lester burnham
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sabato 13 gennaio 2007
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the greengrass supremacy
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Non so chi attualmente usi la handy-cam meglio di Greengrass. Personalmente non trovavo un regista così interessante dai tempi di Singer (the Usual Suspect).
Regia e montaggio ad eccezionali livelli.
La musica di Powell (X-Men The Last Stand) è di qualità assoluta.
La sceneggiatura (Tony Gilroy, The Devil’s Advocate) funziona. Con finale è in crescendo.
Fotografia e scenografie danno una sensazione di reale tristezza quotidiana alla vita di uomini su cui i governi investono milioni e milioni per fare il lavoro sporco.
È un film sull’importanza della verità più che sulla memoria. Lo dimostra il viaggio a Mosca che non avrebbe senso diversamente. Due frasi di Jason su tutte proprio nel finale.
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Non so chi attualmente usi la handy-cam meglio di Greengrass. Personalmente non trovavo un regista così interessante dai tempi di Singer (the Usual Suspect).
Regia e montaggio ad eccezionali livelli.
La musica di Powell (X-Men The Last Stand) è di qualità assoluta.
La sceneggiatura (Tony Gilroy, The Devil’s Advocate) funziona. Con finale è in crescendo.
Fotografia e scenografie danno una sensazione di reale tristezza quotidiana alla vita di uomini su cui i governi investono milioni e milioni per fare il lavoro sporco.
È un film sull’importanza della verità più che sulla memoria. Lo dimostra il viaggio a Mosca che non avrebbe senso diversamente. Due frasi di Jason su tutte proprio nel finale. Jason si confessa ad una ragazza, orfana di entrambi i genitori proprio a causa sua: “I killed them. I kill them. It was my job. It was my first time …” e “It changes things, that knowledge. Doesn't it? When what you love gets taken from you, you wanna know the truth.”
Uno dei rari casi in cui la seconda parte di una trilogia non è solo un ponte.
Un film robusto e intenso, che insieme allo sfortunato ma splendido Spartan di Mamet, getta uno sguardo sulle realtà di uomini che, dalla fine della Guerra Fredda, non hanno più bandiere che rendano sopportabile a se stessi il loro agire.
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blacky
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venerdì 15 ottobre 2010
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continua la tormentata odissea di bourne
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Jason Bourne (Matt Damon) aveva concluso felicemente il precedente capitolo, facendo la scelta giusta: proteggere ciò che amava, rinunciare al suo passato rimasto ignoto ma sicuramente colmo di terribili episodi. Torna in questa nuova storia dal tono maggiormente drammatico e meno adrenalinico il nostro eroe. Come nel primo film, Bourne riuscirà nella sua vera missione, cioè quella di farci restare incollati alla poltrona bramosi di sapere quando e come finiranno le sue (dis)avventure. Il cambio di regia salta subito all'occhio, cambi di inquadrature più veloci e un colore verde livido dipinge ogni scena di questo secondo capitolo. Lo stesso personaggio di Bourne cambia diventando più cupo e tormentato a causa del passato che torna a colpirlo più violentemente di prima.
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Jason Bourne (Matt Damon) aveva concluso felicemente il precedente capitolo, facendo la scelta giusta: proteggere ciò che amava, rinunciare al suo passato rimasto ignoto ma sicuramente colmo di terribili episodi. Torna in questa nuova storia dal tono maggiormente drammatico e meno adrenalinico il nostro eroe. Come nel primo film, Bourne riuscirà nella sua vera missione, cioè quella di farci restare incollati alla poltrona bramosi di sapere quando e come finiranno le sue (dis)avventure. Il cambio di regia salta subito all'occhio, cambi di inquadrature più veloci e un colore verde livido dipinge ogni scena di questo secondo capitolo. Lo stesso personaggio di Bourne cambia diventando più cupo e tormentato a causa del passato che torna a colpirlo più violentemente di prima. Sarà braccato, senza sosta ovunque andrà ma riuscirà ad uscirne vivo fino ai titoli di coda. Questa volta non aggiungo a parole la mezza stella, poichè gradivo maggiormente la direzione di Liman, la sceneggiatura però rimane scritta dallo stesso Gilroy che scrisse il primo copione insieme ad Herron, per cui non temete non si tratta di un sequel deludente e per rassicurarvi vi garantisco anche qui uno straordinario inseguimento-scontro in auto molto violento in una galleria. Timbro consigliato.
