Un bacio appassionato

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Un film di Ken Loach. Con Atta Yaqub, Eva Birthistle, Ahmad Riaz, Shamshad Akhtar, Shabana Bakhsh.
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Titolo originale Ae Fond Kiss. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 103 min. - Gran Bretagna 2004. uscita venerdì 7 gennaio 2005. MYMONETRO Un bacio appassionato * * 1/2 - - valutazione media: 2,76 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Irene Bignardi

La Repubblica

Romeo e Giulietta sulla Clyde, che per chi non lo ricordasse è il fiume che attraversa Glasgow. Romeo e Giulietta alla maniera di Ken Loach, con un finale non alla maniera di Ken Loach. E nel complesso una sorpresa per tutti gli ammiratori di Loach, che non è certo un regista ricordato per delle storie d’amore (d’accordo, ce n’era un po’ in My name is Joe, ce n’era il ricordo in Carla’s Song, ma poco di più). Perché questo è, invece, un vero film d’amore, persino con delle scene di eros.
Ma siccome Loach è Loach, il grande regista dell’Inghilterra e del mondo proletario, il pugnace cultore di un cinema povero e vibrante di realtà, lo scopritore di volti autentici che riesce a calare con estrema naturalezza nelle sue storie dolorose e appassionate ma spesso con pennellate di grande humour, piene di gente normale umiliata e offesa dalla durezza della società, anche il suo nuovo film per parlare d’amore paria di altre cose. Parla di un mondo sempre più globalizzato in cui i confini più forti e dolorosi, le barriere più insuperabili, i limiti più netti sono quelli tracciati per separare non certo le merci, non certo le mode, non certo le ideologie, ma chi non appartiene agli stessi mondi, e che magari si ama. In Un bacio appassionato, il titolo è ispirato a una poesia di Robert Bums, il grande poeta scozzese, capita dunque che i limiti insuperabili siano quelli di una storia d’amore interrazziale, tra il bel pakistano Casim (l’attore si chiama Atta Yacub) e la bella bionda irlandese Roisin (Eva Birthistle).
Avrebbero potuto essere anche più insuperabili, se al posto di lei ci fosse stato lui. In altre parole, se lei fosse stata pakistana e lui britannico. Ma si sarebbe corso il rischio, ha osservato qualcuno, che neanche si potesse trovare l’attrice per un ruolo comprendente, comunque, una parte di eros. Tutto facile allora? Non proprio. Lui è un bravo ragazzo con un diploma in ragioneria (per fare felice il papà) e un lavoro come Dj, con il sogno di avere un giorno una sua «disco>, con una sorellina adolescente provocatoria e indipendente e una fidanzata lontana, scelta dalla sua famiglia. Lei è un’insegnante nella scuola della giovane Tahara, è, teoricamente, cattolica, ma è in realtà laica e divorziata.
Tra i due è amore a prima vista, ma i guai sono subito all’orizzonte. I genitori di Casim sono sul sentiero di guerra perché Tahara vuole andare a studiare giornalismo a Edimburgo, perché Casim deve accettare le regole della tradizione e sposare la sua fidanzata lontana, e perché ci sono dei cani dispettosi che fanno la pipì sulla porta di casa (cosa sgradevole per chiunque, inaccettabile per i musulmani, che considerano il cane un animale sporco)...
Dalla parte di lei le cose non vanno meglio: come quando il prete della sua parrocchia si rifiuta di firmare la dichiarazione richiesta dalla scuola, perché Roisin non vive come una brava ragazza cattolica. Anzi vive proprio nel peccato, e le suggerisce di andare a insegnare in una scuola protestante. Anche tra i due neo innamorati ci sono problemi. Casim non osa dire a Roisin della sua promessa sposa in Pakistan e di tutti i problemi che, a
valanga, il loro amore genera nella sua famiglia. Roisin è turbata dai rischi che corre sul lavoro. I due si prendono e si lasciano. Come finirà?
Un bacio appassionato è un’ulteriore tappa, e quella più «autoriale», di una serie di libri e di film sullo scontro culturale in Inghilterra. Basti pensare a un romanzo diventato poi una ricca serie televisiva, Il Buddha delle periferie, di Hanif Kureishi, che mette in scena un ragazzo diviso tra la cultura britannica della madre e la tradizione pakistana del padre. O My beautiful Laundrette di Stephen Frears, che inserisce nella cornice di un amore omosessuale il problema delle diverse colorazioni ed etnie dei due amanti. O a Mio figlio il fanatico, dove colui che vuole maggiormente aderire al melting pot britannico è il padre, Om Puri, contrastato da un figlio, come dice il titolo, sempre più fanatico e tentato dell’integralismo islamico. O ancora la irriverente commedia East is East, dove un’agitata tribù di ragazzi pakistani si ribella alla tradizione familiare nei modi più dispettosi. O infine Sognando Beckham, dove la «liberazione» di una ragazzina indiana avviene a colpi di pallone. E questo solo per restare alla Gran Bretagna, calderone ai popoli, razze e religioni. Perché basterebbe spostarsi di poco per trovare i problemi di La sposa turca, e il suo tumultuoso matrimonio e amore sullo sfondo della moderna Germania interrazziale ...
La cosa eccezionale è che qui si tratta di una vera storia d’amore, e che a firmarla è un regista «arrabbiato» come Loach, che trasmette attraverso l’amore un messaggio politico e un appello insolitamente ottimistico, per la verità appartenente alla categoria dell’ottimismo della volontà. Paul Lavert), con cui Loach da tern~0 sceneggia i suoi film (My name is Joe e Sweet Sixteen, le prime parti di quella che Loach chiama «la trilogia di Glasgow») dice che l’idea del film gli è venuta dagli eventi dell’11 settembre e da come, in seguito, la comunità musulmana «è stata demonizzata».
Un riflesso di questa demonizzazione si può vedere nelle scene in cui la ribelle sorella di Casim è oggetto di una persecuzione da parte dei compagni per le sue esternazioni di indipendenza. Ma il film parla soprattutto del fatto che, con il passare del tern~0 e con il radicalizzarsi delle passioni politiche, le nuove generazioni si trovano più prigioniere di prima delle tradizioni nazionali e delle eredità culturali, in cui sono risospinte dalla polarizzazione delle posizioni nazionali. E se anche omnia vincit amor, l’amore vince su tutto, come per una volta suggerisce il politico Loach, questa vittoria fa vittime al suo passaggio nelle vite di chi deve sfidare troppo per avere ciò che per altri è naturale. La storia di Romeo e Giulietta a Glasgow può sembrare «solo» una storia d’amore, ma è molto di più.
Da Il Venerdì di Repubblica, 9 gennaio 2004


di Irene Bignardi, 9 gennaio 2004

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