiosi.
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frenky 90
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mercoledì 2 settembre 2009
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un più che dignitoso ricordo di un eroe
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“Alla luce del sole” è la classica storia di caduti di mafia che non vorremmo mai dover raccontare ma che, inevitabilmente, diventa un grande film. Sarebbe stato difficile gettare alle ortiche la carica di commozione, bontà e riflessione sul valore della lotta sociale che la storia di Don Pino Puglisi porta con sé assieme alla sua memorabile figura. Faenza, autore anche della sceneggiatura, non la spreca realizzando un buon film, seppur liberamente ispirato alla storia vera. Questi lavori, come “I cento passi”, hanno il grande merito di riaccendere la memoria o, addirittura, in alcuni casi, di stimolare la giustizia e costruire l'informazione troppo spesso oscurata per i più disparati motivi.
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“Alla luce del sole” è la classica storia di caduti di mafia che non vorremmo mai dover raccontare ma che, inevitabilmente, diventa un grande film. Sarebbe stato difficile gettare alle ortiche la carica di commozione, bontà e riflessione sul valore della lotta sociale che la storia di Don Pino Puglisi porta con sé assieme alla sua memorabile figura. Faenza, autore anche della sceneggiatura, non la spreca realizzando un buon film, seppur liberamente ispirato alla storia vera. Questi lavori, come “I cento passi”, hanno il grande merito di riaccendere la memoria o, addirittura, in alcuni casi, di stimolare la giustizia e costruire l'informazione troppo spesso oscurata per i più disparati motivi. Zingaretti, nel ruolo di Don Pino, mostra la sua bravura e, soprattutto, riesce a discostarsi dal clichet del commissario Montalbano, tanto scomodo nella percorrenza di un percorso recitativo diverso quanto vivo nell'immaginario collettivo. Il bravo attore romano, si diceva, riesce ad elevarsi su un piano superiore alla macchietta del poliziotto siculo per ovvie esigenze di copione ma sceglie (non si sa se lui o il regista/sceneggiatore) di dare un tono più serio al parroco di Brancaccio, noto dispensatore di sorrisi che nel film vediamo raramente. Emblematica in tal senso è la scena che ricorre all'inizio ed alla fine del film dell'assassinio di Puglisi, resa sulla scena con una forte carica di tensione e paura da parte della vittima che sarebbe più che comprensibile a livello realistico ma che tradisce il racconto della storia, in cui Don Pino sorride ai propri carnefici e dice: “Me lo aspettavo”. Capite da soli perchè la storia di questo piccolo grande eroe sia degna di essere raccontata. E' stata raccontata con dignità.
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paride86
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lunedì 10 agosto 2009
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bello
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"Alla luce del Sole" è sicuramente uno dei migliori film di Roberto Faenza che, pur non riuscendo ad abbandonare del tutto il registro televisivo, si avvale della presenza di un ottimo protagonista (Zingaretti) e del buon cast di contorno per realizzare una pellicola profonda ed intelligente.
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stè
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lunedì 24 marzo 2008
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la parte di suor carolina
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Beh, io l'ho conosciuta è stata la mia maestra alle elementari e quando nel film ho visto l' atrice che l interpretava arrivare con una chitarra sulle spalle mi ha fatto uno strano effetto...perchè lei è così!! E' stata un ottima maestra, una buona amica e dovunque lei vada porta gioia e ricchezza x i ragazzi!! Per quanto riguarda il film, mi ha emozionata e toccata nel profondo...bravi Zingaretti che adoro come uomo e come attore !!
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crazy_deea08
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venerdì 4 gennaio 2008
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ciao....
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ma ke kavolo stai dicendo....il film è stupendo...quindi nn parlà male di sto film...va bene??impara prima a guardare cn altri occhi e poi a impara a cercare a fondo.....ciao...(antipatica)
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crazy_deea08
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venerdì 4 gennaio 2008
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leggi bene prim di giudicare..ciao..
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ma ke kavolo dici il è stato stupendo...mi è picciuto in ke modo viene descritta la mafia...e kome don Pino si sacrifika per farla sparire...e poi nn descrive superficialmente l'anima...per dire cosi...del parroco...quindi nn dire stupidagini...ciao....
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devil1192
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giovedì 12 aprile 2007
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w zingaretti
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Il film "alla luce del sole" è un ottimo film.. E' stato uno dei pochi che mi ha coinvolto con la vicenda e ha fatto sicchè potessi immedisimarmi in ciò che vedevo non solo come osservatore passivo..inoltre zingaretti è 1 figo..
[+] ciao
(di crazy_deea08)
[ - ] ciao
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tonino
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sabato 20 maggio 2006
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bravi faenza e zingaretti e grande don puglisi
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Raramente un film ottiene unanimità di critica e di favori del pubblico. Questo film centra entrambi gli obbiettivi. Sulla trama non c'è nulla da aggiungere, rispetto a quanto è già stato detto. Di quest'opera colpisce la capacità di Roberto Faenza di fornirci il ritratto di un uomo, ispirato dai valori cristiani di solidarietà ed impegno verso i più deboli (i bambini) per sottrarli da un destino già segnato dalla malvagità, contestualmente ad un'opposizione verso la criminalità organizzata, che finirà per colpire in quel tempo Falcone e Borsellino. L'opera è profondamente intrisa di umanità vera, mai didascalica, lacerata in un tratto dal terribile suicidio di un ragazzo, vittima della forte contraddizione tra la paura verso il padre mafioso e l'attrazione verso quel prete forte e schietto, portatore di un messaggio di speranza.
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Raramente un film ottiene unanimità di critica e di favori del pubblico. Questo film centra entrambi gli obbiettivi. Sulla trama non c'è nulla da aggiungere, rispetto a quanto è già stato detto. Di quest'opera colpisce la capacità di Roberto Faenza di fornirci il ritratto di un uomo, ispirato dai valori cristiani di solidarietà ed impegno verso i più deboli (i bambini) per sottrarli da un destino già segnato dalla malvagità, contestualmente ad un'opposizione verso la criminalità organizzata, che finirà per colpire in quel tempo Falcone e Borsellino. L'opera è profondamente intrisa di umanità vera, mai didascalica, lacerata in un tratto dal terribile suicidio di un ragazzo, vittima della forte contraddizione tra la paura verso il padre mafioso e l'attrazione verso quel prete forte e schietto, portatore di un messaggio di speranza. Il film si chiude, ai funerali di Padre Puglisi, con il risultato più bello: un ragazzino, recuperato ad una vita onesta perché ha restituito al prete un'autoradio rubata e gli arnesi da scasso, vede seduto in chiesa Don Puglisi che gli sorride; lui allora, con il volto rigato dalle lacrime, gli fa ciao con la mano. Un film di speranza? Direi piuttosto un film che ci pone l'eterno dilemma se valga la pena di sacrificare anche la propria vita per qualcosa in cui si crede, oppure se non convenga chiudere le tapparelle della finestra o cambiare strada, come avviene durante l'omicidio del parroco.
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