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dragonia
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domenica 26 febbraio 2012
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the action supremacy
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Seguito dell'ottimo The Bourne Identity, che segna il ritorno di Matt Damon nel ruolo dello smemorato Jason Bourne, stavolta costretto a tornare in azione a causa di un complotto di cui è vittima. Cast e troupe restano invariati, ad eccezione della cabina di regia: così, Doug Liman si ritira nel ruolo di produttore e cede il posto a Paul Greengrass, mentre Tony Gilroy resta unico sceneggiatore. Gli effetti di tutto ciò si sentono molto: se il primo episodio aveva un ritmo tutto sommato abbastanza disteso, questo sequel guadagna in ritmo e spettacolarità, offrendoci una carrellata di inseguimenti in auto davvero ben fatti, nonostante l'uso della telecamera a mano rischi di creare un po' di confusione, mentre l'azione si sposta a una velocità vertiginosa dall'India a Berlino, da Napoli a Mosca, in un letale gioco di ombre e misteri, branche segrete del governo e killer russi, delitti avvolti nell'oscuro, doppi e tripli giochi e chi più ne ha più ne metta.
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Seguito dell'ottimo The Bourne Identity, che segna il ritorno di Matt Damon nel ruolo dello smemorato Jason Bourne, stavolta costretto a tornare in azione a causa di un complotto di cui è vittima. Cast e troupe restano invariati, ad eccezione della cabina di regia: così, Doug Liman si ritira nel ruolo di produttore e cede il posto a Paul Greengrass, mentre Tony Gilroy resta unico sceneggiatore. Gli effetti di tutto ciò si sentono molto: se il primo episodio aveva un ritmo tutto sommato abbastanza disteso, questo sequel guadagna in ritmo e spettacolarità, offrendoci una carrellata di inseguimenti in auto davvero ben fatti, nonostante l'uso della telecamera a mano rischi di creare un po' di confusione, mentre l'azione si sposta a una velocità vertiginosa dall'India a Berlino, da Napoli a Mosca, in un letale gioco di ombre e misteri, branche segrete del governo e killer russi, delitti avvolti nell'oscuro, doppi e tripli giochi e chi più ne ha più ne metta. Inoltre, la trama si fa ancora più interessante e contorta rispetto al predecessore, arricchendosi tra l'altro di dialoghi meglio costruiti, costringendo lo spettatore a seguire per filo e per segno ogni secondo di pellicola. Anche per quanto riguarda le interpretazioni si notano delle migliorie: Damon è come un topo nel formaggio, Brian Cox e l'assassino Karl Urban sono ottimi villain, notevole anche la new entry Joan Allen, mentre ci si rattrista per la dipartita di Franka Potente, fidanzata di Bourne. In sintesi: ritmo, azione, sparatorie, scazzottate, spie, fughe e un po' di drammaticità che gli conferisce una marcia in più, The Bourne Supremacy si conferma un'eccellente spy-story, migliore del primo episodio, e lascia in trepida attesa per la conclusione. Cosa chiedere di più a un film così?
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mr cinefilo
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giovedì 19 maggio 2011
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un seguito che supera il l'esordio
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Girato magistralmente con uso quasi ossessivo della handy cam, ma sicuramente azzeccato, the bourne ultimatum ci regala delle scene d'azione che saranno copiate e prese d'esempio negli anni a venire. La trama di per sè non è un granchè, ma la messa in scena è assolutamente maestosa, come il montaggio, la colonna sonora. Molte scene e battute ad effetto.
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tonysamperi
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mercoledì 12 settembre 2012
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il passato ritorna sempre
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Tornano Matt Damon e Brian Cox, si aggiungono Joan Allen ("Face off") e Karl Urban ("Red").
Stessa serie, diversa regia, e si vede. Un uso smodato della Handy-Cam e (ma non sono sicuro) della Steady-Cam, che rende le scene più veloci e taglienti, senza però disturbare la visione del film.
A quanto pare non è bastato spostarsi dall'altra parte del mondo per lasciarsi il passato alle spalle. Nel secondo capitolo Bourne è sempre più tormentato, coi flashback confusi e incubi che ricorrono.
Ma Jason è deciso a dare un taglio alla vita di prima.
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Tornano Matt Damon e Brian Cox, si aggiungono Joan Allen ("Face off") e Karl Urban ("Red").
Stessa serie, diversa regia, e si vede. Un uso smodato della Handy-Cam e (ma non sono sicuro) della Steady-Cam, che rende le scene più veloci e taglienti, senza però disturbare la visione del film.
A quanto pare non è bastato spostarsi dall'altra parte del mondo per lasciarsi il passato alle spalle. Nel secondo capitolo Bourne è sempre più tormentato, coi flashback confusi e incubi che ricorrono.
Ma Jason è deciso a dare un taglio alla vita di prima.
