Troy

Il mito di Troia, fortezza inespugnabile; il coraggio di Ettore, eroe, marito e padre esemplare; l’arte e la tecnica guerriera di Achille, invincibile combattente; la colpa e la bellezza di Paride e di Elena; l’astuzia di Ulisse e l’inganno del cavallo; la boria di Agamennone e la dignità di Priamo; fattori che arricchiscono la vicenda e con i quali Omero ha, a suo tempo, ricamato sulla verità storica del fatto; questi elementi nel film di Petersen ci sono, e sono anche esposti in maniera ordinata ed apprezzabile. I canoni hollywoodiani sono qui presenti meno che in altri film del genere (per es. Il Gladiatore) la guerra è infatti combattuta e mostrata nella sua ferocia più attraverso i tormenti emotivi di Achille e di Ettore che non per mezzo di immagini a tutti i costi sanguinolente e questo è un grande merito del film a cui si possono portare tranquillamente i bambini e i ragazzi per far loro conoscere il mito di Troia che probabilmente i moderni programmi scolastici snobberanno come fosse qualcosa di ormai superato. Prendere a metro le battaglie del Signore degli Anelli per giudicare ogni film che di parli guerra e dire di conseguenza che Troy in questo senso è un film scadente è a mio avviso un errore, perché nella trilogia dell’anello un buon 80% del totale delle immagini riguarda scene di battaglia che quindi dovevano per forza di cose essere molto elaborate e alla lunga diventavano monotone e ripetitive, peccando di profondità e spessore nell’analisi psicologica dei personaggi che invece la sceneggiatura di Troy delinea in maniera soddisfacente. Il film si prende alcune libertà sulla vicenda omerica, quali la morte in battaglia di Agamennone l’eccessiva brevità della guerra (che si racconta durò invece circa dieci anni), ma in fondo è pur sempre un film e se si vuole conoscere bene i fatti è meglio andarsi a rileggere l’Iliade. Il volto angelico di Brad Pitt, biondo e perennemente sbarbato, forse non si adatta bene al personaggio di Achille, ma la sua tecnica perfetta nel combattimento, il suo modo impeccabile di interpretare l’abilità magistrale del guerriero mirmidone, mi fanno pensare che questo ruolo non potesse interpretalo, oggi, nessuno meglio di lui; suo pari è Eric Bana altresì grande nel delineare il dramma umano di Ettore, in tal senso forse l’unica vera grande pecca del film è non aver dato la giusta rilevanza al dialogo finale tra Ettore e Andromaca che nelle pagine omeriche ha da sempre commosso per intensità e spessore.