Ward Abbott (Brian Cox) però sceglie di rimetterlo in gioco, cercando di incastrarlo per l'omicidio di due contatti che agivano per conto di Pamela Landy (Joan Allen). Jason Bourne si trasforma nuovamente in bersaglio, ma ne paga le conseguenze Marie. Spinto così dal desiderio di vendetta Jason si sposta dall'India a Napoli, quindi a Berlino, dove ha luogo gran parte della trama. Qui comincia a fare la sua comparsa Nicky (Julia Stiles), che vedremo in un ruolo significativo nel terzo episodio della serie.
Jason dovrà quindi dare la caccia all'assassino di Marie e agli artefici. Ancora una volta non mancano inseguimenti con incidenti spettacolari e scazzottate.
Così risalendo uno alla volta ai responsabili, alla fine trova Abbott.
Gli strapperà una confessione senza ucciderlo, ma mettendolo fuori gioco. Con un nastro che lo incrimina non gli resta che suicidarsi, con la pistola lasciatagli dallo stesso Jason, che sceglie di non sporcarsi le mani con lui.
In definitiva il film non è inferiore al prequel, anzi direi superiore.
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alforbo
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venerdì 31 maggio 2013
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il miglior film di azione degli ultimi vent'anni
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Credo che dopo un ottimo 1° Bourne, nessuno avrebbe immaginato un'escalation del genere: il film ha un ritmo forsennato dall'inizio alla fine, e contiene alcune delle più belle scene d'azione mai viste.
Ma andiamo con ordine. La storia contiene forse qualche buco o forzatura, ma in questo genere di pellicole è la forza emotiva che deve catturare lo spettatore. Matt Damon è all'altezza della precedente, ottima, interpretazione, e così Cooper e la Stiles; la new entry di un'immensa Joan Collins, tuttavia, ed una parte più importante per Brian Cox, rispetto al precedente, portano il cast ad un livello ancora più elevato, per non parlare della credibilità di Karl Urban, mai visto così bravo e nella parte.
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Credo che dopo un ottimo 1° Bourne, nessuno avrebbe immaginato un'escalation del genere: il film ha un ritmo forsennato dall'inizio alla fine, e contiene alcune delle più belle scene d'azione mai viste.
Ma andiamo con ordine. La storia contiene forse qualche buco o forzatura, ma in questo genere di pellicole è la forza emotiva che deve catturare lo spettatore. Matt Damon è all'altezza della precedente, ottima, interpretazione, e così Cooper e la Stiles; la new entry di un'immensa Joan Collins, tuttavia, ed una parte più importante per Brian Cox, rispetto al precedente, portano il cast ad un livello ancora più elevato, per non parlare della credibilità di Karl Urban, mai visto così bravo e nella parte.
L'inseguimento a Mosca è senza ombra di smentita il più credibile, coinvolgente, realistico ed assillante mai visto sullo schermo: da solo vale la visione del film. Ma rispetto al film precedente tutto il ritmo è notevolmente aumentato, se ce n'era bisogno, e la personalità di Bourne diventa molto più evidente, nonostante il lavaggio del cervello subìto, perchè in questo film prende lui l'iniziativa, ed attacca, a differenza del precedente dove subiva.
Inoltre ogni scena non è mai scontata: comincia in un modo e poi prende di colpo un ritmo diverso, spiazzando lo spettatore. Il montaggio è costipato e perfetto, e fornisce al film questo ritmo travolgente, insieme a buoni soluzioni di sceneggiatura, anche se immagino che Greengrass la abbia presa come una traccia, improvvisando e tagliando/cucendo durante il montaggio, ottenendo un risultato davvero notevole.
Il finale a Mosca questa volta è credibile ed è tra le parti migliori (nel primo film sembrava un finale tipico holliwoodiano). Quando tutto sembra finito, poi, c'è un'ultima sorpresa che avvia al capitolo successivo.
Unico neo, forse, l'utilizzo della cartina in un inseguimento di quel genere, assai poco credibile, ma chi lo vede la prima volta ci fa caso solo per un secondo, perchè poi non c'è più spazio per pensare.
Assolutamente da vedere, fissa gli standard per i film a venire talmente in alto da creare non pochi problemi a chi vorrà cimentarsi in questo genere di pellicole. Il successivo "Ultimatum" è di pregevole fattura, ma somiglia troppo a questo, senza raggiungerne le vette di atmosfera e spiazzamento dello spettatore: preso da solo sarebbe un ottimo film, ma The Bourne Supremacy rappresenta secondo me l'apice di sempre in questo genere di film.
Greengrass comunque dimostra cosa vuol dire fare film d'azione, e questo vale anche per il terzo della saga, assolutamente non disprezzabile.
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